EMMANUEL, PROFUGO DELLA SEA WATCH: “NON IMPORTA DOVE ANDRO’, ORA SONO LIBERO”
IL GIOVANE 24 ENNE DEL TOGO: “PICCHIATO IN LIBIA, HO VISTO MORIRE DUE AMICI DOPO CHE GLI AVEVANO MOZZATO I PIEDI”
Fissa lo sguardo sulla chiesa di San Gerlando, poi si incuriosisce per i braccialetti esposti davanti a un negozietto di souvenir.
Emmanuel, ventiquattrenne del Togo, cammina nella centrale via Roma di Lampedusa, assieme al suo amico Mohamed. Sono usciti dall’hotspot, per fare due passi. “Voglio vedere tutto quello che c’è, è diverso qui. Ci sono tanti turisti che passeggiano”, dice questo ragazzo gentile che fino a sabato era a bordo della Sea-Watch. È
stupito, è sollevato: “Mi piace il vostro Paese perchè c’è la libertà e la legge”. Anche se non capisce perchè la capitana Carola sia stata arrestata. I parlamentari, saliti sulla nave della ong tedesca, gli hanno descritto la situazione politica.
Chiede spiegazioni, ma non si capacita di quello che è successo. “Sono arrabbiato perchè è una brava persona. Noi dobbiamo la sua vita a lei. Perchè l’avete arrestata?”.
Per fortuna degli insulti e delle contestazioni al molo non ha capito nulla: “E’ stato bello”. Mentre cammina per via Roma, vestito con una t-shirt bianca e dei pantaloni di tuta, ci racconta la sua storia: “Sono partito nel 2017 dal Togo. L’ho dovuto fare perchè lì non c’è libertà , sono scappato per ragioni politiche”.
Dopo un lungo viaggio è arrivato in Libia. L’inferno. “Hanno ucciso davanti a me due miei amici, dopo avergli tagliato i piedi. Io sono stato bastonato più volte alla schiena”. Botte per far pagare la famiglia. “Sono serviti duemila dollari per essere qui”
Parla inglese e francese Emmanuel. E vorrebbe studiarne altre, di lingue perchè “sono importanti”.
Non sa dove andrà , quale Stato sarà la sua casa. Germania, Portogallo, Italia? A lui non importa: “L’importante è essere liberi”. Sorride e continua a camminare per via Roma. Prima di ritornare all’hotspot, per la seconda notte sulla terraferma. In Europa.
(da “La Repubblica”)
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