IL CORAGGIO CIVILE DI MORANDI: “ANCHE NOI ERAVAMO MIGRANTI”
E SI SCATENA LA FECCIA RAZZISTA ANCORA A PIEDE LIBERO… LUI REPLICA: “QUANTO EGOISMO”
Nel tempo dei “post” e dei “tweet”, qualsiasi personaggio pubblico sa quanto sia rischioso schierarsi sui temi più sdrucciolevoli.
Quando il mondo si divide, qualsiasi posizione si assuma riceverà inevitabilmente tanti “like” ma anche tanto sarcasmo, tanta ironia, anche tanta volgarità .
Si può diventare persino un “caso”. Che può essere un rischio calcolato, se si è in cerca di visibilità sapendo di generare tanto rumore.
Più spesso è esperienza frustrante, persino deprimente, leggere in tanta acredine il sottile piacere che il “pubblico” può provare nel rivolgersi direttamente a te per umiliarti, ridicolizzarti, distruggerti.
Ecco perchè è giusto sottolineare il coraggio di Gianni Morandi, che il 21 aprile si è rivolto agli italiani attraverso il suo profilo Facebook per ricordare loro che se oggi il Paese è il più coinvolto dall’emergenza immigrazione, quello stesso Paese ha tessuto le trame della sua storia anche con la sofferenza dell’emigrazione.
Scriveva Morandi: “A proposito di migranti ed emigranti, non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l’America, la Germania, l’Australia, il Canada… con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo…”.
In poche righe, una piccola lezione di storia e di memoria, rivolta a chi quella storia e quella memoria non conosce o disconosce.
Una piccola lezione che, forse, ci si sarebbe aspettati dai cantautori, proprio il tipo di artisti, impegnati nella politica e nel sociale, che negli anni Settanta portarono alla progressiva emarginazione dell’idolo pop che Morandi fu.
E invece no, a distanza di oltre tre decenni dagli anni del piombo e dell’eskimo, a incassare oltre 60mila “like”, a viaggiare per oltre 16mila condivisioni e a incolonnare un fiume di commenti è proprio il post dell’educato, gentile, inoffensivo Gianni Morandi. Morandi, che negli anni bui se ne andò a studiare in conservatorio e poi accettò una mano dall’amico Lucio Dalla, allungandola a sua volta per offrire una nuova possibilità a Pupo. Perchè nella vita si prende e si dà .
Eppure, dai tempi del giovane protagonista dei “musicarellli” e di Canzonissima fino alle recenti conduzioni di Sanremo, Morandi è personaggio che il comune sentire ha sempre accostato alle urla delle fan adoranti e al consenso totalitario del pop, di certo non al confronto, anche duro, con un pubblico non allineato.
Perchè alle parole di Morandi su Facebook non scatta l’applauso, virtuale, in automatico, ma un lungo e tenace dibattito in cui sono in tanti a non accettare il paragone tra “noi e loro”, tra le esperienze oltre oceano dei nostri nonni e gli incubi oltre Mediterraneo dei nostri dirimpettai.
Ma, diversamente da altre celebrities che al mattino rilasciano la loro goccia di presenza quotidiana nel mare di Internet, sia essa un buongiorno o una foto su Instagram, per poi passare ad altro, Morandi resta lì, a leggere e a rispondere, ponendosi esattamente al livello dei suoi interlocutori.
Anche questa una lezione di umanità , più che di stile.
C’è chi dà a Morandi dello “scafista”, chi lo liquida imitando un motivetto per poi chiosare “questo è la massima espressione della tua intelligenza”, chi va diritto al sodo, “hai detto solo una gran ca..ata”, chi si finge italo-canadese e in un italiano sgrammaticato rivendica la dignità della propria esperienza all’estero per negare quella altrui. Per loro, Gianni non ha parole. Ne ha, invece, per chi entra nel merito.
Il giorno dopo, Gianni scrolla il suo profilo Facebook.
E scrive ancora: “22 aprile. Sono sorpreso dalla quantità di messaggi al mio post di ieri. Sto continuando a leggere ma penso sia impossibile arrivare in fondo… 14mila messaggi! Ho anche risposto ieri sera per un paio d’ore. Forse non mi aspettavo che più della metà di questi messaggi facesse emergere il nostro egoismo, la nostra paura del diverso e anche il nostro razzismo. A parte gli insulti, che sono ormai un’abitudine sulla rete, frasi come ‘andrei io a bombardare i barconi’ o ‘sono tutti delinquenti e stupratori’ oppure ‘vengono qui solo per farsi mantenere’, mi hanno lasciato senza parole… Magari qualcuno di questi messaggeri ha famiglia, figli e la domenica va anche a messa. Certamente non ascolta però, le parole di Papa Francesco”.
Punto e a capo, per un saluto che è molto di più: “Ciao, sto andando vicino a Lecco a visitare la Cascina Don Guanella, insieme a Don Agostino Frasson”.
Più di qualcuno accusa il colpo, ma questa volta non ha paura di ammetterlo.
Per tutti, Dario Aggioli: “Ti dico: io leggo la tua pagina per prenderti in giro. Perchè sei distante da me… Perchè sei un’altra generazione. Perchè sei fattimandaredallamamma. Perchè sei un sorriso spensierato. Ma stavolta sono con te e ti commento anche. Potevi non metterci la faccia, la tua faccia così pulita. E invece (forse non sapendolo nemmeno) hai rischiato. Bravo! Grazie da me che la penso come te”.
Paolo Gallori
(da “La Repubblica”)
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