ERRI DE LUCA: “PREDATORI ALLA TRUMP: NESSUNO FA PIU’ SCANDALO, PIALLATA OGNI MEMORIA”
“LA LORO GUERRA E’ FERTILIZZANTE DEL TERRENO DEGLI AFFARI”
Erri De Luca, sembra che il mondo si sia stancato di scandalizzarsi. I potenti abusano del potere in modo così sfacciato da ritenere esclusa ogni minima dose di vergogna.
La mutazione genetica prosegue: il politico ambisce a governare per accrescere la sua fortuna personale. Quello che un tempo era definito conflitto di interessi tra la funzione pubblica e l’interesse privato oggi è diventata prassi lecita. Un presidente può avvisare i suoi amici di intervenire in borsa conoscendo in anticipo decisioni che influenzano il mercato. Dunque ci siamo, prendiamone atto che alle pubbliche autorità è consentito agire per il tornaconto personale.
L’età trumpiana ha come rotto gli argini e ogni residua forma di etica pubblica è stata divelta. Il predecessore di Trump alla Casa Bianca, Joe Biden, poco prima di andarsene ha firmato la grazia in favore di suo figlio Hunter. Il conflitto di
interessi, negli Usa come in Europa, è così legittimato che nessuno ha in mente di perderci tempo. È divenuto tema di assonnati dibattiti giornalistici, roba da amatori e nulla più.
Quando lo scandalo non comporta conseguenze penali o di discredito per le autorità coinvolte, ecco che la notizia si trasforma in pubblicità del comportamento illecito istigando la società a comportarsi di conseguenza. È una mutazione iniziata in Italia con la carica di primo ministro occupata a lungo dall’imprenditore che faceva prosperare le sue reti grazie al suo governo. Conseguenza è che si trasforma il consiglio dei ministri in consiglio di amministrazione di una ditta.
Il presidente degli Stati Uniti infatti accetta in dono dal Qatar un aereo del valore di 400 milioni di dollari. Sarà addobbato con gli stemmi presidenziali e al termine del mandato sarà consegnato al tycoon per le sue trasferte private. Eravamo abituati alle corruttele e agli affari dei dittatori africani, ma qui il limite sembra superato.
C’è l’usanza dei doni di Stato scambiati tra i capi delle Nazioni. Vanno a finire in bacheca e non a disposizione del titolare in carica. Ma la mutazione genetica della politica fa in modo che anche un dono di Stato diventi proprietà privata del titolare di turno.
Al confronto il conflitto di Berlusconi nella piccola Italia appare decisamente minore e straordinaria – rispetto al silenzio di oggi – la mobilitazione civile e politica della nostra società. Lei però non condivide, mi pare.
Lui fu il precursore e l’Italia un laboratorio di trasformazione dello Stato in azienda, con la riduzione del cittadino a cliente. L’opposizione a questa deriva fu delegata alla magistratura, più che all’insorgere di un antagonismo sociale. Effetto fu che le innumerevoli sedi giudiziarie e le condanne non riuscirono a rovesciare il consenso dell’opinione pubblica, che continuò a votare a oltranza per il partito politico dell’imprenditore.
Accettiamo ogni immoralità in nome del bene supremo della pace che solo Trump e la sfilza di autocrati che governano gli Stati più potenti (la Cina, la Russia, l’India formano con gli Usa il quartetto avanzato delle potenze mondiali) sono in grado di decidere. Il negoziatore della possibile pace in Ucraina è il turco Erdogan, che – per dire – ha appena fatto arrestare il capo dell’opposizione al suo regime.
Intendono la guerra un fertilizzante del terreno degli affari. Quando ritengono mature le condizioni per avviarli cercano di normalizzare la piazza, invocando la pace. Ma le guerre hanno una loro forza d’inerzia autodistruttiva che non può essere ridotta a mercatino. Trump con le sue prospettive di proprietà privata scorrazza dalle pretese sulla Groenlandia, al Canale di Panama, alle terre rare dell’Ucraina al turismo d’élite sulla striscia di Gaza. Con lui gli Stati Uniti
sperimentano una nuova impotenza su scala mondiale.
(da Il Fatto Quotidiano)
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