DAVIGO: “PENE TROPPO LEGGERE PER I COLLETTI BIANCHI CHE RUBANO”
“LA CORRUZIONE FA MOLTI PIU’ DANNI DELLA MICROCRIMINALITA'”
“In genere rubano i poveri, ma qui la cosa singolare è che rubano i ricchi”.
I politici, i colletti bianchi, i banchieri, fanno danni esponenzialmente superiori rispetto a un criminale comune, ma le pene che ricevono sono spesso inferiori rispetto alla microcriminalità .
A dirlo, in un’intervista a Maria Latella su Sky Tg24 è il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, che analizza le disparità nella giustizia italiana, rispondendo a una domanda sui processi per i crac bancari.
“Non è vero che tutte le indagini sulle banche sono sempre finite nel nulla – dice il leader dell’Anm – Ci sono due fattori che complicano l’attività della magistratura nei confronti delle banche: in primo luogo di fronte a situazioni di insolvenza di un istituto di credito non sempre questo stato viene dichiarato ed è quindi difficile procedere per reati fallimentari; inoltre è difficile distinguere rapidamente tra chi è uno speculatore che si è scottato le dita, comprando titoli che poi si sono rivelati non paganti, e chi è stato ingannato dal funzionario di banca che lo ha convinto ad effettuare operazioni rischiose” sottolinea Davigo, che esprime vicinanza alle famiglie che hanno pagato il prezzo di tutto questo, come ad esempio i risparmiatori di Popolare Vicenza.
“È comprensibile la rabbia di queste famiglie”, ha detto Davigo, sottolineando che “la criminalità dei colletti bianchi provoca un numero di vittime e di danni incomparabilmente più elevato rispetto alla cosiddetta criminalità predatoria da strada o microcriminalità . Per esempio, nel processo Parmalat, ci sono 45 mila parti civili: per provocare lo stesso numero di soggetti danneggiati, a uno scippatore servirebbero almeno 10 mila giorni. Il problema è che in Italia rubano anche i ricchi. Eppure per decenni l’opinione pubblica è stata aizzata sul problema della microcriminalità e non si è parlato dei veri drammatici problemi di questo Paese”.
Davigo torna sulle polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni sui politici che rubano senza vergogna e parla di un’Italia prima e di un’Italia dopo Mani Pulite. “Il problema è che fino al 1992 quando qualcuno veniva scoperto a fare certi reati, veniva scaricato, fatto dimettere, isolato come mariuolo, la mela marcia nel cestino. Quando è emerso nelle dimensioni sia quantitativamente che qualitativamente quello che era il sistema diffuso di corruzione, la vergogna è sparita — afferma Davigo – la reazione è stata: “E allora?”. Si sono inventati tecniche di neutralizzazione, le giustificazioni che i colpevoli si danno con frasi tipo “rubavo per il partito”.
Invece di prendere le distanze, la classe politica si è dilettata in una serie di legge che rendevano più difficile processi e condanne, come la soppressione del falso in bilancio”.
Il presidente dell’Anm osserva un “etica poco diffusa in Italia” e anche in questo caso fa un esempio. “Io faccio il pendolare fra Milano e Roma e mi colpisce un annuncio che dice: Su questo treno è severamente vietato fumare. Penso che una cosa o è vietata o è permessa, non ha senso dire severamente vietato, al limite sarà severamente punita. Ma in Italia è frequente, perchè se scrivi solo vietato non interessa a nessuno. Poi — prosegue Davigo — non bisogna pensare che tutti i reati sono uguali: non pagare un biglietto del treno è riprovevole, ma non può essere paragonato ai reati commessi per il Mose a Venezia, è bene rimettere le cose in ordine di priorità ”.
Proprio sul Processo Mose e sulle parole del procuratore Nordio che ha ammesso di aver preferito ottenere pene più leggere pur di arrivare a sentenza ed evitare che tutto fosse cancellato dalla prescrizione, Davigo è netto: “Con questo sistema di prescrizione irragionevole, che fa girare a vuoto la macchina della giustizia e che solo la Grecia ha come noi, forse meglio patteggiare, perchè piuttosto che niente meglio piuttosto. Tuttavia — prosegue il magistrato — si prova un certo disagio confrontando le pene. Se lo scippatore prende un anno di reclusione e chi ha rubato a centinaia di migliaia di persone prende pochi mesi qualcosa stride. Tra l’altro questi ultimi hanno giurato fedeltà alla Repubblica, lo scippatore no”.
Davigo parla poi della crisi della giustizia italiana.
Una crisi di organico duplice: “quella dei magistrati, ne mancano moltissimi, con un organico scoperto di mille unità , ed è stata abbattuta l’età pensionabile e questo ha aggravato la situazione.
E quella dell’organico del personale amministrativo: mancano 9 mila cancellieri, quelli che sono rimasti sono anziani. C’è uno scoperto di oltre il 50%, mi domando quale azienda possa funzionare con metà del personale, figuriamoci un ufficio pubblico”.
Davigo si è tuttavia detto “molto soddisfatto” dall’incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “dice che assumerà mille cancellieri, è un’inversione di tendenza”
(da “Huffingtonpost”)
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