GLI ITALIANI SI ATTACCANO AL TRAM… E LASCIANO A CASA L’AUTO
NEL 2008 IL 2% DI ITALIANI HA RINUNCIATO ALL’AUTO PRIVATA OPTANDO PER IL MEZZO PUBBLICO… IL GOVERNO DOVREBBE INTERVENIRE CON UN PIANO DI INVESTIMENTO SULLA QUALITA’ DEI MEZZI ( DUE ANNI PIU’ VECCHI DELLA MEDIA UE)… VIENNA HA 600 KM DI CORSIE PREFERENZIALI E UNA VELOCITA’ MEDIA DEI BUS DI 20 KM ALL’ORA, ROMA NE HA SOLO 100, CON UNA VELOCITA’ SOTTO I 12 KM ALL’ORA
Circa il 2% degli italiani ha rinunciato nel 2008 all’auto privata, optando per il trasporto pubblico e quindi bus e metropolitane, quali mezzi preferiti per gli spostamenti urbani e in particolare per raggiungere il posto di lavoro.
Ogni giorno quasi un milione di persone ha lasciato l’auto parcheggiata sotto casa, oppresso non tanto dalle prospettive quotidiane di code e infruttuose cacce al parcheggio, quanto dall’onere crescente prima dei costi del carburante, quindi della crisi economica.
Secondo l’Asstra, l’associazione che raggruppa le 215 aziende pubbliche che trasportano ogni anno 5,4 miliardi di passeggeri, si tratta di una vera e propria rivoluzione dei costumi, o meglio di un “attimo fuggente”, un’occasione unica e irripetibile per invertire il trend del trasporto italiano e avviare a soluzione i problemi di congestione ed inquinamento dei grandi centri urbani.
In tal senso Asstra chiede al governo di cogliere questa opportunità , dando continuità a quella finanziaria 2008 che aveva finanziato il settore e che rischia di restare un evento isolato.
Secondo Asstra “è indispensabile intervenire con un piano decennale d’investimenti sulla qualità dei mezzi ( l’Italia ha una flotta di bus due anni più vecchi rispetto alla media Ue) e sul numero dei servizi offerti”.
Secondo una recente stima, il costo della congestione del traffico urbano nelle maggiori città italiane ha sfiorato il tetto di 10 miliardi annui.
Costo che non tiene conto dei danni sociali da inquinamento provocati da bus euro0 ed euro1, la cui produzione di particelle inquinanti è 15 volte superiore a quella di un bus euro4 e la cui produzione di particolato è addirittura 50 volte più grande rispetto a quella di un mezzo di ultima generazione. Occorre poi intervenire sia sulle procedure che sulle scelte amministrative.
Vienna ha 600 km di corsie preferenziali e una velocità media dei bus di 20 km all’ora, mentre Roma, con soli 100 km di corsie gialle, assiste all’imprigionamento dei suoi mezzi pubblici, costretti a viaggiare sotto i 12 km all’ora.
Un altro problema sono le tariffe e i sostegni pubblici. In 12 anni il costo delle aziende di trasporto pubblico è aumentato del 30,5% mentre le risorse pubbliche destinate al settore sono cresciute del 16,5% e la produzione chilometrica di servizio del 10%.
Ma l’efficientismo interno delle aziende che ha consentito di coprire il gap tra ricavi e costi, non è comunque sufficiente a superare le contraddizioni del sistema tariffario, sotto gli standard europei. Solo in Belgio i ricavi da tariffe coprono il 31% dei costi, come in Italia.
In Francia si sale al 34%, in Olanda al 40%, in Svezia al 55% e in Germania al 70%. L’abbonamento medio mensile italiano è di circa 30-35 euro, contro i 68 che si pagano a Parigi e Madrid, i 70 di Berlino e i 130 di Londra.
Certamente con un’altra offerta ( vedi metropolitane efficienti) e con un’altra velocità e frequenza di viaggio.
Con la crisi alle porte, potrebbe essere il momento adatto per un reale cambio di marcia da parte del trasporto pubblico locale, investendo in nuovi mezzi e tecnologie e delineando una politica del trasporto che favorisca l’uso del mezzo pubblico, decongestionando il traffico nelle grandi città .
E l’imput deve arrivare dal governo, con incentivi e sostegni.
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