FUTURO E LIBERTA’ IN SICILIA SI ALLEA CON MICCICHE’: E QUESTO SAREBBE IL PARTITO DELLA LEGALITA’ E DEI VALORI ETICI?
INCREDIBILE SCELTA DI FLI: ALLEATI DEL FIGLIOCCIO DI DELL’UTRI, DA SEMPRE PILOTATO DA BERLUSCONI NELLA SUA RICONVERSIONE AUTONOMISTA, ACCUSATO DI FARSI PORTARE COCAINA IN PARLAMENTO
Il comunicato ufficiale di Carmelo Briguglio, coordinatore siciliano di Fli
“Gianfranco Miccichè è la persona che con la sua candidatura può interpretare l’area politica e il blocco sociale che si è formato in Sicilia per un progetto comune tra Fli che è forza nazionale e innovativa e i partiti autonomisti e meridionalisti, in particolare Partito dei Siciliani, Grande Sud, ma anche le altre forze del Nuovo Polo della Sicilia. Convocherò di qui a poco il coordinamento regionale del partito perchè si esprima collegialmente e sono certo in modo positivo sulla mia proposta di candidare Gianfranco Miccichè a Palazzo Orleans, dopo il rifluire della candidatura di Musumeci nell’alveo stretto del Pdl”.
Ricordiamo cosa scrivevano i media di Miccichè il 9 agosto 2002
DROGA AL MINISTERO, I VERBALI: “COCAINA CONSEGNATA A MICCICHE’…I CARABINIERI: “NELLE INTERCETTAZIONI SI PARLA DEL VICEMINISTRO”
Poche righe scritte con lo stile burocratico delle carte giudiziarie per dire che la persona alla quale Alessandro Martello aveva consegnato la cocaina al ministero delle Finanze dovrebbe essere il viceministro Gianfranco Miccichè. Lo testimoniano anche le intercettazioni telefoniche.
I carabinieri non hanno dubbi: quel giorno nel palazzo di via XX settembre il collaboratore nella campagna elettorale siciliana di Forza Italia, il “conoscente” (come lo ha sempre e solo definito Miccichè), l’uomo che entrava e usciva senza che nessuno lo fermasse stava portando droga al viceministro.
Ecco le parole dell’informativa consegnata alla procura della Repubblica di Roma: “Circa l’individuazione della persona alla quale Alessandro Martello ha consegnato la cocaina, l’attività informativa posta in essere ha permesso di ipotizzare che questi possa identificarsi verosimilmente in Gianfranco Miccichè, nato il primo aprile del 1954, sottosegretario di Stato all’Economia e finanze. Comunque anche questa volta la consegna è avvenuta all’interno di un edificio e quindi si è stati impossibilitati ad assistere alla cessione”.
Un’ipotesi che secondo gli investigatori sarebbe suffragata da un’intercettazione di un colloquio telefonico tra Luca Antinori e Massimo Galletti, due delle persone arrestate, che “è intercorso subito dopo che quest’ultimo ha consegnato la droga, che Antinori ha poi portato direttamente a Martello”.
Nella conversazione riportata Antinori, facendo riferimento alla consegna fa un riferimento al “viceministro”.
Miccichè, in un’intervista al Tg2, si è difeso attaccando: “Sicuramente all’interno di qualche organo di polizia c’è qualche persona deviata che sta puntando a ottenere risultati diversi da quelli che il suo contratto d’onore con l’Arma gli aveva fatto prendere”.
Nella deposizione spontanea resa di fronte ai magistrati da Miccichè “non c’è stato assolutamente alcun riferimento” all’informativa, precisa lo stesso viceministro.
“La procura, nell’ordinanza di custodia che aveva fatto per le persone implicate non aveva fatto praticamente riferimenti precisi proprio perchè non li riteneva verosimili. Il comportamento della procura -osserva – mi sembra molto corretto”.
Eppure i verbali dei carabinieri raccontano un’altra storia: “La conferma dell’avvenuta vendita di un congruo quantitativo di cocaina (verosimilmente 20 grammi), con il successivo passaggio alla “personalità “, si ha alle ore 22 e 27, dello stesso giorno quando Antinori cerca di contattare Martello che è però irreperibile”.
Antinori cerca Martello per avere notizie sulla riscossione dei soldi della vendita.
Una ricerca spasmodica che è dimostrata anche dal messaggio che Luca Antinori lascia sulla segreteria telefonica di Martello: “Alessà hai superato i limiti. Te li porto a casa e lui te sfonna il c… a te e agli amici tua!!!”
I carabinieri spiegano: “Antinori è evidentemente preoccupato del fatto che, a sua volta, dovrà procedere in tempi ristretti al pagamento della partita di cocaina verso i suoi fornitori, che non ammettono evidentemente ritardi”.
E in un altro messaggio, lasciato sempre sulla segreteria telefonica di Martello, sollecita: “Bisogna dare i soldi a quello che è incazzato!”.
Il giorno successivo, i carabinieri annotano: “Molto probabilmente il pagamento da parte di Martello, nelle mani di Antinori, è avvenuto il giorno dopo…in un bar sito in piazza Campo dè Fiori…”
Nel corso di un’altra conversazione intercettata tra Antinori e Martello del 12 aprile si torna a parlare del “capo” del giovane palermitano. Miccichè ha sempre ribadito che non ci sono rapporti professionali tra lui e Martello. Quest’ultimo risponde: “Non lo so perchè e partito, sta a Palermo (la città di Miccichè ndr), infatti i soldi li ho dovuti mettere io”.
I carabinieri commentano: “Si chiarisce, in tale dialogo, che la droga era destinata al ‘capo’ di Alessandro Martello. Si percepisce altresì che tale superiore in quei giorni si trova a Palermo e che il denaro è stato anticipato, per lui, dallo stesso Martello”.
E ancora: “Il fatto che il giorno 10 aprile 2002 Martello è stato visto entrare all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze senza essere in alcun modo fermato per l’identificazione da parte del personale di servizio preposto, fa dedurre che in quel luogo questi è conosciuto”.
(da “La Repubblica“)
COCAINA AL MINISTERO: C’E’ UNA SUPERTESTIMONE
C’è una supertestimone, una dipendente del ministero dell’Economia che la sera del 10 aprile scorso vide entrare ed uscire dal palazzo di via XX Settembre Alessandro Martello, il “collaboratore” del viceministro Gianfranco Miccichè arrestato – insieme ad altre dieci persone – nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di cocaina.
Una supertestimone che quella sera, tra le 20,25 e le 20,50, si trovava proprio nell’anticamera del viceministro Miccichè, dove vengono “filtrate” e fatte attendere le persone che debbono parlare con “il capo”.
Una supertestimone che è andata via dal suo ufficio soltanto dopo l’uscita di Martello (ripreso davanti al palazzo del ministero dalle telecamere dei carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria di Roma) e poi del viceministro, poco dopo le 21.
Lei, la supertestimone, è sempre l’ultima a lasciare quell’ufficio, mai prima di Miccichè, il quale il giorno dopo quel 10 aprile volò a Palermo per partecipare all’inaugurazione, da parte di Silvio Berlusconi, di un convegno sull’e-government.
La supertestimone che ha visto tutto è stata già interrogata, due volte (dai carabinieri e da ufficiali della Guardia di Finanza) e forse sarà ascoltata per la terza volta.
Che cosa ha riferito di aver visto e sentito la supertestimone? “Ha fornito elementi importanti per l’accusa – dice un investigatore – soprattutto per quanto riguarda il ruolo del ‘collaboratore’ del vice ministro Miccichè, Alessandro Martello”.
Ha visto entrare Martello nell’ufficio del viceministro Miccichè? “No comment” è la risposta all’indiscrezione secondo la quale la supertestimone avrebbe precisato nel secondo interrogatorio alcuni aspetti della deposizione iniziale. Ed è per questo che la donna sarà sentita ancora per chiarire una volta per tutte il dubbio dei carabinieri romani che indagano sulla vicenda e che sono convinti che Martello introdusse al ministero dell’Economia 20 grammi di cocaina “di buona qualità ” pagata quasi il doppio rispetto al prezzo di mercato.
Una somma che, come si evince dalle conversazioni telefoniche tra Martello e Luca Antinori (anche lui arrestato) intercettate dai militari del nucleo di pg di Roma, sarebbe stata anticipata dal “collaboratore” del viceministro.
Com’è noto, Miccichè ha sempre negato di avere incontrato quella sera il suo “collaboratore” (“l’ho conosciuto a Palermo ed era un ‘volontario’ che faceva la campagna elettorale per Forza Italia” aveva dichiarato subito il viceministro subito dopo che era esploso il caso).
Ai magistrati, quando nei giorni scorsi ha reso spontanee dichiarazioni, il viceministro ha aggiunto di non avere mai avuto a che fare con la cocaina.
13 agosto 2002 (da “La Repubblica”)
MICCICHE’ : “MAI FATTO USO DI COCAINA”… MA IN QUESTURA C’ERA GIA’ UN FASCICOLO DOVE LUI STESSO AMMETTEVA DI ESSERE UN CONSUMATORE DI COCA
Negli archivi della sezione antidroga della squadra mobile di Palermo è intestato a lui un fascicolo che risale a quattordici anni fa. Il fascicolo porta il nome di Giovanni (detto Gianfranco) Miccichè, nato a Palermo il primo aprile del 1954.
E porta la data dell’11 gennaio 1988, quando l’attuale viceministro aveva 34 anni ed era già uno dei rampanti di Publitalia.
Quel giorno, nell’ambito di un’inchiesta su un traffico e spaccio di cocaina a Palermo, Gianfranco Miccichè venne fermato ed interrogato perchè sospettato di far parte del gruppo degli spacciatori.
Si difese così: “Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina”. Il consumo personale di droga non è un reato ma comunque il verbale del suo interrogatorio, firmato dal capo della squadra mobile dell’epoca, fu consegnato alla Procura della Repubblica di Palermo, nelle mani dell’ex pm ed attuale senatore della Margherita Giuseppe Ayala. “Non mi ricordo bene di questa vicenda di tanti anni fa – dice adesso Ayala – forse se ne occupò qualche altro mio collega”.
Il 14 aprile del 1988 la squadra mobile arrestò gli spacciatori accusati di aver fornito la cocaina a Miccichè e a alcuni attori della compagnia teatrale di Massimo Ranieri, in quel periodo in tournè a Palermo con la commedia “Rinaldo in campo”.
Gli investigatori diedero credito alla versione di Miccichè e la sua posizione venne archiviata ma il suo nome, in quanto “assuntore di cocaina”, fu segnalato alla Prefettura di Palermo.
Un precedente che Miccichè potrebbe essere costretto a spiegare alla Procura di Roma per evitare di essere indagato per false dichiarazioni al pm. Ai magistrati, che lo hanno ascoltato come testimone nelle scorse settimane, avrebbe detto di non aver mai fatto uso di sostanze stupefacenti.
2 settembre 2002
(da “La Repubblica”)
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