GRANDI PURGHE NELLA LEGA LENINISTA: SISTEMATI IN LISTA I FEDELISSIMI DI SALVINI SONO STATI FATTI FUORI TUTTI GLI ALTRI IN ODORE DI “GIORGETTISMO”
SILURATI RAFFAELE VOLPI, PAOLO GRIMOLDI E IL RESPONSABILE ENTI LOCALI DEL PARTITO STEFANO LOCATELLI – IN PIEMONTE ESCLUSO PAOLO TIRAMANI, A BRESCIA È SALTATO TONI IWOBI (PRIMO SENATORE DI ORIGINE AFRICANA), A UDINE MARIO PITTONI
La telefonata che nessuno voleva ricevere pare sia arrivata a tutti sabato pomeriggio.
Telefonata seguita da una raccomandazione: anche chi è fuori dalle liste, o in posizione traballante, mantenga uno stile da vero leghista. Ovvero eviti proteste, esternazioni e accuse. Poco consone all’ultimo partito leninista d’Italia.
E così le scelte dolorosissime «perché non si può dire di sì a tutti», ma soprattutto perché la Lega rischia di passare dagli oltre 190 parlamentari attuali a meno di un terzo, sono state fatte e comunicate. Il risultato? Dentro le chat private dei leghisti si è scatenato l’inferno, con qualche schizzo di fuoco e fiamme finito pure sui social.
I tre «sacrifici» che più stanno destando scalpore sono quelli dei deputati Raffaele Volpi e Paolo Grimoldi e del responsabile Enti locali del partito Stefano Locatelli.
Volpi, bresciano, già sottosegretario alla Difesa e presidente del Copasir, oltre che commissario del partito in varie regioni del Sud, un tempo era considerato vicinissimo a Salvini e spesso lo ospitava pure nella sua casa romana. Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto verrà escluso tout-court.
«A un uomo serio e preparato si sono preferiti gli yes man, gli Angelucci e i Lotito – si sfoga una carissima amica di Volpi, facendo il verso proprio allo slogan scelto dalla Lega per la campagna elettorale – #Credo che molti leghisti si vedano più in Volpi che in Lotito, perché è un uomo che con Giorgetti e Calderoli è stato alla guida degli enti locali in Lombardia».
Già, Giorgetti e Calderoli. Gli antagonisti di Salvini sostengono che il criterio adottato per stilare le liste sia stato proprio quello di premiare, più che le competenze o il curriculum, la distanza dagli altri big leghisti e la fedeltà al segretario.
Solo così si spiegherebbe la decisione di piazzare Grimoldi, ex leader dei Giovani Padani e segretario in Lombardia, e Stefano Locatelli, uomo chiave dell’organizzazione, al terzo posto nei dei listini proporzionali rispettivamente in Brianza e a Bergamo.
Stessa sorte toccata a Cristian Invernizzi, capo-bastone della bassa bergamasca. Mentre il nome di Daniele Belotti, storico capo ultrà dell’Atalanta e altrettanto storico presentatore del raduno di Pontida, non comparirà proprio sulla scheda.
Ma è così un po’ in tutto il Nord Italia: a Brescia è saltato Toni Iwobi (primo senatore di origine africana), a Udine Mario Pittoni. «Il Capitano ha dovuto far fuori anche le sue seconde linee, ma si è garantito un gruppo di soldati fedelissimi – spiega un ex leghista -. Gente che lo seguirà qualunque piega prenderà la legislatura ».
(da La Stampa)
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