DODICI GIURISTI SMONTANO IL DDL SICUREZZA: I NUOVI REATI SONO INUTILI E COLPISCONO I PIU’ DEBOLI
NON FARA’ ALTRO CHE INTASARE I TRIBUNALE E RISCIA DI ESSERE PURE BOCCIATO DALLA CORTE COSTITUZIONALE
È stata una maratona di audizioni. Ben dodici giuristi esperti ascoltati in quattro ore e mezza dalle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato. Ma il risultato è stato chiaro: una netta bocciatura per il ddl Sicurezza, già approvato dalla Camera e che sta sollevando le forti proteste delle opposizioni, dei sindacati e di ampi tratti della società civile. Si tratta di norme “inutili”, secondo molti, che rischiano anche di essere incostituzionali. E il cui effetto principale sarà di ingolfare ancora di più i tribunali, peggiorando (paradossalmente) il funzionamento della giustizia penale in Italia.
I nuovi reati del ddl Sicurezza sono inutili
Ciascuno degli interpellati ha parlato per circa venti minuti, per restare nei tempi della “urgenza assoluta” dettata dal ministro Salvini alla maggioranza. Tra gli esperti a disposizione dei senatori c’era l’ex procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, ad esempio, che ha criticato alcuni articoli in particolare: quello sull’occupazione delle case, ad esempio, è “scritto in una maniera tale che io non lo capisco, francamente”, ha commentato.
E non è un dato da poco: in tribunale, se in una legge ci sono delle “imprecisioni”, il rischio è che l’intera norma “non potrà essere applicata”. Anche l’esperto di diritto penale Gian Luigi Gatta ha parlato delle occupazioni, dicendo che la pena prevista (da 2 a 7 anni di carcere) è “francamente sproporzionata”.
Il paradosso: con le nuove norme si intasano i tribunali e la giustizia peggiora
Molti dei giuristi hanno concordato che un problema sia anche l’eccesso di nuove norme: “Non si possono sovraccaricare le strutture giudiziarie continuamente”, ha riassunto Salvi. “Il modo per avere un Paese sicuro è far funzionare la giustizia penale anche nelle piccole cose. Attualmente i reati minori non sono perseguibili in Italia”.
L’ex procuratore di Perugia Fausto Cardella ha parlato di un “proliferare di norme penali inutili”, che “intasano il lavoro delle procure e dei tribunali”. E ha criticato in particolare l’aggravante per i reati commessi nelle stazioni: “Tutto questo c’è già. Le circostanze di tempo e di luogo sono già cose di cui il giudice deve tenere conto. Certamente questa norma non porta nulla di nuovo”.
Le punizioni eccessive a migranti e detenuti
L’ex procuratore di Torino, Armando Spataro, ha sottolineato che molti dei nuovi reati introdotti sono un effetto della “risonanza mediatica di qualche episodio, di una reazione popolare magari amplificata dagli stessi media”, ma non hanno una vera efficacia o necessità di esistere. Addirittura è “al limite del ridicolo” l’obbligo di avere un permesso di soggiorno per ottenere una Sim telefonica: “Mi meraviglio che in quest’ottica non sia stata prevista la punizione di chi presta la carta Sim a un immigrato senza permesso di soggiorno”.
Salvi ha parlato anche della norma che vieta la resistenza passiva in carcere, che si estende anche a Cpr e centri accoglienza per persone migranti: “È un messaggio di stigmatizzazione, e come tale deve essere respinto dal processo penale. Non si può usare la stessa normativa per le persone detenute e per le persone migranti”. Gatta ha salvato l’utilizzo delle bodycam per gli agenti di polizia (“l’unico provvedimento capace di produrre sicurezza”) e ha condannato il resto del provvedimento, perché si concentra sul punire “persone che vivono in contesti di marginalità sociale”.
L’ex garante dei detenuti, Mauro Palma, ha sottolineato che il “rischio” è di creare nuovi reati solo perché svolgano una “funzione simbolica di rafforzamento della sicurezza”, ma senza che abbiano poi una vera efficacia. Marco Ruotolo ha chiesto se chi ha scritto la norma abbia condotto uno studio per capire che impatto potrebbe avere sulle carceri (senza avere risposta)
Perché il ddl rischia di essere bocciato dalla Consulta
Sono stati ben quattro gli esperti di diritto costituzionale chiamati a parlare. Tra questi, Alfonso Celotto ha parlato di un “provvedimento che contiene tanti piccoli tasselli”, senza una “visione d’insieme”. E ha ricordato che “l’immigrazione va gestita più che con i reati con l’inclusione”.
Se il penalista Gatta aveva sottolineato il rischio della “bocciatura in Consulta” per il ddl, la costituzionalista Alessandra Algostino ha invitato a non seguire la “logica identitaria della dicotomia amico-nemico”: le norme potrebbero non essere costituzionali, ha detto, perché “non hanno carattere di generalità e astrattezza” ma sembrano pensate per colpire gruppi specifici.
(da Fanpage)
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