FRATELLI D’ITALIA FA UN REGALO AGLI IMPRENDITORI: HA PRESENTATO UN EMENDAMENTO AL DECRETO EX ILVA CHE PREVEDE LA “CANCELLAZIONE DELLE VIOLAZIONI RETRIBUTIVE” PRECEDENTI AL 2020 PER LE AZIENDE CON OLTRE 15 DIPENDENTI. TRADOTTO: UN COLPO DI SPUGNA SUGLI STIPENDI NON PAGATI PRIMA DEL 2020
IL TESTO RIDUCE DA 18 A 5 ANNI L’ARCO DI TEMPO PER POTER RICHIEDERE GLI ARRETRATI MAI OTTENUTI E RIVENDICATI LA PROTESTA DELLE OPPOSIZIONI, DI CGIL E UIL (LA CISL MUTA): “LA DESTRA VUOLE SCHIAVI, NON LAVORATORI”
Il governo Meloni vuole condonare tutta l’evasione retributiva fino al 2020 delle imprese con più di 15 dipendenti. Lo fa con l’emendamento al decreto ex Ilva firmato dal relatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese.
Un emendamento – sottolineano opposizioni e sindacati, già insorti – non collegato alle crisi industriali, tema del provvedimento. Ma che stravolge il diritto del lavoro. E allo
stesso tempo passa un colpo di spugna su tutte le violazioni dei datori di lavoro in materia di retribuzione fino a cinque anni fa.
Questo emendamento stabilisce che i crediti di lavoro – ovvero tutto ciò che il datore non paga al lavoratore, ma previsto dalla legge o dal contratto: dagli straordinari alla tredicesima – si prescrivono in cinque anni. E la prescrizione inizia a decorrere «in costanza di lavoro». E non aver dopo aver chiuso il contratto, come avviene ora, per paura di ritorsioni.
Come se non bastasse, l’emendamento introduce anche un termine di decadenza: dopo la messa in mora del datore con diffida scritta, il lavoratore ha 180 giorni per fare causa. Non si prevede conciliazione.
Una rivoluzione che ribalta la giurisprudenza della Cassazione (sentenza 26246/2022) laddove stabilisce che la prescrizione non decorre durante il rapporto di lavoro, se il lavoratore è privo di tutele effettive in caso di licenziamento.
E lo sono tutti gli assunti dopo il 7 marzo 2015, grazie al Jobs Act, privati della reintegra dopo un licenziamento illegittimo prevista dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, già smantellato dalla legge Fornero del 2012.
Il plauso delle associazioni imprenditoriali, a partire da Confcommercio che al pari di Fratelli d’Italia esultano per «la ritrovata certezza del diritto». Oggi ci sono cinque anni per fare causa.
Ma si possono richiedere tutte le somme non erogate sin dal luglio 2007, ovvero cinque anni prima dell’entrata in vigore della legge Fornero: 18 anni di arretrati. Con l’emendamento Pogliese al massimo cinque: una maxi sanatoria del pregresso.
Oltre al concreto rischio di perdere il posto.
Tutta l’opposizione è insorta, insieme a Cgil e Uil (la Cisl in silenzio mentre celebrava il suo congresso). «La destra vuole schiavi non lavoratori», dice la responsabile pd del Lavoro, Maria Cecilia Guerra. Il riferimento è anche alla seconda parte dell’emendamento Pogliese.
Quella che detta le regole ai giudici del lavoro. Stabilendo che se un datore applica un contratto collettivo firmato da sindacati comparativamente più rappresentativi, si presume che la retribuzione sia “giusta”, cioè conforme all’articolo 36 della Costituzione. Una presunzione che può essere superata solo dimostrando che sia “gravemente” inadeguata.
E anche qualora il giudice dimostri questa “grave” inadeguatezza, il datore paga solo dal momento della diffida o della causa. Niente arretrati. «Un modo per combattere i contratti pirata», dice il presidente della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto (FdI).
In realtà si vuole restringere il campo di azione del giudice anche nei confronti dei contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil che – come nel caso della vigilanza – prevedono una retribuzione da 5 euro all’ora giudicata dai tribunali inadeguata. Ora dovrebbe essere anche “gravemente” inadeguata. E non basterebbe ad avere gli arretrati.
Il blitz estivo di Pogliese si inserisce nel quadro più generale di una destra che «non vuole disturbare chi fa». Nonostante 11-12 miliardi all’anno di evasione di contributi a Inps e Inail, indice di un’ampia fetta di lavoro nero e grigio nel Paese. E di imprese che pagano poco o non pagano. L’Inps si ritrova 120 miliardi di crediti contributivi non riscossi. Su questi poi la Lega si avventa per fare rottamazioni ed operazioni di “saldo e stralcio”.
(da La Repubblica)
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