DIETRO AGLI ATTACCHI AI CRISTIANI A GAZA CI SAREBBERO GRUPPI DI COLONI ISRAELIANI DI ESTREMA DESTRA CHE AGISCONO IN MODO AUTONOMO E SPESSO RIMANGONO IMPUNITI
PIETRO PAROLIN: “BISOGNA VEDERE SE E’ STATO UN ERRORE. I CRISTIANI SONO UN ELEMENTO DI MODERAZIONE NEI RAPPORTI TRA PALESTINESI ED EBREI”… I SOLDATI DELLO STATO EBRAICO CONTINUANO AD AMMAZZARE POVERI DISPERATI IN FILA PER I SACCHI DI AIUTI ALIMENTARI: IERI UCCISE ALMENO 32 PERSONE E OLTRE 100 FERITI
E se il proiettile sparato dal carro armato israeliano contro la chiesa cattolica di Gaza due giorni fa non fosse un errore? Il quesito lo solleva direttamente il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, Legittimo «dubitare» che il raid alla sacra Famiglia non sia stato voluto, come invece si giustifica Israele. Ed è un dubbio più che lecito, specie se si tiene conto delle forze estremiste messianiche che compongono oggi il governo Netanyahu e il contesto delle dinamiche terrificanti dei massacri di civili palestinesi che da 21 mesi insanguinano Gaza. E la strage continua: ieri ancora un centinaio di morti nella Striscia.
Parolin spiega che la Santa Sede considera «positiva» la telefonata dal premier Netanyahu a papa Leone: dunque ci si aspetta una spiegazione più chiara per «capire cosa effettivamente sia successo», dato che sono morte 3 persone e 10 sono rimaste ferite tra i 550 sfollati nella chiesa, e oltretutto non è la prima volta che gli israeliani le sparano contro.
Ma Parolin insiste, perché occorre vedere «se è stato verame
nte un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c’è stata una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione proprio all’interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporti tra palestinesi ed ebrei».
Già venerdì mattina, arrivando in visita a Gaza, il cardinale Pizzaballa aveva sottolineato che gran parte dei palestinesi cristiani e ancor più di quelli musulmani non crede affatto alla tesi dell’errore. Ieri a Gerusalemme abbiamo raccolto nuove testimonianze in questo senso. La stessa stampa israeliana da tempo racconta di unità dell’esercito legate ai circoli dei coloni e dell’estrema destra che agiscono in modo autonomo e criminal
nei confronti dei palestinesi delle regioni occupate sia di Gaza che della Cisgiordania, anche contravvenendo agli ordini superiori. E i loro crimini restano quasi sempre impuniti.
Anche il presidente Sergio Mattarella ieri ha puntato il dito contro le stragi di civili sia in Ucraina che a Gaza, in violazione del diritto internazionale e della Convenzione di Ginevra. […] Ieri persino l’ambasciatore Usa Mike Huckabee ha definito «terroristiche» le azioni condotte dai coloni ebrei contro Taybeh, unico villaggio completamente cristiano della Cisgiordania.
Huckabee è noto per il suo acceso sostegno ai coloni estremisti, ma pochi giorni fa ha condannato l’assassinio da parte di «terroristi» ebrei di un ventenne palestinese con cittadinanza americana in Cisgiordania, e ieri ha voluto recarsi a Taybeh, vedere le zone degli incendi e dei vandalismi vicino alla chiesa locale.
Ieri circa 100 i morti. Almeno 32 civili, Al Jazeera parla di 38, hanno perso la vita all’alba mentre attendevano in coda di fronte al centro di distribuzione del cibo di Khan Younis. I responsabili Usa della controversa Gaza Humanitarian Foundation negano ogni responsabilità e mettono in guardia dall’«avvicinarsi di notte». Altre 12 persone sono morte sotto un bombardamento vicino all’ospedale al Awda. Parecchie vittime si contano nel nord, non lontano dalla Sacra Famiglia, dove è in corso una vasta operazione di distruzione di tutti gli edifici
La folla che lentamente si assiepa presso i fili spinati e le
transenne che incanalano verso «l’imbuto», dove soldati israeliani e contractor Usa a un certo punto getteranno i sacchi di cibo. Il caos totale, già condannato ripetutamente dall’Onu e dalle maggiori organizzazioni umanitarie internazionali. «Vorremmo evitarlo. Ma non abbiamo più nulla da mangiare, dobbiamo sfamare le nostre famiglie», spiegano disperati. Arrivano dal buio come fantasmi impolverati, alla spicciolata, magri, stanchi, impauriti, alcuni hanno marciato per 20 o 30 chilometri. E con le prime luci dell’alba si ritrovano a migliaia nei punti di raccolta. «I soldati ci sparano contro e neppure sappiamo perché. Tutti scappano, ci buttiamo terra, le urla si mischiano agli spari. Quando finiscono le raffiche ci rialziamo e vediamo morti e feriti rimasti a terra», ci raccontano quelli che tornano indietro.
«Prima hanno sparato in aria, poi sulla gente in marcia, in modo indiscriminato», dice un testimone che ieri c’era, Mahmoud Mokeimar. Le foto e i video che rimbalzano dal girone infernale dei quattro centri della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), gazawi, mostrano scene simili che si ripetono di giorno in giorno.
Ormai sono circa un migliaio gli assassinati, i feriti almeno dieci volte di più, nell’arco di poco meno di due mesi mentre cercavano di prendere un sacco di riso, lenticchie secche, scatolette di tonno e poco altro. E ieri la stessa scena si è ripetuta di fronte alla zona di Al-Tina, dove è situato il centro Ghf a Khan Younis. Secondo le organizzazioni mediche locali,
sarebbero state uccise almeno 32 persone, i feriti sono oltre 100. Il dottor Atef al-Hout, direttore dell’ospedale al-Nasser, dice di avere ricevuto «un numero senza precedenti di feriti in un tempo molto breve».
Il comunicato dell’esercito israeliano reso noto in serata spiega poco. «I soldati hanno sparato quando alcuni sospetti si sono avvicinati. Le sentinelle hanno avvisato di allontanarsi, quando non c’è stata reazione, hanno sparato». Sempre i portavoce militari specificano che l’incidente è avvenuto di notte, a circa un chilometro dal punto di distribuzione ancora chiuso. Dice la 56enne Sanaa al Jaberi, che ha visto tanti morti e feriti a terra: «Noi urlavamo, cibo, cibo! Ma i soldati non hanno risposto, semplicemente hanno aperto il fuoco».
(da “Corriere della Sera”)
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