EX GKN, L’AZIONARIATO POPOLARE DEGLI OPERAI SFONDA IL MILIONE DI EURO
“CHI CI HA BOICOTTATO NON DOVRA’ PIU’ RENDERE CONTO SOLO A NOI”
Ha sfondato quota un milione di euro l’azionariato popolare lanciato dal collettivo di fabbrica dell’ex Gkn di Campi Bisenzio, a Firenze. La campagna si è conclusa ieri, lunedì 30 settembre, e i promotori stanno ancora finendo di conteggiare le ultime richieste arrivate, ma al momento – fa sapere il collettivo di fabbrica – sono a «1.250.000 euro di azioni prenotate».
Per il momento non c’è stato alcun acquisto vero e proprio delle azioni emesse dalla Gff, la cooperativa fondata dagli operai fiorentini. Piuttosto, si tratta di «prenotazioni di azioni, che non verranno comprate fino a quando il piano industriale di riconversione ecologica non sarà realtà e che quindi decadrebbero nel caso in cui questo non dovesse partire».
La delocalizzazione e i licenziamenti (illegittimi)
Per capire cosa abbia spinto il collettivo di fabbrica dell’ex Gkn ad avviare una campagna di azionariato popolare occorre riavvolgere il nastro. Tutto inizia il 9 luglio 2021, quando tutti i 422 dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio, che produce componenti di trasmissione per l’industria automobilistica, vengono licenziati via mail senza alcun tipo di preavviso. L’obiettivo di Gkn è chiaro fin da subito: chiudere la fabbrica fiorentina e delocalizzare la produzione in Polonia. Pochi mesi più tardi, il Tribunale del lavoro di Firenze stabilisce che i licenziamenti sono illegittimi. E i lavoratori, quello stesso anno, depositano una proposta di legge alla Camera per chiedere di mettere un freno alle delocalizzazioni industriali. A dicembre del 2021, la fabbrica di Gkn viene acquistata da Qf, azienda controllata da Francesco Borgomeo, imprenditore specializzato in riconversioni industriali. La nuova proprietà promette un piano di reindustrializzazione che prevede la riapertura della fabbrica entro il 2023 e il prolungamento della cassa integrazione fino al momento della ripresa della produzione. C’è solo un problema: l’anno successivo Qf viene messa in liquidazione, dando vita a nuove proteste da parte degli operai. La nuova proprietà chiede un’altra volta il licenziamento collettivo dei dipendenti rimasti, ma ancora una volta la procedura viene definita illegittima.
Le proteste in tutta Italia
La battaglia del collettivo di fabbrica dell’ex Gkn di Firenze ha dato vita a un movimento amplissimo, che ha portato a decine di manifestazioni e cortei in diverse città d’Italia, tutte accomunate da una parola d’ordine: «Insorgiamo». Gli operai fiorentini hanno stretto un’alleanza anche con i giovani attivisti per il clima di Fridays for Future Italia, assieme ai quali hanno iniziato a immaginare un nuovo futuro per lo stabilimento di Campi Bisenzio. È così che nasce il progetto di creare una «fabbrica socialmente integrata», in grado di ridare vita al tessuto industriale della città impegnandosi in prima persona per produrre alcune di quelle tecnologie chiave per la transizione ecologica, a partire da pannelli fotovoltaici e batterie elettriche. Sulle pagine social del collettivo di fabbrica ex Gkn abbondano i volti di personaggi pubblici che si schierano al fianco degli operai. Ci sono Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Zerocalcare, Piero Pelù, Caparezza, Giovanni Storti, Valerio Mastandrea e tanti altri.
L’azionariato popolare
Dopo nove mesi senza stipendio e senza ammortizzatori sociali (scaduti a fine 2023), il collettivo di fabbrica decide di lanciare – tramite la sua cooperativa Gff – una campagna di azionariato popolare ed emette azioni per un milione di euro. La campagna si è chiusa proprio nei giorni scorsi e ha superato l’obiettivo iniziale, raccogliendo l’adesione di 736 persone fisiche e 143 persone giuridiche, tra associazioni, circoli Arci e altre realtà del territorio. «Chi ha boicottato fino a qua la reindustrializzazione dal basso e la nostra azione, non dovrà rendere conto soltanto a noi, ma a un intero territorio», commentano ora dal collettivo di fabbrica. Secondo gli operai fiorentini, la chiusura dell’ex Gkn «ha anticipato la spaventosa crisi di Stellantis e del settore automotive», ma la risposta dei lavoratori ha dato vita a «uno degli esperimenti sociali più autorevoli e forse più interessanti a livello europeo, un caso che è già di studio in molte università».
(da agenzie)
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