ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI CONTRO TOTI E BUCCI: LO SCANDALO DEL TAPPETO ROSSO PAGATO DA LIGURIA DIGITALE CHE NON C’ENTRA UNA MAZZA COI COMPITI DELL’AZIENDA
ORA ESCONO FUORI DUE DELIBERE PER OLTRE 1,1 MILIONI A FAVORE DELL’AZIENDA DI CUI ERA AMMINISTRATORE IL CANDIDATO SINDACO DI GENOVA… “USO IMPROPRIO DI FONDI PUBBLICI CHE CONFIGURA UN DANNO ERARIALE”
Un esposto alla Corte dei Conti e una querela.
Il Red carpet della Regione Liguria è diventato il ring per lo scontro finale politico alla vigilia del ballottaggio a Genova. Le forze di minoranza in Regione stanno preparando un esposto alla Corte dei Conti proprio sul “caso” del tappeto rosso, la passiera lunga otto chilometri che il presidente Giovanni Toti ha voluto stendere tra Rapallo e Portofino e sulle cui spese si è scatenato il putiferio.
Perchè sotto il tappeto c’è il candidato sindaco di centrodestra, Marco Bucci, che in qualità di amministratore unico di Liguria Digitale (si è poi dimesso per la campagna elettorale) avrebbe pagato due fatture per un totale di oltre 30.000 euro per il “Red Carpet”.
Che sarebbe solo il segmento di un’operazione di comunicazione da 1,1 milione di euro affidata dalla Regione a Liguria Digitale di Bucci.
Negli uffici della Regione, infatti, rimbalza tra via Fieschi, piazza De Ferrari e la nuova sede di Liguria Digitale ad Erzelli, il costo complessivo del progetto di comunicazione che la giunta regionale ha affidato a Liguria Digitale, un’operazione da un milione e 100.000 euro (in due tranche, da 700.000 e da 400.000) in due anni, nel 2016 e 2017, di cui il Red Carpet sarebbe solo un segmento.
Lo statuto di Liguria Digitale non giustificherebbe il coinvolgimento dell’azienda in house della Regione nelle operazioni di promozione.
Invece ha il compito di sostenere la giunta sul piano della comunicazione, gestendo il sito istituzionale della Regione, fornendo software e hardware, occupandosi di cartella clinica digitale, ricetta dematerializzata.
A dare battaglia è Fabio Tosi, portavoce regionale M5S che per primo ha denunciato che il caso Red Carpet possa nascondere un’operazione di promozione politica, camuffato da operazione di promozione turistica.
«Nello statuto di Liguria Digitale si parla di tutto – dice – dal “favorire la standardizzazione e un uso condiviso delle tecnologie più avanzate” alla”infrastruttura digitale presente e futura per la pubblica amministrazione”, sino al “proporre e supportare la diffusione delle tecnologie dell’informazione”. Ma non c’è una sola riga in cui si parla di tappeti, o se ne giustifichi l’acquisto».
Ecco perchè le minoranze stanno coinvolgendo la Corte dei Conti, affinchè verifichi se ci sia stato da parte della Regione, con l’avallo proprio di Liguria Digitale guidata da Bucci, un utilizzo improprio di fondi pubblici che configuri il danno erariale. Anche perchè, fanno notare i consiglieri regionali, quei soldi non sarebbero stati dati dalla Regione a un altro ente pubblico, ma a un privato.
«Poi non si trovano nè delibere nè determine di giunta che giustifichino nel particolare le spese delle altre azioni di comunicazione».
Il presidente Toti annuncia querele. Contro il candidato sindaco di centrosinistra, Gianni Crivello, che ha dichiarato «Toti ha trafugato 30.000 euro di soldi pubblici per stendere il Red Carpet».
E Toti detta: «Ho dato mandato ai legali di procedere contro Crivello, che ha usato termini diffamatori. Tutto è avvenuto nella legalità . Liguria Digitale è una società in house, ha tra i compiti statutari fornire strumenti di marketing territoriale e comunicazione. Liguria Digitale ha svolto il suo compito».
Crivello rintuzza: «Speriamo che almeno gli avvocati, Toti, se li paghi da sè e non li faccia pagare ai contribuenti». E Toti che ribadisce: «L’avvocato Mascia lo pago io» e rilancia.
Il portavoce regionale M5S Fabio Tosi, però, non ci sta: «Che siano rossi, gialli o verdi, proprio i tappeti non fanno parte della mission di Liguria Digitale. Tra gli obiettivi aziendali non è citata alcuna iniziativa sulla promozione turistica del territorio. Sostenere, come lascia intendere Bucci che spendere 30.000 euro per il Red Carpet rientri nell’investimento dell’azienda di cui era a capo significa non avere rispetto per l’intelligenza dei cittadini».
E stocca: «Toti e Bucci facciano al più presto chiarezza. Dopo essere scivolati sul tappeto, non si aggrappino ai vetri».
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply