“E SE LUCA SCENDESSE IN CAMPO?”
NELLE TRUPPE LEGHISTE STANCHE DI SALVINI SI FA STRADA LA SUGGESTIONE DI UN CAMBIO DELLA GUARDIA PER UNA LEGA NON SOVRANISTA
E’ il presidente che ha reagito meglio all’emergenza Covid-19, nella sua Regione ha un consenso che è quasi plebiscitario. Tanto che, secondo un sondaggio della maga dei numeri Alessandra Ghisleri (Euromedia Reasearch), Luca Zaia ha un indice di gradimento che si attesta all’80,5%.
Un numero significativo che in rapporto alla popolazione non è dissimile a quello della cancelliera tedesca Angela Merkel.
L’altra Lega di Zaia non è più una fantasia ma è sempre più una realtà .
Si muove in silenzio il doge, nato e cresciuto in una famiglia democristianissima, il diversamente leghista che preferisce rispondere non con le parole, ma con i fatti. E non a caso da quando è esplosa questa pandemia dalle parti di via Bellerio alti dirigenti che si trincerano dietro l’anonimato fanno un ragionamento che più o meno suona così: “Luca (Zaia ndr.) non ha mai fatto polemiche politiche, ha preso dal governo quello che poteva prendere, ha fatto da solo, senza inveire contro l’esecutivo di Conte. E se fa un passo in avanti, come quello sulla riapertura, lo fa perchè ne è consapevole. Attilio (Fontana ndr.) invece ha cercato di dare colpe al governo, senza però dare l’idea di come gestire la situazione”.
Eppure dietro queste parole che ruotano attorno alla contrapposizione fra Veneto e Lombardia si cela un’altra annosa questione che inizia a prendere forma nei passaparola delle truppe del fu Carroccio.
Ecco allora la domanda che ricorre con più insistenza fra Montecitorio e Palazzo Madama: “E se Luca scendesse in campo?”. Silenzio.
Ed è un dilemma che registra un malessere diffuso, un sentimento dovuto oggi al fatto che “ nella fase due non possiamo pensare di aiutare il Paese con le dirette instagram o con le piazzate su Telelombardia”.
Ecco, la prospettiva del dopo rimanda a una opposizione della responsabilità sul modello del Veneto, di una Lega di governo, pragmatica, che piace agli imprenditori, che viene apprezzata da Forza Italia e da tutto la galassia moderata.
Non a caso, alla fine del 2017, a poche settimane dalle elezioni politiche, Silvio Berlusconi si era lasciato scappare: “Se non posso correre io, indico Zaia”.
Sappiamo tutti come è andata a finire. E sappiamo che da quel momento in poi l’ex ministro dell’Interno e la Bestia di Luca Morisi hanno scalato il centrodestra e poi hanno primeggiato alle Europee del 2019.
Ma oggi il quadro è cambiato, non c’è più la piazza, nè tanto meno la campagna elettorale. Per la prima volta la leadership di Salvini appare in crisi e, dettaglio di non poco conto, si staglia il volto di Zaia.
Che in questa emergenza si è beccato i complimenti dell’Università di Harvard per essersi mosso in maniera efficace e in particolare per aver adottato “un approccio molto più proattivo al contenimento del virus”, si legge nella rivista scientifica “Harvard Business Review”.
“E se Luca scendesse in campo?”. Al dilemma nessuno osa rispondere. Non è dato sapere se sono maturi o meno i tempi per la nascita di un’alternativa al salvinismo. Di una nuova Lega non sovranista. Di un nuovo Carroccio a trazione Zaia-Giorgetti.
Pare che il primo non parli con il secondo ma tutti sanno che Giorgetti è un uomo partito che è sopravvissuto a tutte le stagioni. Nell’attesa “Luca” non ha ancora sciolto la riserva sul terzo mandato. “Non è così scontato che si ricandidi”.
Sarà un caso? Qualcuno ironizza e la mette così: “A Galan non portò bene il terzo mandato. Ecco perchè il presidente frena”. E allora potrebbe accadere che questa sia la volta buona, che siano maturi i tempi del grande passo del leghista “democristiano”. E se a via Bellerio osservano che “Zaia non farà mai la prima mossa, non si metterà mai pubblicamente contro Salvini, ma forse aspetterà la fine del salvinismo”, nel frattempo il doge si gode la scena assieme al plurivotato Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo economico. E con il fedelissimo Marcato rimembra una frase che una volta pronunciò Salvini: “La Lega è la Lombardia, il Veneto non esiste”.
Forse non sarà più così.
(da “Huffingtonpost”)
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