DIRITTI: LE SFIDE PERSE DAL PD
DIVISI ALLA META… IL PARTITO DELLE BEGHE
Sono bastati pochi minuti per trascinare il “Partito che ancora non c’è”, il Pd, in una guerra civile con effetti disorientanti e dilaceranti anche sull’opinione pubblica (con un’inutile postilla di volgarità berlusconiana made in Grillo).
Colpa del vecchio vizio Pci di immaginare una “sintesi” prevalente sul confronto negli organi assembleari, colpa dell’antico vizio democristiano di pensare alle leggi eticamente sensibili sotto la costante preoccupazione di non dispiacere alla gerarchia ecclesiastica.
Non è questo il partito che voleva l’opinione progressista, quando si profilò l’unione delle forze di tradizione socialista con i cattolici democratici e i liberaldemocratici riformisti.
Quello che tanti si aspettavano (e si aspettano — ed è perciò che il Pd non compie quel balzo in avanti nei sondaggi possibile dopo il fallimento del berlusconismo) è un partito laico e progressista.
Dove sui diritti civili si decide alla luce del sole, lasciando che le opzioni presenti nell’opinione pubblica si esprimano e vengano pesate in piena libertà .
Ha ragione Rosy Bindi a ritenere che la sua mozione rappresenti un notevole passo in avanti rispetto al pasticcio dei Dico.
Ma è il punto di partenza a essere basso: l’aver ceduto a suo tempo al ricatto di Rutelli e di Paola Binetti, che impedirono all’Ulivo di battersi con convinzione per l’affermazione di una legge sulle unioni civili, battendo in ritirata dinanzi all’offensiva del cardinale Ruini.
È comprensibile che vi siano nel Pd, come nel Paese, quanti ritengono che culturalmente e storicamente il concetto del “matrimonio” si sia forgiato nella visione di un nucleo familiare formato da genitori e figli.
Ma proprio per questo bisogna lasciare che le diverse proposte si confrontino nel voto assembleare. Paola Concia, nell’esigerlo, ha dietro di sè tutta l’opinione democratica. Non a caso, sabato scorso, un vecchio lupo di assemblee, come l’ex segretario della Cisl Franco Marini, mormorava irritato durante la bagarre in casa Pd che era infantile non mettere al voto le diverse mozioni.
La Costituzione, sia detto per inciso, non c’entra niente.
Tutte le costituzioni dell’Ottocento (quelle americane risalgono addirittura al Settecento) sono state scritte nel solco del matrimonio tradizionale, ma questo non blocca l’evoluzione del sentire comune.
Semmai la Costituzione impegna giustamente a favorire con ogni mezzo la cellula sociale costituita intorno alle giovani generazioni.
Ma soprattutto, il Pd deve uscire dal guado e rendersi conto fino in fondo che la società italiana ha maturato in questi anni una serie di convincimenti non ideologici, ma molto precisi, sul nascere, il vivere insieme, il fine vita, che sono sideralmente lontani dai diktat vaticani.
Non aver colto al balzo le integrazioni della mozione di Ignazio Marino sulla chiara equiparazione di trattamento giuridico delle coppie etero e omosessuali, sulla necessità di rielaborare la legge sulla fecondazione artificiale e sul pieno diritto del paziente di decidere lui — e solo lui — l’interruzione dei trattamenti di nutrizione e idratazione artificiali, è stato un grave errore.
Laici e cattolici hanno un enorme campo di collaborazione dinanzi a sè.
Da una seria politica per gli immigrati alla salvaguardia del lavoro e dei suoi diritti, alla visione di un’economia globalizzata dal volto umano, alla tutela della famiglia fino alla non commerciabilità degli embrioni e del corpo umano.
Sulle questioni dei diritti e sui temi della vita e della morte e delle relazioni personali gli italiani e gli stessi cattolici del quotidiano, gelosi della loro libertà di coscienza, chiedono chiarezza.
Quel “Sì, sì (o) no, no” che risuona nelle pagine del Vangelo.
Marco Politi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply