GIOVANE DISABILE VENDUTA DAL PADRE OTTIENE GIUSTIZIA DOPO 18 ANNI: E’ L’ITALIA DEI LAVORI DA DIFENDERE CONTRO GLI INVASORI?
GLI ALTRI UOMINI COINVOLTI NON SONO STATI IDENTIFICATI O E’ SCATTATA LA PRESCRIZIONE… AVEVANO ABUSATO DI LEI ANCHE I NONNI
Per avere giustizia ha atteso diciotto anni.
Disabile, oggi affidata a una comunità , quando era ancora minorenne (all’epoca andava alla scuola media) veniva «venduta» dai genitori a clienti molto anziani, amici e conoscenti della coppia.
Anche i due nonni avevano abusato di lei. Decine e decine di incontri sessuali con uomini di cui la ragazza sapeva spesso dire solo un nome o una professione.
Morti o prescrizioni
La giustizia è arrivata tardi e tra l’altro è stata parziale: va a punire solo un colpevole, il padre. Molti degli uomini che hanno avuto appuntamenti con la ragazzina, infatti, non sono mai stati identificati; altri se la sono cavata prima ancora dell’udienza preliminare, per prescrizione dei reati.
La madre e altri due clienti, invece, sono morti nelle more di un processo partito tardi. Dei quattro condannati a Novara nel 2011, due sono stati assolti in Appello. E un terzo, una sorta di padre putativo cui la ragazza veniva affidata in più occasioni, è stato prosciolto in Cassazione per prescrizione.
Il silenzio del paese
Alla fine, nella drammatica storia di disagio e di ripetute violenze sessuali, solo il padre della giovane, G.G., pagherà per quanto accaduto nel silenzio di un paese alle porte della città , dove tanti sapevano e pochi hanno parlato: nei giorni scorsi l’uomo è stato raggiunto dal personale della Squadra Mobile che gli ha notificato un ordine di carcerazione per scontare una condanna a 8 anni di carcere.
Dopo un rimpallo in Cassazione, che aveva annullato con rinvio a una nuova Corte d’Appello. La vittima ha subito ogni genere di umiliazione. L’imputato ha atteso quasi vent’anni per essere riconosciuto colpevole: si è fatta addirittura fatica a rintracciarlo per portarlo in carcere. Tutto è venuto alla luce il 5 giugno 1999: dopo pedinamenti e servizi di osservazione della polizia, era stata trovata in campagna in compagnia di un habituè, ex guardia giurata, in atteggiamenti inequivocabili. L’uomo era finito in manette.
L’aiuto della professoressa
A lui si era arrivati grazie a un’insegnante di sostegno che aveva raccontato al preside le confidenze della bimba. Venne fuori uno scorcio di vita familiare raccapricciante di cui, il processo ne dà atto, molti erano a conoscenza.
Quando andava alle elementari, la bambina era stata costretta ad assistere ai rapporti sessuali di papà e mamma, per imparare.
Aveva solo undici anni quando incontrò i primi clienti: abiti succinti, trucco, profumo, «conciata come una prostituta», secondo i testimoni.
E poi botte e minacce se per caso diceva «no». Un’interminabile serie di abusi in luoghi appartati. Il pretesto con cui la convincevano a frequentare uomini più anziani di lei era quasi sempre uguale: «Così impari bene a leggere».
(da agenzie)
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