DIETRO LA DIFESA D’UFFICIO DI LUPI, IN NCD TEMONO LA CAPITOLAZIONE
TANGENTI: IMBARAZZO E NERVOSISMO NEL GOVERNO
Il metro dell’isolamento è il silenzio attorno a Lupi. Non solo del governo, ma pure dei suoi. Solo in serata, arriva una nota di Quagliariello: “Il ministro Maurizio Lupi, al quale non è stato mosso alcun addebito, ha già assicurato la massima disponibilità del governo per svolgere tutti gli accertamenti del caso”.
Sotto la difesa dovuta, l’imbarazzo e il nervosismo: “chissà quanto regge Maurizio” sussurra a microfoni spenti più di un big di Ncd. Perchè Lupi non è un duro.
È uno che non regge la pressione, politica e mediatica. E quella mediatica pare già molto forte. Squadernati, su giornali e siti, gli incarichi di lavoro e i regali alla famiglia Lupi. Fino alle nomine politiche.
Il ministro è dentro il “sistema Incalza”, che nelle carte degli inquirenti assomiglia a una seconda puntata della cricca che ha il cuore e il cervello dentro al ministero delle Infrastrutture.
Lupi non è indagato, ma politicamente “copre” Incalza, da sempre.
Anche dopo l’arresto, sono a sua difesa le prime parole del ministro: “Era ed è — dice — una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli”.
Parole imbarazzanti per molti, a caldo. Non una frase sui giudici e nemmeno il più classico “faremo chiarezza”.
Solo a fine giornata, al temine della giornata più nera balbetta un timido “siamo a fianco della magistratura”.
Annaspa il ministro, che vive l’inchiesta come un terremoto.
Annaspano quelli attorno che la vivono come l’inizio della liquefazione di Ncd.
Per tutto il giorno bollono i telefoni: “Che c’è nell’ordinanza, che ci ritroviamo sui giornali?”. Bastano le prime notizie a far capire che Lupi come ministro rischia di avere la durata di uno yogurt. Anche se Ncd non può permettersi di scaricarlo.
Alfano fa sapere che lo difenderà fino alla morte: “Lupi resta lì, non si tocca”.
È, insieme al ministro dell’Interno, l’uomo forte di Ncd nel governo, il referente di Cl. Il problema è il ministro, col passare dei giorni, rischia di essere indifendibile agli occhi dell’opinione pubblica.
È pesante l’intercettazione in cui il ministro afferma che se qualcuno avesse solo sfiorato la “struttura tecnica di missione” creata da Incalza, avrebbe minacciato la crisi di governo.
E pesa l’imbarazzo sul nome di Luca Lupi, il figlio del ministro che compare nelle carte, che avrebbe ricevuto incarichi di lavoro e regali, tra cui un Rolex da 10mila euro, dall’imprenditore Perotti, il sodale di Incalza, arrestato pure lui.
Il 10 febbraio 2014 il figlio del ministro avrebbe incontrato l’imprenditore Perotti, socio di affari di Incalza, e dopo meno di un’ora, quest’ultimo avrebbe telefonato al suo ufficio a Ravenna per chiedere “quale sia la procedura più conveniente ai fini contributivi per l’assunzione di un ragazzo che deve prendere 2.000 euro più Iva”.
La difesa di Lupi pare debole, confusa.
In una nota il ministro precisa di non aver “mai chiesto all’ingegner Perotti nè a chicchessia di far lavorare mio figlio”.
Ma nello stesso comunicato c’è la gaffe: il ministro ammette che il figlio ha lavorato dal febbraio 2014 al febbraio 2015 allo studio Mor di Genova gestito appunto dal cognato di Perotti.
E non si tratta di uno studio qualsiasi, ma di uno dei centri dell’inchiesta.
Anche la gaffe è un segnale di nervosismo: “Maurizio — ripetono i suoi — non regge la tensione”. E adesso nessuno scommette su quanto possa resistere Lupi, ministro mentre al ministero c’era una nuova cricca.
Alfano lo difende in privato a parole, i due si sentono: “Renzi — il ragionamento — non può forzare, perchè ha bisogno dei nostri voti in parlamento”.
Molto dipenderà da ciò che uscirà nelle prossime ore.
La grande paura è che Renzi possa cogliere la palla al balzo per una “sostituzione” che gradirebbe molto. Perchè tra il premier e il ministro delle Infrastrutture non c’è mai stato feeling, anzi proprio Lupi in questi due anni ha interpretato il ruolo di anti-Renzi in ogni consiglio dei ministri: “Renzi non lo sopporta — dice un big di Ncd — e in un eventuale rimpasto lo avrebbe già sostituito, magari con Lotti. Il problema non è il garantismo o meno. È cosa Renzi giudica più opportuno in questo momento, se tenere Lupi o meno”.
In parecchi ricordano che, quando non era premier, sulla Cancellieri cavalcò la tigre giustizialista e pure sull’allora ministro Nunzia De Girolamo.
Da premier invece ha mantenuto un profilo garantista e Lupi, al netto dell’imbarazzo politico, non è indagato.
Dentro Ncd scommettono che sta aspettando che il suo ministro venga fatto a pezzi sui giornali nei prossimi giorni per poi indossare i panni del rottamatore della cricca 2.0 e pure del suo ministro.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply