DOPO LA RIABILITAZIONE DEL CAVALIERE, RENZI RAGGIUNGE IL SECONDO OBIETTIVO: FAR CADERE LETTA. ORA PUNTA AL TERZO: SFASCIARE IL PD E PERDERE LE ELEZIONI
LETTA FA FINTA DI RESISTERE MA DA BUON DEMOCRISTIANO TRATTA UN INCARICO A BRUXELLES (AL POSTO DI TAJANI)
Il pressing è insostenibile, affinchè “molli”.
È come se il tempo, che porta alla staffetta, si sia a messo a scorrere più veloce. Arroccato a palazzo Chigi, Enrico Letta fa spifferare all’esterno che “non si dimette”. E che già nella giornata di mercoledì potrebbe convocare una conferenza stampa per rendere noto il piano di rilancio del governo e la nuova squadra. Con l’obiettivo di sfidare il suo partito.
Spifferi, appunto. Che a stento coprono una tensione da isolamento che, col passare delle ore, è diventata insostenibile. Perchè attorno sta franando tutto.
Proprio nel giorno in cui il premier annuncia, all’uscita dal Quirinale, un piano di governo per andare avanti, perde pezzi.
È pesante la dichiarazione di Andrea Romano, capogruppo alla Camera di Scelta civica, partito senza il quale il governo non ha maggioranza al Senato: “Letta — dice — è uno di grande esperienza e sensibilità istituzionale. E sono sicuro che lui per primo comprenda l’esigenza di voltare pagina davvero, arrivando a un governo che sia guidato da un’altra personalità ”
Praticamente, un avviso di sfratto. Che col passare delle ore si traduce in un pericoloso isolamento. È rovente la linea telefonica tra Enrico Letta e Angelino Alfano. Proprio il vicepresidente di Ncd ha già iniziato la trattativa sul governo Renzi, trattativa già in fase avanzata perchè si è parlato di nomi.
Con Angelino che avrebbe “chiuso” su due ministri suoi all’interno della compagine governativa, su un totale di dodici ministri.
I due, Angelino e Matteo, nei giorni scorsi si sono incontrati per un’ora e mezza. È stata l’occasione in cui Alfano ha dato il via libera al nuovo governo Renzi, purchè “venga tutelato Enrico”.
È proprio attorno a questo punto che ruota l’ultima trattativa, la tutela di Letta.
Nei panni del mediatore il vicepremier sta provando a convincere “l’amico Enrico” che la resistenza a oltranza potrebbe essere controproducente.
Meglio negoziare una via d’uscita, con l’appoggio di Renzi e Napolitano. Perchè se uno si schianta contro un muro, dopo non c’è niente. E in queste condizioni Letta rischia concretamente il muro. Perchè gli alleati non ci sono più.
Pure il capo dello Stato si è posto su una posizione di equidistanza dai duellanti: “Il problema — è la linea del Colle – è del Pd che deve indicare il premier e dare garanzie sulle riforme”. E su queste basi la direzione di giovedì rischia di diventare un Vietnam per Letta. In un processo da parte del suo partito che invoca la discontinuità dopo i risultati deludenti della sua esperienza di governo.
Alfano suggerisce la via della trattativa su una decorosa exit strategy.
Per questo la sua difesa dell’“amico Enrico” è timida.
Col passare delle ore la crisi consuma tappe che in altre epoche avrebbero impegnato settimane. Enrico Letta fa sapere che resiste, considera l’operazione scorretta, e anche opaca.
Per la prima volta l’ombra del complotto si materializza a palazzo Chigi.
Complotto non tanto di Renzi, ma di quanti scommettono su di lui come garante di una operazione di potere che si misurerà innanzitutto sulla grande partita delle nomine che dovrà gestire a breve palazzo Chigi.
Attaccato a telefono con i suoi il premier chiede di resistere, lascia trapelare la volontà di non mollare.
Perchè, sostiene, in questa strampalata crisi “coperta”, un conto è la dinamica sottotraccia, un conto è se ognuno alla luce del sole si assume la responsabilità di staccare la spina un contro. Per la serie, votatemi contro. In direzione e in Parlamento. Ma i suoi sono i primi a ammettere che in queste condizioni è difficile resistere, soprattutto quando nella direzione del Pd dove Letta non ha i numeri sarà chiesto al segretario di “aprire una fase nuova archiviando questo governo”.
Proprio la posizione apparentemente dura del premier, il “non mollo” appare più un modo di tenere aperta una trattativa con Renzi e Quirinale che una effettiva dichiarazione di guerra. Nel Palazzo circolano più ipotesi dalla Farnesina a Bruxelles come decorose way out del premier. Difficile, per come si è messa la situazione, che Enrico Letta possa entrare a far parte di un governo Renzi. Più probabile che sarebbe interessato a un incarico europeo.
Raccontano i ben informati che è sin dal suo viaggio a Bruxelles ha “esplorato” la via europea.
Solo che servirebbero garanzie piene di Napolitano e dello stesso Renzi sull’incarico di commissario europeo, posto che non sarà più di Tajani.
Non è escluso che possa essere proprio questo il tema di un incontro di domani tra il premier e il segretario.
Chissà . In casa Pd in molti sono convinti che, alla fine, sarà costretto a mollare.
(da “Huffingtonpost“)
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