GLI AMICHETTI DI RENZI: COSI’ EATALY TAGLIA E AFFETTA I LAVORATORI
FIRENZE, A CASA 60 DIPENDENTI NEGLI ULTIMI SEI MESI.. OGGI LO SCIOPERO DEI DIPENDENTI: “FARINETTI SANTONE? NO, SQUALO CAPITALISTA”
Da 120 dipendenti a meno della metà in appena otto mesi. No, non è un piano messo in atto da Sergio Marchionne per rilanciare la Fca che inchioderà al tavolo per mesi i sindacati a discutere. No. È quanto già accaduto a Eataly Firenze, senza neanche disturbare Cgil, Cisl e Uil perchè i contratti in questione erano di quelli atipici, senza garanzie, e la rappresentanza sindacale lì dentro non c’è.
Solo nell’ultimo mese, 13 lavoratori del supermercato di lusso sono stati lasciati a casa. E così gli “schiavi”, come si definiscono, hanno deciso di rispolverare i vecchi metodi di lotta: sciopero e picchetti. Per 48 ore.
Da questa mattina e per tutta la domenica. Certo a incrociare le braccia saranno in pochi, per timore delle possibili ritorsioni, ma quelli che sono stati già lasciati a casa (e sono ormai quasi la maggioranza) si presenteranno fuori dal negozio a protestare e illustrare a chi si avvicina quali sono le condizioni di lavoro nel meraviglioso mondo Eataly.
Il negozio ha aperto nel dicembre 2013. Dei 120 dipendenti iniziali, una dozzina avevano contratti a tempo indeterminato, gli altri sono stati reclutati attraverso due società interinali, Openjob e Adecco.
Al rinnovo dopo il primo mese ai “dipendenti” viene proposto un part time da 20, 24 o 30 ore, che però in realtà è un full time: la fascia oraria prevista è dalle ore zero alle 24, da lunedì alla domenica.
Le paghe? Dai 6 agli 8 euro lordi orari. Gli stipendi variano in media tra 600 e i 1.000 euro.
Dopo quattro o sei mesi il contratto scade di nuovo. E a giugno iniziano i problemi. Molti non vengono rinnovati. L’azienda inizia a tagliare.
Sulla bacheca appare un avviso con cui Eataly riduce l’acqua ai dipendenti e comunica loro che hanno a disposizione una bottiglietta da mezzo litro al giorno.
Sull’avviso qualcuno scrive: “Siete degli schiavisti”. Q
uel ‘siete’ è Eataly ed Eataly è Natale Farinetti detto Oscar, grande sostenitore e amico del premier Matteo Renzi, che aveva intenzione di nominarlo ministro del suo esecutivo.
Farinetti è “uno di quelli che ci indica la strada”, per usare le parole precise pronunciate da Renzi per presentare Farinetti alla Leopolda 2013.
Ma aveva già partecipato a quella del 2012. E distribuito ricette. Non di cibo ma di riforma del lavoro.
“Governo e parti sociali devono trovare un accordo più profondo per il futuro del Paese: mettere in condizione chi fa impresa di poter arricchire l’azienda e i collaboratori e di potersi liberare di chi non ha voglia di lavorare”, dice al Corriere della Sera nell’ottobre 2012.
Al Fatto Quotidiano che aveva sollevato il problema delle forme contrattuali adottate nei suoi supermercati, garantì: “Entro due anni assumiamo tutti, abbiamo dato lavoro a tremila persone”. Era il dicembre 2013.
A Firenze ne sono rimaste una sessantina. All’ingresso, però, come in tutti i santuari del buon cibo sparsi in Italia, è appeso il “Manifesto dell’armonia di Eataly”, redatto di suo pugno da Farinetti. Una sorta di decalogo motivazionale.
“Il primo modo per stare in armonia con le persone è saper ascoltare cercando spunti per cambiare o migliorare le proprie idee”, recita il punto due.
“Il denaro può allontanare dall’armonia. Bisogna avere sempre ben presente che il denaro è un mezzo e non un fine. Deve essere meritato”, si legge al punto tre.
Ma allora, si chiedono i lavoratori di Eataly, perchè l’azienda non ha mai accettato di incontrare i dipendenti?
E perchè se il denaro non è così importante le paghe sono minime?
Risposte che cercano di avere con lo sciopero di oggi e domani. Intanto hanno ricevuto il sostegno dei Cobas e la solidarietà dell’unica opposizione presente a Palazzo Vecchio: i consiglieri Tommaso Grassi, Giacomo Trombi e Donella Verdi.
“È il nuovo modello renziano di azienda: costruire un impero, aprire negozi a ripetizione, tutto a spese della collettività e dei dipendenti che hanno contratti da fame”, ha detto Grassi ieri annunciando che sarà presente al presidio davanti Eataly. Infine è arrivata la Cgil cittadina che ha bollato come “inaccettabile che si viva solo di interinale” e ha proposto a Farinetti di avviare un tavolo.
Ma intanto i contratti scadono. Non è mica Marchionne.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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