DI MAIO FACCIA A FACCIA CON LA RABBIA DI TARANTO
“QUEL 50% NON LO RIVEDRETE PIU’”… E LA MADRE DI UN BAMBINO MORTO DI CANCRO SI RIUFIUTA DI STRINGERGLI LA MANO
“Stiamo facendo la passerella elettorale? Non mi offendo, anch’io lo dicevo ai politici. Ma non si può pensare che il governo possa risolvere in otto mesi tutto quello che state vivendo”.
Luigi Di Maio sembra un pugile suonato dopo quasi tre ore di incontro con le reti di cittadini e ambientalisti di Taranto nella sede della prefettura.
Ma tiene botta: vuole recuperare un filo di interlocuzione con questa città delusa dal M5s che aveva promesso di chiudere l’Ilva.
E allora, il vicepremier pentastellato, accompagnato dai ministri 5s Sergio Costa, Giulia Grillo, Barbara Lezzi e Alberto Bonisoli, si mette di buzzo buono.
Anche se in quelle tre ore di riunione in prefettura, offerta alla visione di tutti in diretta streaming sulla pagina Facebook di Di Maio, i rappresentanti dei comitati tarantini gli dicono le cose peggiori: sono qui per sfogare la loro rabbia, delusione e promettere il loro ‘mai più fiducia in voi’.
Ed escono dalla riunione insoddisfatti: “Ci ha ridato appuntamento al 24 giugno, ma tanto per allora il governo sarà caduto”, ci dice a fine riunione Massimo Battista, uno dei due consiglieri comunali che si sono dimessi dal Movimento proprio per la questione Ilva, il mostro dell’acciaio che continua a inquinare con gli altri stabilimenti dell’area industriale vicinissima alla città .
L’incontro sembra un vero e proprio ‘stream of consciousness’, un flusso di coscienza senza freni perchè a questo punto nessuno ha niente da perdere.
Da un lato, i rappresentanti dei comitati che si sentono traditi.
Dall’altro, Di Maio che vede i sondaggi calare e che ora prova il tutto per tutto per recuperare. E’ un incontro vero, per molti ultimativo.
Alessandro Marescotti, professore e presidente dell’associazione ambientalista Peacelink, una vita dedicata a questi temi, contesta Di Maio anche nella conferenza stampa che segue l’incontro con i comitati. “Sta dicendo una bugia! – irrompe mentre il vicepremier parla dell’abolizione dell’immunità penale per i vertici dell’Ilva sui reati ambientali – Ora abbiamo letto il testo del decreto crescita e non dice questo!”.
Di Maio svicola. “Allora abbia il coraggio di leggere il testo! La norma sull’immunità non c’è!”.
Di Maio imbarazzato non lo incalza, chiude il discorso.
Ma dopo la conferenza stampa Marescotti è ancora lì a mostrare ai giornalisti l’articolo del dl crescita in questione, non ancora pubblico, “me l’hanno mandato — dice – l’abrogazione dell’immunità non c’è”.
Con le associazioni la trasferta di Di Maio non è andata bene. C’è chi abbandona la riunione. C
ome Carla Lucarelli, madre del 15enne Giorgio Di Ponzio, tarantino, morto a gennaio scorso per tumore. Se ne va, dopo aver ricordato a Di Maio “quando, a giugno, ricevendo al Mise le varie associazioni, si commosse ascoltando il racconto di Mauro Zaratta che aveva perso alcuni anni prima il figlio Lollo, piccolissimo, a causa di un tumore. Ebbene, da allora che e’ successo? Che sono morti altri bambini, compreso il mio”.
Carla se ne va: si rifiuta anche di stringere la mano a Di Maio. Abbandona la riunione anche Luca Contrario, contrario di nome e di fatto. “Non possiamo essere comparse di una commedia elettorale mal
progettata. Vi lasciamo soli con le vostre bugie. Ecco il nostro documento”, dice il rappresentante di Giustizia per Taranto e se ne va.
Ed è durissimo Michele Riondino, attore protagonista della serie tv ‘Il giovane Montalbano’, tarantino doc, qui in veste di attivista del ‘Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’, realtà che da diversi anni organizza il concerto del primo maggio a Taranto, evento musicale e di rivendicazione politica. “Si continua a parlare solo di lavoro e risarcimenti, nel frattempo la fabbrica continua a produrre: scomparsa la parola chiusura”, ci dice a fine riunione, mentre imbocca l’uscita di uno dei maestosi corridoi della sede della prefettura di Taranto.
Dentro, non ha usato mezzi termini: “Io vi ho votato! Ci dicevate che le vostre parole d’ordine erano le nostre. Eppure abbiamo visto sparire dal contratto di governo la chiusura delle fonti inquinanti. Ora dite che volete aprire alle liste civiche di associazioni: le consiglio di non farlo, questa collaborazione ha portato al 50 per cento dei voti a Taranto alle politiche dell’anno scorso, ma non li rivedrete più. Non è iattura la mia, è un dato di fatto, un dato politico. Non credo che questo tavolo possa risolvere la questione, siamo guarda caso sotto elezioni… non siete molto diversi dagli altri”.
E’ il de profundis di un rapporto politico che prima c’era.
Di Maio e gli altri ministri sembrano 5 ‘imputati’ alla sbarra di un processo che i portavoce di tantissime associazioni ambientaliste e per la salute dei cittadini non si sono lasciati scappare.
Aspettavano Di Maio da tempo. Lo aspettava al varco l’ex M5s Battista: “Luigi, ti do del tu, ci conosciamo…”, il tono è volutamente ‘finto amichevole. “Voglio sapere cosa è successo da quell’incontro che abbiamo avuto al Mise nel giugno scorso in cui abbiamo parlato di chiusura dell’Ilva? Ora vieni a Taranto a dire che non hai mai voluto chiudere la fabbrica!”.
Marescotti sbotta con il ministro Grillo: “Dal 2010 al 2017 c’è un aumento di 78 morti in più ogni anno nei tre quartieri più vicini all’area industriale. Chiedo alla ministra: vi siete occupati di questo?”.
Ci sono le pediatre dell’associazione ‘Medici per l’ambiente’, c’è la presidente dell’Isde (International society of doctors for the environment) di Taranto, Mariagrazia Serra, che racconta come stanno mettendo insieme i dati sui tumori dei bimbi che crescono nei quartieri vicini alle industrie.
C’è la dottoressa Annamaria Moschetti dell’Isde di Massafra che parla dei livelli allarmanti di diossina nel latte materno delle donne di Taranto.
C’è l’attivista Monica Altamura, ex portavoce del M5s: “Abbiamo vista strappata la prima stella del Movimento cinquestelle: l’ambiente”. Con lei Di Maio non si trattiene, la interrompe: “Veramente era l’acqua…”. “No — insiste lei — è l’ambienta la cosa che sta più a cuore a Taranto. L’abbiamo invitata da tempo: si presenta solo ora a un mese dalle europee. Meglio tardi che mai, ma vogliamo scadenze”.
Il rappresentante del Wwf di Taranto sentenzia: “Non abbiamo alcuna fiducia nel governo che ha tradito i cittadini: sia chi l’ha votato e sia chi semplicemente tiene alla città . Avete avuto la la possibilità di fermare le fonti inquinanti e avete scelto di proseguire con la produzione dell’acciaio, senza miglioramenti della produzione…”.
Di Maio aspetta la fine del giro di tavolo per rispondere. Si difende a mani nude.
Dice che “il contratto con gli acquirenti ArcelorMittal l’aveva firmato già il mio predecessore Calenda, questa è stata la ‘variabile impazzita’, noi l’abbiamo scoperto tra le poltiche e l’insediamento del governo. Se l’avessimo annullato, loro potevano ricorrere al Tar e prendersi l’Ilva con i 3mila licenziamenti. Cioè senza trattativa. Invece la trattativa l’abbiamo fatta e non ci sono stati esuberi…”. Torna sull’immunità , parla di nuove tecnologie per inquinare meno,promette la ‘Vias’, Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, “la possono fare i ministri Grillo e Costa con atto amministrativo”. Praticamente la promessa di “riconversione” cancella la parola chiusura dell’Ilva, vecchio slogan di campagna elettorale.
Di Maio chiede “scusa” per i tempi lunghi, “il governo ha fatto tutto il possibile nelle peggiori condizioni possibili: possiamo non essere d’accordo e rimarremo in disaccordo ma vi prego rivediamoci il 24”. E se il governo sarà caduto? Mai, giura lui nonostante il rapporto che sembrerebbe incrinato con Matteo Salvini: “Non vogliamo far cadere il governo, abbiamo tante cose da fare tra cui tornare a Taranto”.
(da “Huffingtonpost”)
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