Genova
CI VUOLE UN SOGNO DA REALIZZARE : RABBIA E ORGOGLIO COME DICEVA ORIANA
Riportiamo l’intervento del ns. direttore pubblicato su “ il Giornale” del 4 gennaio 2008, in merito al dibattito aperto nelle pagine genovesi sul tema “ Lo stato dell’opposizione” che ha visto succedersi i contributi dei maggiori esponenti locali di Centrodestra.
Ill.mo dott. Lussana,
gli interventi di Enrico Musso e Michele Scandroglio, nell’ambito del dibattito da Lei stimolato circa “lo stato dell’opposizione” a Genova, danno spunto a una serie di riflessioni che sottoponiamo ai suoi lettori. Ponendoci delle domande a cui tutti insieme dovremmo dare risposte oneste e adeguate. In primis, per “fare una opposizione non troppo morbida” ( come ha indicato Enrico Musso) occorrono uomini adatti e motivazioni forti. Non tutti gli uomini sono idonei “per tutte le stagioni”, il miglior oppositore non e’ detto che un domani possa automaticamente essere il miglior assessore e viceversa. Il centrodestra negli Enti locali genovesi ha pochi “politici” che sappiano “mordere le caviglie” degli avversari e molti “dormienti” o “aspiranti assessori per grazia ricevuta” (forse per quello leggono solo le rassegne stampa, come Lei ha sottolineato). La capacità di aggregazione elettorale di Berlusconi diventa un handicap se uno pensa che tanto i voti arrivano lo stesso, grazie alle sue “invenzioni” e si determina un clima di “vivere nell’attesa” della caduta di Prodi. Secondo aspetto : il centrodestra a Genova in poco tempo ha con successo individuato e promosso a candidati tre “esterni” (Biasotti, Musso e Renata Oliveri) che hanno portato una percentuale di voti personali ben oltre la somma dei vari partiti che li appoggiavano. Rappresentano un “valore aggiunto” che non può essere liquidato una volta terminate le elezioni ( “adesso che siete serviti, grazie e fatevi pure da parte”) , ma dovrebbero rappresentare sempre un punto di riferimento, proprio per la loro indipendenza dai partiti i quali dovrebbero semmai fare un passo indietro o rimodulare i rispettivi ruoli senza stupide gelosie. Musso non deve chiedere scusa della “sua inesperienza”, perchè ha dimostrato con il suo entusiasmo di portare “aria nuova” in un ambiente dove molti “esperti” sanno solo contendersi i posti di prima fila, per poi assopirsi durante lo spettacolo. Musso sottolinea poi che “capo dell’opposizione devono riconoscerti gli altri”, un concetto giusto come principio, ma non applicabile in un esercito composto da politici che si sentono tutti generali e nessuno diligente e umile soldato. L’unica soluzione sarebbe una “disciplina di partito” che non esiste ( in Comune ci sono esponenti dello stesso partito dove ognuno va per conto suo o litiga davanti a tutti, figurarsi se parliamo poi di coalizione), una disciplina che andrebbe ristabilita una volta per tutte. Ha ragione Scardoglio a parlare di “prima i doveri e poi i diritti” o di “necessità di un cambiamento culturale”, ma per essere tutti credibili all’esterno occorrerebbe prima dimostrare al nostro interno che tale principio siamo i primi ad applicarlo senza remore. Concludo con l’aspetto che ritengo prioritario : una battaglia seria per una presenza culturale nella nostra città , liberandoci della egemonia gramsciana della società civile. Faccio un esempio : una citta’ pulita , con servizi efficienti, trasporti frequenti, aiuole fiorite, meno inquinamento, controlli ambientali, meno delinquenza potrebbe essere una città governata sia dalla sinistra che dalla destra indifferentemente. Questa mania del’efficientismo fine a stesso, senza una filosofia delle scelte, senza un ideale di società , senza un “sogno da realizzare”, senza priorità morali , senza anima e socialità vera, sta uccidendo le “differenze” che invece devono riemergere tra due concezioni diverse della vita , dei valori, della società . A tutto vantaggio della Sinistra che dalla massificazione delle coscienze ha solo da guadagnare. Ridisegnare una città non e’ solo compito di un architetto, ma anche di chi sa parlare al cuore , alla mente, alla coscienza di un individuo, sa stimolare orgoglio e passione, appartenenza e fiducia in una comunità umana. Meno burocrazia aziendale e più “cultura delle diversità ” , meno rassegnazione e più orgoglio nelle proprie idee, meno pedissequa “gestione dell’esistente” e più “culto della sfida” in tutti i campi, culturale, sociale e morale. E tanta coerenza nei comportamenti, questo chiede il popolo di centrodestra ai propri eletti : quello che Oriana chiamava “la rabbia e l’orgoglio”.
Con stima
Riccardo Fucile
( Destra di Popolo)
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