DI MAIO DISPERATO: “SALVINI HA ANCORA 24 ORE PER ROMPERE CON BERLUSCONI”
MA TEME CHE L’INCARICO A FICO SCONGELI IL PD
Nessun terzo nome. Meno che mai l’incarico pieno al leghista Giancarlo Giorgetti, tesi che circolava ieri veicolata dalla Lega, dando per fatto l’accordo con il M5S, più che altro per sedare l’imbizzarrito alleato Silvio Berlusconi.
Falso. Non c’è alcun accordo chiuso.
Perchè Matteo Salvini ancora non ha strappato con Forza Italia, e continua a ritenersi leader dell’intero centrodestra, ma anche perchè in cambio Di Maio non mollerà la premiership.
E dunque siamo dove eravamo rimasti, prima che lo show dell’ex Cavaliere e la sentenza sulla trattativa Stato-mafia donassero un po’ di colore alle trattative ormai esangui degli ultimi giorni.
Salvini ancora non divorzia da Berlusconi e non lo fa se prima non avrà la certezza che Di Maio lascerà la poltrona da premier.
Un auspicio vano, a sentire l’entourage del leader grillino che questa mattina girerà la clessidra per le ultime 24 ore: «Salvini ha tempo fino a lunedì mattina». Inutili i tentativi di guardare al Colle, in cerca di segnali di disponibilità : «Salvini non ha capito che con il fallimento del mandato della Casellati il centrodestra è un capitolo chiuso e lui non avrà un incarico».
Per favorire un’accelerazione, ieri Di Maio ha annunciato che il lavoro di sintesi affidato al professor Giacinto della Cananea per trovare punti di contatto tra il programma del M5S e quelli di Pd e Lega è ormai concluso.
C’è da giurarsi che nelle prossime ore il risultato sarà un’arma in più in mano a leader del M5S per convincere il leghista che è il destino a legarli.
Il passo che Di Maio gli chiede di fare entro stasera o domattina è banale nella sua ovvietà : proporre un governo solo tra Lega ed M5S. Ma deve farlo prima che il presidente Sergio Mattarella inauguri il mandato esplorativo a Roberto Fico, il cui annuncio è previsto per domani.
«Siamo agli sgoccioli… non farmi fare il governo con il Pd» è stato il senso del messaggio inviato al leghista.
Il fattore Fico potrebbe stravolgere schemi ed equilibri, anche se ai vertici dei 5 Stelle danno per certo che il presidente della Camera si comporterà in maniera «impeccabile», gestirà in modo molto e istituzionale l’incarico, «a differenza – sostiene Di Maio con il suo staff – di quello che ha fatto Casellati, che in ogni modo ha provato a venderci Berlusconi».
Tranquillità massima, insomma, sulla fedeltà di Fico: «Ha sempre voluto fare il presidente della Camera, non ha mai pensato di ambire alla premiership». Vero. Ma quell’insistere, ieri al Salone del Mobile di Milano, sull’«imparzialità » del suo eterno avversario, «figura di garanzia» senza macchia, agli occhi di molti dentro il M5S, ha svelato i timori di Di Maio.
Non tanto sulla possibilità che il mandato esplorativo si trasformi in un incarico che falcerà le speranze del capo politico di diventare premier, quanto sulla breccia che si aprirebbe attraverso Fico per scongelare il Pd. Lo scenario da incubo che si prospetta a Di Maio, in caso di fallimento con la Lega, è un governo con i dem, dove il M5S potrebbe sentirsi commissariato, e dove è tutt’altro che scontato che il leader grillino possa sedersi a Palazzo Chigi da presidente del Consiglio.
Anche perchè, Di Maio ne è consapevole, dentro il Movimento c’è chi non aspetta altro e al momento giusto, quando di nuovo i negoziati si saranno incagliati sul suo veto riguardo al premier, romperà il silenzio di questi giorni per chiedere a Di Maio un sacrificio.
Nel gruppo parlamentare c’è chi non nasconde le simpatie per il Pd, e tra questi c’è chi ha sempre tifato Fico, anche nella quasi impossibile speranza che sia lui la guida del governo.
La verifica del numero uno di Montecitorio, comunque, sarà più larga e non avrà i perimetri ristretti dentro i quali si è dovuta barcamenare Casellati.
Segno che, se Mattarella lascerà fare, per Di Maio non tutto sarà perduto con Salvini. A una condizione, «che Matteo non parli più a nome del centrodestra, ma della Lega» .
(da “La Stampa”)
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