FESTINI AD ARCORE, SPUNTA UN’ALTRA MINORENNE: SESSO, SOLDI E RICATTI
ANCHE IRIS BERARDI ERA MINORENNE QUANDO ERA OSPITE A VILLA CERTOSA E AD ARCORE…UNA TESTE DICE DI UN’ALTRA: “LA COSTRINGEVA A RAPPORTI PLURIMI CHE LEI NON GRADIVA”… NELLE NUOVE CARTE SPUNTA ANCHE LA DROGA
Lo sciame investigativo che sempre segue la discovery di un’inchiesta demolisce alla lettera il fondale di cartapesta che Silvio Berlusconi ha fabbricato, in fretta e molto confusamente, per salvarsi dall’accusa di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile.
La lettura delle 227 pagine di “integrazioni” istruttorie inviate dalla procura di Milano alla Camera per ottenere la perquisizione di Giuseppe Spinelli (il “ragioniere” retribuisce le falene che allietano le notti al Sultano) sono un’arma decisiva nelle mani dell’accusa.
Pagine definitive per comprendere le condotte del Cavaliere; funeste per le menzogne che ha cucinato per gli italiani.
L'”integrazione” conferma alcune questioni decisive.
Elenchiamole.
1) Salta fuori un’altra minorenne (la terza, dopo Noemi e Ruby) che frequenta abitualmente la corte del Drago. È una prostituta brasiliana.
2) Ci sono due nuove testimonianze che ricordano che cosa accade a Villa San Martino quando la cena è finita e le ospiti – tutte giovani e giovanissime donne – raggiungono nel sotterraneo la “sala del bunga bunga” (le parole sono del premier).
3) Tutte le falene che si esibiscono per lui o che gli tengono compagnia la notte sono retribuite.
4) Ruby annota con cura il prezzo del suo silenzio, il denaro che già ha intascato dal capo del governo e accantonato, quel che gli consegna – e sono quatt milioni – il “ragioniere” del Cavaliere.
5) Il giorno successivo allo scoppio dello scandalo (15 gennaio) Berlusconi convoca tutte le ragazze del “bunga bunga” ad Arcore per depurare, con la collaborazione dei suoi avvocati, dai loro ricordi e parole i fatti più scomodi e sensibili.
Questo nuovo capitolo di una storia che umilia il Paese, prima di esporre alla luce del sole l’inadeguatezza e l’irresponsabilità del presidente del Consiglio (altra cosa il giudizio penale), si può raccontare dal centro della scena.
Il teatro è il sotterraneo di Villa san Martino.
Che cosa accade? Lo ricordano nelle nuove carte due giovanissime donne, una poco più che ventenne. Non ne diciamo il nome. Chiamiamola N.
N. conosce e frequenta le ragazze della Dimora Olgettina di MilanoDue dove il Sultano ospita il suo harem.
N. ne raccoglie le confidenze e può raccontare ai pubblici ministeri: “… ha fatto sesso con il presidente. Ha avuto con lui una relazione molto stressante. Stressante, sì. Lo diceva lei perchè il presidente la costringeva a rapporti plurimi che … non gradiva”.
Il secondo racconto è di Maria Makdoum.
È una danzatrice del ventre, è araba.
Ecco che cosa ricorda della sua vista ad Arcore: “Nel giugno del 2010 Lele Mora mi chiede se sono interessata a partecipare a una serata ad Arcore (…) e se voglio far parte del suo harem. Mi trasferisco a casa sua da giugno ad agosto. Vado ad Arcore in luglio. Prima di entrare nella villa, da una stradina laterale si affiancano alla nostra auto un’autovettura con il lampeggiante delle auto di Stato. Ognuna di noi si è seduta per la cena dove voleva. Finita la cena, il presidente disse: “E ora facciamo il bunga bunga” e spiegò che cosa era, cioè era una cosa sessuale”. Il gruppo si trasferisce “di sotto” e qui “le gemelle De Vivo si spogliano, sono in mutande e reggiseno. Il presidente le tocca e loro lo toccano nelle parti intime. Si avvicinano anche a Emilio Fede che le tocca il seno e altre parti intime. Poi una ragazza brasiliana con perizoma balla il samba in modo molto hard. Anche le altre ragazze a quel punto ballano scuotendo il seno, mostrando il fondo schiena. Tutte si avvicinano al presidente che le tocca nelle loro parti intime. Sono rimasta inorridita. Se avessi saputo prima quello che si faceva alla villa non sarei andata, lo confesso”.
Questi racconti sono l’incubo del presidente del Consiglio da mesi.
Da quando ha saputo che Ruby – quella “matta” che non tiene mai a freno la lingua, avida, una creatura che, minorenne, è stata sua ospite fin dal 2009 e poi dissennatamente il capriccio di una stagione (febbraio/maggio 2010) – è stata interrogata dal pubblici ministeri, Berlusconi non ha pace.
Sa che Ruby ha detto tutto, raccontato tutto a quei maledetti in toga che non lo lasciano in pace.
Ora è Ruby che lo tiene sotto pressione più dei magistrati, più dell’opposizione politica. Lo ricatta. Gli scuce milioni.
Come dice la Minetti sfogandosi con la sua assistente: “Berlusconi si caga sotto (per quel che può combinare la Ruby)”.
Il Sultano deve reagire. Sa che il quadro che i pubblici ministeri possono mettere insieme può comprometterlo per sempre.
Non c’è solo Ruby, prostituta minorenne, tra le falene di Villa San Martino.
Ce n’è un’altra di minorenne (come anticipato dal Secolo XIX). Il suo nome è nelle carte.
È Iris Berardi, origini brasiliane, residenza a Forlì. Iris inizia quindicenne a frequentare le passerelle.
A 17 anni si trasferisce a Milano in cerca di fortuna ed entra nel giro delle hostess per le Fiere.
Presto diventerà una prostituta.
Compie i diciotto anni il 28 dicembre 2009.
Lo screening dei suoi tabulati telefonici la segnala una trentina di volte ad Arcore nel 2010. In quell’anno è, da gennaio, già maggiorenne.
Due contatti segnalano, la prostituta brasiliana, nelle ville del presidente anche prima del suo compleanno.
Per dire, il 21 novembre del 2009 a Villa Certosa (Berlusconi è in Arabia Saudita, pare) e il 13 dicembre 2010 è ad Arcore.
Quella sera viene colpito al volto da quel matto di Massimo Tartaglia. Iris dorme in Villa, quella tragica notte.
Con questo peso sul groppo, Berlusconi deve fare qualcosa. Deve cancellare ogni traccia, testimonianza. Inventarsi un’altra realtà . Per farlo, deve comprare – per cominciare – il silenzio di Ruby.
Nelle carte, si dà conto di quel che è stato trovato nella perquisizione dell’appartamento genovese della prostituta marocchina. In un’agenda sono annotate alcun cifre: “50 mila per il libro; 12.000 campagna intimo; 200.000 da Luca Risso; 70 mila conservati da Dinoia (è il suo avvocato di Milano, ndr); 170 mila conservati da Spinelli (è l’ufficiale pagatore di Berlusconi, ndr)”.
Su un altro fogliettino si legge: “4 milioni che ricevo da Spinelli”.
Non mentiva dunque la ragazza quando rassicurava il padre che Silvio l’avrebbe “rivestita d’oro” o confidava alle sue amiche che la storia con il presidente l’avrebbe fatta milionaria perchè per tener chiusa la bocca, per lasciare il Cavaliere fuori dai guai – guai molto seri – , gli aveva chiesto “cinque milioni di euro”.
Ora Berlusconi può anche pensare di aver salvato ancora una volta la ghirba, ma per esserne sicuro deve indottrinare anche tutte le altre, tutte, giovani, giovanissime, soubrette o senza arte nè parte.
Per dirla, con la Minetti, tutte “le zoccole, brasiliane delle favelas che non parlano italiano, mezze serie” che hanno frequentato Arcore, il “bunga bunga” e Mora e Fede e Carlo Rossella e nel giorno della perquisizione si sono fatte trovare in casa buste e buste di migliaia di euro con su scritto B. e chi non ce l’ha scritto, lo ha detto ai poliziotti da dove veniva quel denaro.
È il 15 gennaio del 2011.
Da quarantott’ore si sa che il capo del governo è nei guai.
Il Sultano convoca l’intero harem ad Arcore. Le carte disegnano la “geografia” della convocazione.
Intercettazione da Faggioli a Aris:
“Mi ha chiamato il presidente Berlusconi… scandisco le parole, visto che mi stanno ascoltando. Mi ha chiesto la cortesia di farti avvicinare ad Arcore alle 19. Ci sono gli avvocati”. Aris avverte Maristella: “Ha chiamato il presidente B. ha detto che alle 19 devi essere ad Arcore”.
Maristella (Polanco) chiama subito Barbara (Faggioli): “Sono stata chiamata”. Barbara: “Alle 19, amo’, da quanto ho capito dalle intercettazioni emergono cose molto brutte che noi ragazze diciamo su di lui”.
La Faggioli chiama anche la Minetti e in queste conversazioni emerge un nuovo grattacapo per Berlusconi.
Nicole è furibonda.
Si sente abbandonata. È preoccupata. Lei non ha ottanta anni come Fede o settantacinque come il Sultano.
Lei ha solo venticinque anni è la vita davanti. Non vuole finire in galera. Non vuole distruggersi la vita.
A Natale se ne andava con il padre per lo shopping e finiscono in libreria.
Il padre vede sullo scaffale “Mignottocrazia” di Paolo Guzzanti e scopre che un intero capitolo è dedicato alla figlia.
Nicole si vergogna e l’otto gennaio dice a Barbara: “Io do le dimissioni, cioè sta roba è una roba che ti rovina la vita, ti rovina i rapporti, ti logora. Devi avere un pelo sullo stomaco, ma a me non me ne frega niente. Io voglio sposarmi, fidanzarmi, avere dei bambini, una casa. (Non voglio) litigare tutti i giorni con tutti, metterla nel culo a quello che ha fiducia in te. La politica è un casino. Cioè cade lui… cadiamo noi. A lui fa comodo mettere te e me in Parlamento, perchè dice “Bene, me le sono levate dai coglioni” e lo stipendio lo paga lo Stato”.
Ora ancora Barbara Faggioli l’avverte: “Mi ha chiamato la segreteria del presidente e mi hanno passato il presidente e mi ha detto di convocare tutte le ragazze per parlare con l’avvocato alle 19. Che dici? Che è ok?”.
No, per Nicole Minetti, incredibilmente non è affatto ok.
Dice Nicole: “No perchè… devo parlare al mio avvocato. Io sono indagata, per me la cosa è diversa.. Lui sarà anche il mio capo, ma io sono indagata e lui altrettanto… È un pezzo di merda. Se vuole vedermi, mi chiama lui, ma se vado ci vado con gli avvocati”.
E più tardi, con maggiore violenza, spiega a Clotilde Strada, la sua assistente: “Non me ne fotte un cazzo. Se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido. Giusto che si faccia sentire lui se non lo farà mi comporterò di conseguenza… quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere… visto che lui non mi ha chiamato… gli faccio prendere paura. Quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi.. adesso fa finta di non ricevere chiamate”.
È dunque in queste condizioni l’uomo che guida il Paese.
Lo avevamo intuito, ora non si possono più chiudere gli occhi dinanzi a quel vediamo: una dissennata vita privata ha consegnato Silvio Berlusconi a gravissime responsabilità penali, di cui risponderà a breve in un problematico giudizio immediato, ma soprattutto al ricatto plurimo di decine di giovani donne.
Berlusconi è in una via senza uscita.
Giuseppe D’Avanzo
(da “La Repubblica“)
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