DIO E FAMIGLIA NON FUNZIONANO PIU’
IL MANTRA CONSOLATORIO DEI SOVRANISTI DA ANNI NON SIGNIFICA NULLA
È un pezzo di narrazione che viene giù. Ma da qui a pensare che Giorgia Meloni non salirà più su un palco a gridare «Dio, patria e famiglia», ce ne vuole. Perché quel dogma declinato in tutte le lingue – memorabile la versione spagnola al Congresso di Vox – è una specie di mantra consolatorio che già da anni non significa nulla. Il Dio cristiano è accolto da Meloni e compagni quando conviene prendersela con il fondamentalismo islamico, ma non quando chiede di dare da mangiare agli affamati, di accogliere chi arriva sulle nostre coste a cercare riparo, di fare di tutto perché non si muoia più in mare e perché si sia trattati con dignità sulla terraferma.
La patria serve a definire i confini, ma i principi su cui la nostra è fondata – l’antifascismo da cui nasce la Costituzione italiana – sono elusi costantemente da una destra che certe parole non riesce ancora a dirle. Quanto alla «famiglia tradizionale», fare un giro tra quelle dei principali rappresentanti della maggioranza è esercizio quasi stucchevole: sono la prova – semmai ce ne fosse bisogno – che la famiglia tradizionale è una costruzione astratta sulla quale mai, mai al mondo bisognerebbe pensare di legiferare. Perché le leggi, le ordinanze, le circolari, vanno fatte a partire dalla realtà e non dagli archetipi.
Quando Luca Trapanese, l’assessore al Welfare di Napoli, omosessuale, padre adottivo di Alba solo perché nessun altro voleva prendersene cura, ha inviato una lettera alla premier invitandola a cena a casa loro. Per mostrarle come una persona single e omosessuale possa essere un genitore meraviglioso, la premier ha risposto che comunque è «meglio essere cresciuti da una mamma e da un papà che da uno solo», mettendo ancora una volta il dogma davanti alla realtà. Quando la premier non ascolta l’appello delle famiglie arcobaleno, che chiedono pieni diritti per i loro figli a prescindere da come siano venuti al mondo, continua a seguire l’ideologia e a disconoscere la realtà. Nonostante i conservatori europei – a partire dalla presidente della Commissione europea Von der Leyen – abbiano su questo una posizione estremamente avanzata.
Dio, patria e famiglia è ancora il rifugio di politici come il premier ungherese Orban, come l’ex premier polacco Morawiecki o il leader di Vox Abascal. Gli ultimi due sono stati sconfitti, il primo ha deciso di saldarsi a Vladimir Putin. Una destra moderna guarda altrove, ma Meloni – che nel privato ha risolto questo nodo con coraggio e risolutezza – non intende risolverlo nella sua dimensione pubblica. Tiene, come sempre, due registri. E così facendo depotenzia il messaggio della sua chiusura netta con un compagno diventato impresentabile. Le sue scelte di vita dicono alle donne: non fatevi umiliare mai, non siate sottomesse e non siate ricattabili. La sua narrazione politica le invita a commuoversi per la pesca del supermercato con cui una bambina vuole far tornare insieme mamma e papà.
Scrive Nicola Lagioia, ricordando la riprovazione che 50 anni fa accompagnò il divorzio dei suoi genitori da parte di una società conservatrice e di provincia, «spero che ciò che le accade oggi le faccia almeno ripensare un po’ alla sciagurata politica sulla famiglia tradizionale del suo governo, che cerca di marchiare con l’infamia tutti i legami diversi da quello a cui nemmeno la sua famiglia ha retto». Prendere atto, insomma, che la famiglia è cambiata. Che «naturale», non lo è stata mai. Che ogni famiglia è felice o infelice a modo suo e che tutte meritano rispetto e, soprattutto, meritano diritti.
(da Huffingtonpost)
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