ENRICO LETTA ROMPE IL FRONTE ITALIANO E CHIEDE IL RITORNO A MARE NOSTRUM
SUL FINANCIAL TIMES E SU LES ECHOS L’EX PREMIER CRITICA LA RETORICA RENZIANA: “E’ METADONE”
L’ex premier Enrico Letta non fa sconti al suo successore a Palazzo Chigi.
In un colloquio con il Financial Times, Letta sollecita il ripristino dell’operazione Mare Nostrum, adottata dal suo governo nell’ottobre del 2013, all’indomani della strage di migranti a Lampedusa.
Anche in quell’occasione i leader dei paesi europei si incontrarono sul tema della crisi migratoria, ma quella volta – dice Letta – “furono solo parole”.
“Spero che questa volta non si tratti soltanto di chiacchiere”, afferma l’ex premier.
Letta ricorda che al disastro il suo governo rispose con l’operazione Mare Nostrum, grazie alla quale sono stati recuperati e sbarcati in Italia circa 170mila migranti.
Ora – si legge sul Financial Times – l’ex premier vorrebbe vedere quello sforzo ripristinato, alla luce dell’ultimo disastro, con un contributo molto più forte dal punto di vista logistico e finanziario dei paesi europei.
Lo stesso discorso Letta lo fa anche in un’intervista al quotidiano francese Les Echos: “bisogna far partire un dispositivo di tipo Mare Nostrum a livello europeo”.
Una richiesta che se da un lato incontra gli appelli di pressochè tutte le organizzazioni umanitarie, indirettamente rappresenta un affondo al premier Renzi.
Che all’Europa non chiede un Mare Nostrum europeo, ma un rafforzamento di Triton e, soprattutto, un intervento militare per colpire i barconi degli scafisti.
Se quella affidata al quotidiano britannico è una critica “velata” al governo Renzi – che difatti non chiederà a Bruxelles un Mare Nostrum europeo, bensì un rafforzamento dell’operazione Triton – ai microfoni di Radio 24 gli affondi di Letta al suo successore sono molto più diretti. E trasversali.
Lunga infatti è la lista dei temi che, secondo Letta, il governo non sta affrontando nel modo giusto: dall’occupazione alla riforma della legge elettorale, dalla retorica renziana – come il “metadone”, dice Letta – alla gestione della crisi libica.
“Renzi racconta un Paese che non c’è? È una fase in cui la percezione delle cose vale più del reale, aiuta a star meglio? Io cerco di dare un contributo perchè non sia un tempo in cui la percezione conta più della realtà “, dice l’esponente Pd da Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, per poi piazzare l’affondo: quella ‘narrazione’ “non aiuta a stare meglio: è metadone”.
Secondo l’ex premier, la riforma del lavoro firmata Renzi è tutt’altro che sufficiente.
“Il Jobs Act è stato un passo avanti, però non sufficiente: c’è bisogno sul lavoro di fare molte altre cose perchè oggi il vero problema è la disoccupazione e c’è bisogno di tutelare i lavoratori che hanno perso il lavoro”, afferma Letta.
“Le tutele crescenti non ci sono ancora a sufficienza. Bisogna aggiungere tutele”, sottolinea.
Quanto all’Italicum, approvarlo a maggioranza sarebbe “un disastro”.
“Se sarò in Parlamento voterò l’Italicum oppure no? Bisogna vedere come sarà l’Italicum. Lo vedremo. Penso che una legge elettorale approvata a maggioranza stretta in Italia ce n’è stata solo una, è stata il Porcellum, è stato un disastro. Le altre, il Mattarellum e quelle della Prima Repubblica, sono state approvate a maggioranze larghe perchè, come ha detto Renzi stesso, le regole del gioco si fanno tutte insieme. C’è bisogno di una maggioranza larga”.
Anche sulla Libia Letta ha molto da ridire.
“Per la questione Libia sarebbe stato non male, per esempio, se l’Unione europea avesse nominato uno come Romano Prodi a occuparsi di questo.”
“Spero che domani – prosegue l’ex premier – il Consiglio europeo approvi qualche cosa di importante, e io penso che la cosa principale, lo dice oggi in un bellissimo editoriale su ‘il Messaggero’ Romano Prodi, credo che bisogna che si faccia una specie di Mare Nostrum europea” .
Al contrario, per Letta, la soluzione militare non ha senso. “No – commenta – mi sembra molto complicata la soluzione militare sulla Libia, altra cosa è dire che la Libia va sistemata. Spero che il consiglio di domani, e soprattutto la Libia è affare da Nazioni Unite, riescano a trovare una soluzione ma operativa”.
Ma le tirate d’orecchie all’attuale premier non finiscono qui.
Paragonandosi a lui in quanto “presidente non eletto”, Enrico Letta ammette che era una condizione che lo metteva “a disagio”, un sentimento difficilmente attribuibile a Matteo Renzi. “Come presidente non eletto mi sono sentito a disagio. Il mio governo è nato perchè non c’erano alternative alle larghe intese in cui bisognava trovare una persona che riuscisse a tenere insieme tutti, se no la legislatura non partiva. Bisogna ricordarsi le condizioni”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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