DICIOTTO ANNI DI DEPISTAGGI: “SI STANNO APRENDO SQUARCI DI VERITA” SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO
LA VERSIONE DEL PENTITO SCARANTINO STA CROLLANDO, QUELLA DI SPATUZZA TROVA RISCONTRI, MA GLI VIENE NEGATA LA PROTEZIONE… BORSELLINO SI OPPONEVA ALLA TRATTATIVA TRA STATO E MAFIA: PER QUESTO E’ STATO ELIMINATO?…CHE CI FACEVA UN UOMO DEL SISDE NEL GARAGE IN CUI SI STAVA PREPARANDO L’ATTENTATO A BORSELLINO?
I magistrati di Caltanissetta non hanno dubbi: nonostante i depistaggi, le amnesie istituzionali, le false prove e i falsi pentiti, la verità sulla strage di via D’Amelio è vicina.
I magistrati Nico Gozzo e Sergio Lari sono stati ascoltati ieri dalla Commissione nazionale Antimafia e l’audizione è stata secretata.
Secondo il finiano Fabio Granata non è esatto dire che i magistrati abbiamo sostenuto di “essere a un passo dalla verità “, come riportato da alcune agenzie, ma esattamente che “si stanno aprendo squarci di verità “.
Non un terremoto a breve,quindi, ma prove, riscontri, testimonianze che porteranno a riscrivere una delle pagine più oscure della storia della nostra Repubblica, fino a sostenere che “la politica potrebbe non reggerne il peso”.
Di “clamorose sviste investigative”, costate 11 ergastoli a imputati probabilmente innocenti, ha parlato ieri il magistrato Lari che ha chiesto alla Procura la revisione del processo.
La testimonianza circostanziata di Gaspare Spatuzza ha mandato in frantumi tre processo e ha smontato la ricostruzione del pentito Vincenzo Scarantino, autore del depistaggio.
Ma al pentito Spatuzza è stata”stranamente” negata l’ammissione al programma di protezione, solo perchè avrebbe fatto rivelazioni oltre i 18 mesi concessi dalla legge.
Spatuzza aveva avuto il merito di rovesciare le dichiarazioni di Scarantino che aveva sostenuto di aver rubato lui l’auto poi utilizzata per l’attentato a Borsellino, tesi ora definita “assolutamente infondata”.
Le dichiarazioni di Spatuzza sono precise e ricche di riscontri e stanno completamente ridisegnando gli scenari delle stragi.
Dalle carte investigative di allora emerge che a Scarantino furono attribuite dichiarazioni che non aveva mai fatto o che aveva fatto in forma diversa. Qual’era l’obiettivo di questo depistaggio?
Chi si voleva coprire?
Come è stato possibile chiudere rapidamente un’inchiesta basata su elementi investigativi inventati di sana pianta?
Spatuzza sostiene di aver visto nel garage in cui si stava preparando l’autobomba di via D’Amelio l’ex funzionario del Sisde Lorenzo Narracci: a che titolo era lì?
La presenza di uomini dei servizi introduce un altro elemento che collega il depistaggio con la trattativa avviata dallo Stato con Cosa Nostra, attraverso la mediazione di Vito Ciancimino, personaggio che frequentava sia Bernardo Provenzano che il capo dei Ros, il gen. Mario Mori.
Borsellino aveva intuito che era in atto una trattativa tra Stato e mafia e si era opposto in modo intransigente: per questo sarebbe stata organizzata la sua eliminazione, dopo l’uccisione di Giovanni Falcone.
Ormai rappresentava non solo un ostacolo, ma probabilmente un pericolo.
Vi è poi un altro aspetto: dato che Spatuzza aveva tirato in ballo Dell’Utri e Berlusconi, il governo tende automaticamente a screditarlo e isolarlo.
Il finiano Fabio Granata, vicepresidente della Commissione antimafia, ritiene che la versione del pentito “sia solida e credibile”, nonchè ricca di riscontri.
La verità sulla srage di via D’Amelio deve ancora essere scritta, ma almeno sappiamo che quella propinataci per 18 anni è stata un vergognoso depistaggio dei servizi.
Che quanto poi siano “deviati” e quanto invece perfettamente rispondenti e funzionali agli imput del potere politico è tutto da dimostrare.
Fino al punto di eliminare, d’intesa con la mafia, un giudice onesto e intransigente come Paolo Borsellino?
Speriamo di saperlo presto.
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