DEL DEBBIO A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE: RINVIATO A GIUDIZIO DOPO LA DENUNCIA DEL LEGALE DELL’ARCI
IN UNO DEI SUOI “EQUILIBRATI” SERVIZI, AVEVA DIFFUSO LA NOTIZIA DI “PROSTITUTE E ALCOL AI MIGRANTI GESTITI DALL’ARCI”, ACCUSA INFONDATA… E NON AVEVA PERMESSO CONTRADDITTORIO IN STUDIO
«Gli italiani hanno pagato per mesi prostitute, gioco e alcol ai migranti». Era questo il tweet con cui Matteo Salvini, allora leader della Lega, rilanciò sui social network, in tempo reale, la puntata di Quinta Colonna dove partecipava come ospite in studio.
E dove si parlava del servizio di accoglienza dei rifugiati coordinato dall’Arci. Era il 9 gennaio del 2017 quando l’associazione grossetana fu tirata in ballo durante la trasmissione andata in onda su Rete 4
A raccontare queste cose c’erano i titolari della struttura ricettiva “La Meridiana” di Roccalbegna, dove erano stati sistemati gli immigrati arrivati dalla Nigeria.
Quelli che, a loro dire, avrebbero rubato, non sarebbero stati seguiti nè da operatori e nemmeno da uno psicologo, avrebbero portato alcolici nella struttura e anche una prostituta.
Il tutto in tv, su Rete 4. Il presidente dell’Arci Christian Sensi, assistito dall’avvocato Francesca Carnicelli, qualche giorno dopo presentò querela contro la trasmissione e la Procura di Grosseto chiese il rinvio a giudizio per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Enrico Maria Santoro, 48 anni, titolare della struttura di Roccalbegna, del giornalista Paolo Del Debbio, conduttore della trasmissione e del suo inviato Valerio Minelli.
Ieri a Monza, si è svolta l’udienza preliminare: Santoro, (assistito dall’avvocato Mauro Ricci), Del Debbio e Minelli (entrambi difesi dall’avvocato Salvatore Pino del foro di Milano) sono stati rinviati a giudizio dal giudice Silvia Pansini. Tramite l’avvocato Francesca Carnicelli è stata presentata e accolta la richiesta di costituzione di parte civile per Sensi e per l’Arci.
Le accuse mosse a Sensi e all’Arci andarono in onda, senza alcun contraddittorio, durante la puntata di Quarta colonna. Il presidente dell’associazione seppe quello che stava succedendo soltanto perchè aveva acceso la tv.
Nessuno lo aveva chiamato, nessuno gli aveva chiesto di dare alcuna spiegazione rispetto alle accuse che gli erano state mosse.
«Accuse per altro del tutto infondate — dice Christian Sensi — Questa per me e per l’Arci è stata una vicenda davvero dolorosa. Oggi sono contento della decisione del giudice anche perchè la gogna mediatica che ha dovuto subire l’associazione che rappresentavo ma anche io personalmente, è stata davvero pesante. Non è mai stato trovato alcun riscontro a quello che era stato raccontato in trasmissione, quando siamo stati accusati di rubare soldi che erano destinati all’accoglienza o quando hanno detto che noi non gestivamo il centro seguendo le linee guida della Prefettura. Ora della questione se ne occuperà il giudice, io posso solo ribadire la mia fiducia nella giustizia».
(da agenzie)
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