“DISTRUTTA DA QUELLA NOTTE, MA FIRENZE MI HA AIUTATA”: PARLA LA STUDENTESSA AMERICANA DELLO STUPRO DA PARTE DEI CARABINIERI
“HO FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA”
“È stato un periodo devastante per la mia famiglia e per me”. Ci ha messo quasi un mese la studentessa americana per raccontare qualcosa di sè su quella notte fra il 6 e il 7 settembre a Firenze.
Il dopo è un macigno, avanzano i fogli sul calendario, ma i pensieri tornano spesso indietro. Poche parole messe insieme in una mail in inglese che arriva dagli Stati Uniti tramite i suoi avvocati.
Ventun anni, la ragazza era a Firenze da poco più di una settimana, quando la mattina del 7 settembre ha chiamato la polizia per denunciare che lei e la sua amica di 19 avevano subito la violenza sessuale da due carabinieri in servizio che le avevano accompagnate a casa dopo la discoteca.
Un mese di silenzio, poi la mail. Non entra nei dettagli, non sentiamo la sua voce, ma sappiamo che dopo la violenza ha voluto subito tornare nella casa dei genitori, negli Stati Uniti.
Fatica ad uscire, non vuole andare all’università , almeno non per ora.
In poche settimane sembra aver accartocciato le sicurezze, racconta chi le sta vicino.
Quando coi legali è stata costretta a rievocare la notte della violenza, lo ha fatto tra lacrime e pause di silenzio, “con pudore e un profondo disagio” riferisce Francesca D’Alessandro del foro di Napoli.
“È stato un periodo difficile, devastante per la mia famiglia e per me. Con l’assistenza dei medici sto attraversando un doloroso recupero fisico e psicologico” confessa nella mail che rimbalza dagli studi dei suoi legali, oltre a D’Alessandro, Floriana De Donno di Napoli e poi Sandro Paterno e Pasquale Maio, di New York.
Delle due, lei è la più grande, la giovane che ha riferito di essere stata violentata sul pianerottolo dal carabiniere Marco Camuffo, 46 anni, il capo pattuglia, quello che ha le accuse più gravi per aver approfittato della condizioni psicofisiche della ragazza e per averla, con violenza, costretta a subire atti sessuali.
“Mentre mi rendo conto che ci sono molte domande in sospeso – prosegue la studentessa – ritengo prudente lasciare che il sistema giudiziario italiano conduca le proprie indagini e abbia il tempo di esaminare le prove. Sono fiduciosa nella giustizia”.
Le ultime righe del messaggio le dedica a Firenze e al corteo di solidarietà organizzato da un gruppo di donne: “Vorrei esprimere tutta la mia gratitudine ai fiorentini che hanno dimostrato un incredibile sostegno e si sono espressi contro la violenza sulle donne. Questo ha significato moltissimo per me, dal momento che l’Italia ha un posto speciale nel mio cuore”.
Il gip non ha ancora fissato l’incidente probatorio, tuttavia i legali spiegano che la loro assistita sarà certamente presente all’udienza: “Chiederemo, qualora l’incidente probatorio venisse ammesso, l’ascolto in modalità protetta dal momento che un interrogatorio, dato lo stato di compromissione psicologica, potrebbe comportare un brusco arresto del percorso di riabilitazione”.
Le due studentesse americane, a Firenze per un corso universitario, avevano bevuto molto alcol (lo dicono le analisi) e passato la serata alla discoteca Flò quando hanno incrociato i carabinieri. Erano state inviate tre pattuglie per una rissa: l’intervento si è risolto in pochi minuti, ma i militari si sono fermati al bar della discoteca per un caffè. Lì è avvenuto l’incontro. Alle 2,40 le ragazze, un uno stato confusionale per via dell’alcol, hanno chiesto aiuto per chiamare un taxi.
Ma non c’erano taxi disponibili: una delle pattuglie ha offerto loro un passaggio. Cosa vietata dal regolamento, i due militari – al volante Pietro Costa, 32 anni, accanto Marco Camuffo – senza dire nulla alla centrale operativa si sono diretti verso il centro storico. Le telecamere hanno registrato la Bravo blu passare. E la mattina dopo per i poliziotti che raccolgono la denuncia delle giovani, quelle immagini sono state un indizio.
(da “Huffingtonpost”)
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