DEMOCRISTIANI SI NASCE: INCONTRO CON LETTA, ORA RENZI NON HA PIU’ FRETTA, DELLE RIFORME SI PARLERA’ DOPO LE FERIE
NESSUNA OBIEZIONE SULLA LEGGE DI STABILITA’, SULLA RIFORMA ELETTORALE E SULLE “COSE URGENTI DA FARE” SE NE PARLERA’ A GENNAIO
Passo veloce, codazzo di cronisti e cameramen, al seguito anche i fedelissimi Dario Nardella e Francesco Bonifazi.
Matteo Renzi ha appena terminato la sua prima conferenza stampa da segretario del Pd al Nazareno: si affretta per le vie del centro, pochi passi per andare ad un incontro importante. Anzi: ‘l’incontro’.
A Palazzo Chigi da Enrico Letta, ansioso di firmare il patto di governo con il nuovo leader del Pd.
Il premier rassicura il sindaco sulla legge elettorale: si lavora su una prospettiva bipolarista, nessuna tentazione proporzionale dopo la sentenza anti Porcellum della Consulta.
E da parte sua il segretario Dem si predispone alla verifica di maggioranza a gennaio: il ‘patto alla tedesca’ che aveva chiesto prima delle primarie, fondato su obiettivi concreti — legge elettorale e riforme, costi della politica, misure per il lavoro — che sembrava così urgente ora puo’ attendere un mesetto dei due dichiarati necessari per spoccare il volo.
Appena varcato l’ingresso di Palazzo Chigi, rigorosamente quello sul retro, Renzi si predispone a quello che sarà un confronto “piacevole, a tratti mieloso”, dicono i fedelissimi del premier.
Via gli scenari da guerriglia anti-governativa evocati prima dei gazebo, accantonato il cronometro con cui il segretario del Pd si prefigge di segnare il tempo per le riforme. “Abbiamo avuto un incontro lungo, positivo e fruttuoso che conferma il nostro comune impegno. Lavoreremo bene insieme”, certifica una nota democristiana congiunta diffusa alla fine di un’ora di amabile chiacchierata.
Sorrisi e foto ricordo diffusa subito su twitter (idea dello staff di Letta).
Il resto è cronaca di un match che non è ancora entrato nel vivo, una partita vinta a tavolino dal governo a due giorni dal voto di fiducia che incasserà in Parlamento mercoledì, a suggello della nuova maggioranza nata con la scissione degli alfaniani da Berlusconi.
Del resto, Renzi lo aveva lasciato capire già in conferenza stampa al partito, ormai la manovra è impostata, nessuna battaglia in Parlamento.
I lettiani sono convinti che l’asse di ferro tra Grillo e Berlusconi, entrambi scatenati nelle accuse al governo nonchè a Giorgio Napolitano, abbia ristretto i margini di manovra di Renzi.
“E poi come fa un segretario del Pd appena eletto a stringere un accordo con Berlusconi, fosse anche solo per la legge elettorale?”, si chiede fiduciosa una fonte vicina al premier.
Risposta: “Non se lo può permettere”.
Un quadro che ha portato il neoeletto segretario a non insistere per un esame ad horas sulla legge elettorale, malgrado i propositi della vigilia.
Si punta alla verifica di gennaio, quando verrà messo a fuoco il dibattito sul sistema di voto su uno schema bipolarista, ha assicurato Letta, convinto che la prospettiva convenga anche all’alleato Angelino Alfano, interessato a costruire “un partito grande di centrodestra e non l’ennesimo partitino…”, spiegano fonti vicine al governo. Quanto ai tempi, l’idea è di approvare la legge, almeno in prima lettura, entro la primavera, prima delle europee, cioè in campagna elettorale, momento in cui tutti gli attori in campo avranno interesse a posizionarsi su una visione ‘anti-inciucista’, anti Prima Repubblica, anti proporzionale.
E’ questo il succo dell’intesa siglata a Palazzo Chigi, all’indomani delle attesissime primarie del Pd.
Ma è un patto da pericolo scampato, perchè c’è ancora la nebbia sul governo.
Da dipanare a colpi di “cose fatte: non perdiamo tempo”, dice a parole Renzi, che però non può più minacciare le elezioni anticipate senza riforma elettorale: dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, si andrebbe a votare col proporzionale e sarebbe la fine del suo sogno di governo.
(da “Huffingtonpost“)
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