DECRETO LIBERALIZZAZIONI: LO STATO PAGA I FORNITORI E TASSE PIU’ ALTE SUI REDDITI DA CAPITALE
LA NOVITA’ DELL’ULTIMA ORA E’ IL PAGAMENTO DI 5,7 MILIARDI DI EURO AI CREDITORI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E L’IMPOSTA DEL 20% PER I REDDITI DI NATURA FINANZIARIA
Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti dei fornitori per un totale di 5,7 miliardi: è questa la principale novità contenuta nel testo finale del decreto per le liberalizzazioni che, trasmesso per le vie brevi ad alcuni senatori, e che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dopo la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
I circa 6 miliardi di pagamenti della Pubblica amministrazione ai creditori sbloccati con il decreto liberalizzazioni “sono una cifra limitata”, rispetto all’enorme ammontare dello scaduto, “ma si tratta pur sempre di 11mila miliardi di vecchie lire” ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, intervenendo a Ballarò.
Nel decreto, per i redditi da capitale ed i redditi di diversa natura finaziaria è prevista un’aliquota del 20 per cento.
Più alta, quindi, di quanto previsto l’estate scorsa in un provvedimento del governo Berlusconi.
Per il resto i 97 articoli confermano in gran parte le indiscrezioni circolate il giorno del varo da parte del Consiglio dei ministri, dalle norme sui taxi a quelle sulle farmacie (con mini ritocchi), da quelle sui notai alla possibilità di creare Srl da parte di giovani con un solo euro, dal gas alla Rc Auto.
La vera novità è rappresentata dalle misure per accelerare il pagamento dei crediti commerciali vantati da parte delle imprese nei confronti della amministrazioni statali.
L’articolo utilizza tre diverse forme di finanziamento per complessivi 5,7 miliardi.
2,7 miliardi saranno messi a disposizione riutilizzando i fondi speciali derivanti dai residui passivi; 1 miliardo, recuperato riallocando alcune poste contabili, servirà ad estinguere i crediti relativi ai consumi intermedi; 2 miliardi saranno pagati tramite titoli di Stato e l’assegnazione di tali obbligazioni statali non sarà computata nei limiti delle emissioni nette dei titoli di Stato indicata nella legge di bilancio.
Tra le novità introdotte ci sono due articoli relativi alla filiera agroalimentare, le norme consentono l’attivazione di un volume di investimenti nel settore Food e No-Food quantificabili – spiega la relazione tecnica – in 250-300 milioni di euro, l’intervento – viene spiegato – assume carattere di urgenza in considerazione della fase di crisi economica e dell’esigenza di rilancio degli investimenti che, in particolare, il comparto attende da oltre tre anni.
Ma questa norma viene accompagnata anche da una disciplina sulle “relazioni commerciali in materia di cessioni di prodotti agricoli e agroalimentari” che servono a limitare pratiche commerciali sleali che, vista la crisi, rischierebbero di ampliarsi nei prossimi mesi.
Tra le altre novità un articolo prevede l’applicazione della deducibilità degli interessi passivi per le società , a prevalente capitale pubblico, che forniscono acqua, energia, teleriscaldamento e servizi di smaltimento e depurazione. Alcune modifiche di dettaglio vengono introdotte anche per la tassazione delle rendite finanziarie con l’aliquota unica prevedendo la soppressione dell’esclusione della tassa del 20% sui redditi di capitale e sui redditi differenti di natura finanziaria (la norma ha valore interpretativo) ma anche l’applicazione dell’aliquota del 12,5% sui pronti contro termine su titoli pubblici emessi da Stati esteri e dell’11% sui fondi pensione Ue (per rispondere ad una procedura di infrazione comunitaria).
Nel testo vengono fissate con dettaglio anche le norme sull’autotrasporto e rispetto all’ultimo testo vengono introdotte alcune novità che sembrano confermare la volontà di sterilizzare l’effetto degli aumenti dei carburanti per il settore.
La modifica – spiega la relazione tecnica – si è resa opportuna per equiparare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei ma anche per limitare l’esposizione finanziaria che gli aumenti delle accise comportano in attesa del rimborso, che è oggi annuale e diventerà trimestrale. Nella relazione tecnica infatti il governo riconosce che “i recenti aumenti delle accise sul gasolio per autotrazione stanno mettendo a dura prova la tenuta del comparto, che ha già dovuto sopportare ulteriori rincari di altre voci di spesa come assicurazioni e manutenzione dei veicoli, in un contesto economico che è tuttora al di sotto dei livelli antecedenti alla crisi”.
(da “La Repubblica“)
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