FUMATA NERISSIMA DAL VERTICE DELLA DESTRA SULLE REGIONALI : SE IN CAMPANIA SI INTRAVEDE QUALCHE SPIRAGLIO (SE IL MELONIANO EDMONDO CIRIELLI È TITUBANTE, CRESCONO LE QUOTAZIONI DI GIOSY ROMANO), IN VENETO NON SI TROVA LA QUADRA
SALVINI PROPONE IL SEGRETARIO DELLA LIGA VENETA ALBERTO STEFANI, MELONI INSISTE SUL SENATORE RAFFAELE SPERANZON, DI FRATELLI D’ITALIA. ALLA FINE SI POTREBBE CONVERGERE SUL NOME DI UN CIVICO. E ZAIA? … LA DUCETTA (QUESTA VOLTA D’ACCORDO CON SALVINI), NON VUOLE UNA LISTA PERSONALE DEL “DOGE”, CHE CERTIFICHEREBBE IL SUO DOMINIO ASSOLUTO SULLA REGIONE
L’indizio lo fornisce Antonio Tajani, quando ancora su Roma c’è il sole: «Il vertice si terrà in serata». Non dice dove, perché Giorgia Meloni impone massima riservatezza: sa che sarà difficile sciogliere il rebus delle candidature.
Stabiliscono di incontrarsi per cena a casa della premier. Sul tavolo c’è l’enorme incognita del governatore del Veneto. Uno scoglio che resta tale anche dopo il colloquio: «I leader – si
legge in una nota congiunta – torneranno a vedersi la prossima settimana per proseguire il confronto»
Nessun patto, dunque. Lo stallo prosegue. E però, almeno su un punto concordano: abolire i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti.
È un modo per rendere contendibili Roma e Milano, un blitz destinato a generare una battaglia con l’opposizione.
Già oggi in Senato la commissione inizierà a discutere degli emendamenti. Poi si passerà al voto. L’indicazione è: fate in fretta. Non è un dettaglio, visto che la giunta di Milano sembra comunque appesa alle inchieste: meglio cambiare la legge, prepararsi a ogni evenienza. La riforma prevede di garantire a chi ottiene almeno il 40% al primo turno la maggioranza assoluta in consiglio comunale.
Ma il resto, come detto, resta da sbrogliare. Salvini propone che la candidatura in Veneto sia del Carroccio, con Alberto Stefani. Il problema è come compensare Luca Zaia, a cui comunque non vogliono concedere di presentare una lista con il suo nome.
Sulla carta, ci sarebbe un posto vacante da riempire nella compagine dell’esecutivo: ma non suona bene immaginare che al governatore uscente vada la poltrona di un nuovo ministero, solo per preservare la concordia nella coalizione.
E poi c’è Meloni, che non sembra intenzionata a regalare nulla, non almeno in fase negoziale. Punta alla Lombardia, è cosa nota. L’alternativa è prendersi il Veneto. Al vicepremier ricorda tutti i passi indietro di FdI al Nord: il partito non guida neanche una regione settentrionale. Per questo, dal cuore di Fratelli d’Italia anticipano già al mattino ciò che accadrà: nessuna inte
Nel comunicato si promette impegno per individuare «figure autorevoli e vincenti, capaci di rappresentare al meglio i territori». Su alcune candidature, a dire il vero, i veti tra alleati sarebbero caduti.
Ad esempio sul nome di Edmondo Cirielli per la Campania. Il diretto interessato, però, adesso nutre dubbi. Per questo si ragiona ancora di un profilo civico.
Almeno in Puglia la strada sembra invece decisa, a favore di Mauro D’Attis (FI).
La Campania è vicina a essere chiusa. La Lega si è sfilata dalla corsa per poter rivendicare con più forza un suo nome in Veneto. Il nome favorito è sempre stato quello del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, di FdI, che però – dicono – adesso sarebbe meno convinto
Continuano quindi a salire le quotazioni dell’avvocato Giosy Romano, presidente della Zes unica del Mezzogiorno: un nome fatto inizialmente da Forza Italia, rimesso sul tavolo mercoledì scorso con l’ok della Lega, e che gode della stima di Meloni e di Raffaele Fitto, che lo nominò un anno fa alla guida della Zes.
Per altro, ragionano nella maggioranza, è un uomo vicino agli ambienti del governatore del Pd Vincenzo De Luca e capace, quindi, di intercettare un elettorato più ampio. I sondaggi riservati non lasciano però spazio a grandi entusiasmi: il centrodestra parte in svantaggio di 15 punti.
L’argomento più spinoso, il Veneto, arriva a cena quasi conclusa, con il rischio di rovinare a tutti la digestione. Salvini continua a puntare i piedi perché considera inaccettabile non avere nessun candidato della Lega nelle cinque regioni al voto e
abbandonare la fortezza veneta, poi, in favore di un candidato di Fratelli d’Italia, sarebbe un problema anche per gli equilibri interni al partito.
Lui propone Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga veneta, mentre Meloni insiste sul nome del suo senatore, Raffaele Speranzon. Il compromesso al quale si lavora con più insistenza nelle file di Fratelli d’Italia, nelle ultime ore, è quello di far cadere la scelta su un civico.
Uno che abbia il profilo di Francesco Rocca, presidente del Lazio, che proveniva dalla Croce Rossa, ma con un passato da militante nella destra missina. E poi va trovato un accordo con Luca Zaia, e non solo sul nome del candidato.
Meloni non vuole che Zaia si presenti con una sua lista personale, perché lo vede come uno strumento per poter dettare legge sulla futura giunta. Il governatore però non demorde: «C’è sempre stata e non è lesa maestà. Rappresenta un’ampia porzione di elettorato che spesso non vota centrodestra». È evidente a tutti i commensali: per risolvere i problemi del Veneto, una cena non basterà.
(da Repubblica)
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