FATE SAPERE A GIORGIA MELONI, CHE SOSTIENE CHE TRUMP SIA IL NOSTRO “PRIMO ALLEATO”, CHE CON I DAZI USA SULL’AUTO BALLANO ALMENO 3,2 MILIARDI DI ESPORTAZIONI
I COSTRUTTORI: “SERVE LA REAZIONE UNITA DELL’EUROPA” – SOLO DI RICAMBI DEI VEICOLI, NEI PRIMI UNDICI MESI DEL 2024, LA FILIERA DEL NOSTRO PAESE HA INVIATO VERSO GLI STATI UNITI OLTRE 1,5 MILIARDI
«Un errore madornale non pianificare una indipendenza dell’Europa e di conseguenza dell’Italia, dai dazi minacciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump». Questa l’immediata reazione di Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia, l’associazione che raggruppa i costruttori italiani dell’automobile.
Come reagiranno l’Europa e l’Italia?
«L’Europa è un mercato composto da oltre 500 milioni di persone, maggiore di quello americano che ne conta poco più di 340 milioni, dunque può far sentire la sua voce con autorità, operando come un unico ecosistema, ossia con la massima unione».
Quali decisioni possono essere prese?
«Servono fatti concreti considerando anche il settore dei ricambi Usa che vale 100 miliardi di dollari all’anno, di conseguenza anche quello della componentistica italiana può essere penalizzato duramente e indirettamente. Nei primi undici mesi del 2024, la filiera del nostro Paese ha inviato verso gli Stati Uniti oltre 1,5 miliardi».
Noi forniamo anche le case straniere?
«Certo, i costruttori premium tedeschi, come Bmw e Mercedes, esportano in America
ma acquistano molta parte della nostra tecnologia, di conseguenza la nostra catena produttiva verrebbe danneggiata».
Che ripercussioni ci potranno essere per Ferrari e Lamborghini?
«Per Ferrari gli Usa rappresentano il primo Paese di esportazione, così come per Lamborghini che vende più di un terzo della sua produzione. Si attendono dall’Unione europea risposte rapide, senza farsi influenzare dalle esigenze dei singoli governi».
Quale la regione che può essere più sfavorita?
«La nostra regione maggiormente colpita […] è la Sardegna che domina l’export dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio»
(da Corriere della Sera)
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