Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
“LA PACE SIA CON VOI. UNA PACE DISARMATA E UNA PACE DISARMANTE, UMILE E PERSEVERANTE” – “DIO CI VUOLE BENE. DIO VI AMA TUTTI E IL MALE NON PREVARRÀ” – “IL MONDO HA BISOGNO DELLA SUA LUCE. L’UMANITÀ NECESSITA DI LUI COME IL PONTE PER ESSERE RAGGIUNTA DA DIO E DAL SUO AMORE. AIUTATECI ANCHE VOI, POI, GLI UNI GLI ALTRI, A COSTRUIRE I PONTI CON IL DIALOGO”
La Pace sia con tutti voi.
Fratelli, sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo risorto. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente.
Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole, ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva a Roma. Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero. Quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione.
Dio ci vuole bene. Dio vi ama tutti e il male non prevarrà. Siamo tutti nelle
mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti, mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede.
Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi, gli uni gli altri, a costruire i ponti con il dialogo, con l’incontro, unendo per essere un solo popolo, sempre in pace. Grazie a Papa Francesco. Voglio ringraziare anche tutti confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro.
Camminare insieme a voi come chiesa unita, cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura per proclamare il Vangelo, per essere missionari. Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”.
In questo senso, possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che il quale, la quale Dio ci ha preparato. Alla chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme come essere una chiesa missionaria, una chiesa, una chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le faccia aperte a tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo, l’amore.
E se mi permettono anche una parola, un saluto a tutti, in modo particolare a Perù. Un popolo fedele ha accompagnato dal suo Vescovo, ha condiviso la sua fede, tanto, tanto, essendo chiesa fedele di Cristo.
A tutti voi fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo, vogliamo essere una chiesa sinodale, una chiesa che cammina, una chiesa che cerca sempre la pace, cerca sempre la carità, cerca sempre di essere vicino, specialmente a coloro che soffrono.
Oggi il giorno della supplica alla Madonna di Pompei. Nostra madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione,
il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, però per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo, e chiediamo questa grazia speciale di Maria, nostra madre.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
PREVOST E’ STATO A CAPO DELL’ORDINE DEGLI AGOSTINIANI PER 12 ANNI
Leone XIV, Robert Francis Prevost, è un frate agostiniano. Ed è il primo papa agostiniano della storia.
È stato priore generale dell’ordine che si ispira a Sant’Agostino di Ippona, uno tra i grandi padri della Chiesa, dal 2001 al 2013. La sua opera più famosa sono le Confessioni, la sua frasi più famosa, così viene tradizionalmente riportata, è “Ama e fa ciò che vuoi”.
Quello degli agostiniani è un ordine mendicante che fu fondato nel 1244, anche se lo stesso Agostino guidava gruppi di monaci alla fine del IV secolo dopo Cristo e per loro scrisse una vera e propria regola, che prevedeva una vita comune.
Nel medioevo eremiti agostiniani seguivano la regola del loro ispiratore, ma erano sparsi in tutta l’Europa, così il papa Innocenzo IV decise di riunirli facendo loro eleggere un priore generale. Questo priore, fin da allora, è la guida di tutti gli agostiniani del mondo, determinando le attività principali di tutti i frati, molti dei quali sono stati poi consacrati anche sacerdoti.
Gli agostiniani, il cui numero si è molto ridotto nel mondo negli ultimi decenni seguono una regola denominata ufficialmente “Regula ad servos Dei” breve ma contenente importanti precetti. Tra questi, l’obbligo di carità e povertà, l’ascesi, la castità, la povertà, il perdono delle offese, l’obbedienza e l’esortazione all’osservanza della regola.
L’Ordine conta attualmente appena 2800 frati sparsi in 47 Paesi in tutti i continenti. I frati sono, perlopiù, impegnati in opere di carità. La sede centrale dell’Ordine agostiniano è a Roma. Lo scorso anno l’attuale pontefice partecipò alle celebrazioni per Santa Rita a Cascia.
(da Fanpage)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
NATO A CHICAGO, HA ANCHE LA CITTADINANZA PERUVIANA… VICINO ALLA VISIONE DI PAPA FRANCESCO MA NON DISPIACE AI CONSERVATORI: UNA CHIARA SCELTA DI COMPROMESSO
È l’americano Robert Francis Prevost il nuovo Papa. Da oggi giovedì 8 maggio 2025 è
Leone XIV. Il nuovo Vescovo di Roma è nato a Chicago, nell’Illinois, il 14 settembre 1955: i genitori sono Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole. Ha due fratelli: Louis Martín e
John Joseph. Il 30 gennaio 2023 Papa Francesco lo ha nominato prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. Ma chi è il Papa scelto in soli tre scrutini dai 133 cardinali elettori?
Chi è Papa Leone XIV
Nel 1977 ha studiato scienze matematiche e poi ha preso il diploma in filosofia all’Università di Villanova a Filadelfia. Il 29 agosto 1981 è entrato nel mondo religioso. Poi una grande carriera: l’anno successivo ha ottenuto il Master of Divinity presso la Catholic Theological Union di Chicago. E sempre nel 1982 è stato ordinato presbitero a Roma da monsignor Jean Jadot. Ma non si è fermato a Roma, dove ora resterà.
Ha prestato servizio in più zone del mondo, ma soprattutto in America Latina: nel 1985 è stato inviato nella missione agostiniana in Perù e ha prestato servizio come cancelliere della diocesi di Chulucanas e vicario parrocchiale della parrocchia della cattedrale della Sacra Famiglia di Nazareth a Chulucanas fino al 1986.
Infatti ha doppia cittadinanza: oltre a quella statunitense, Prevost è anche cittadino peruviano, avendo infatti preso servizio per anni in America Latina. Sarebbe ritornato a Chicago nel 1999, due anni dopo è stato eletto priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino.
Apprezzato da Papa Francesco: Bergoglio nel 2014 lo ha nominato amministratore apostolico di Chiclayo e vescovo titolare di Sufar. Dal marzo del 2018 al gennaio 2023 è stato secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana. Dall’8 maggio 2025 è il nuovo Papa.
Il nuovo Papa è vicino alla visione di Papa Francesco
Politicamente, Prevost viene percepito come un centrista, ma su alcune tematiche sociali ha mostrato aperture considerate progressiste. Come spiega The College of Cardinals Report, “su temi chiave, il Cardinale Prevost parla
poco, ma alcune sue posizioni sono note. Sarebbe molto vicino alla visione di Papa Francesco riguardo all’ambiente, all’attenzione verso i poveri e i migranti, e all’incontro con le persone là dove si trovano.
L’anno scorso ha dichiarato: ‘Il vescovo non dovrebbe essere un piccolo principe seduto nel suo regno‘. Ha sostenuto la modifica della prassi pastorale voluta da Papa Francesco per permettere ai cattolici divorziati e risposati civilmente di ricevere la Santa Comunione.
Prevost appare lievemente meno favorevole rispetto a Francesco nel cercare il favore della lobby LGBTQ, ma ha mostrato un moderato sostegno a Fiducia Supplicans”.
Due vicende legate agli abusi sessuali del clero hanno lambito la figura di Prevost. La prima risale ai primi anni 2000, quando, da provinciale agostiniano a Chicago, fu coinvolto in un caso di ospitalità a un sacerdote già condannato per pedofilia. Più recentemente, durante il suo episcopato a Chiclayo (Perù), è stato accusato di aver gestito con scarsa trasparenza un’indagine su due sacerdoti accusati di molestie. La diocesi ha replicato affermando che Prevost seguì le corrette procedure canoniche, ascoltò le vittime e trasmise i dossier al Dicastero per la Dottrina della Fede.
(da Fanpage)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
ABBIAMO CONTROLLATO LE SUE AFFERMAZIONI
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per la prima volta da un anno e mezzo, si è presentata al Senato per rispondere alle domande delle opposizioni nel premier time. A parte lo scontro aperto con Matteo Renzi, sono stati molti i temi trattati da parte delle opposizioni, che hanno chiesto alla leader del governo di esprimersi sulle spese militari, le bollette, la sanità, la gestione degli arrivi di persone migranti.
Ma, come avvenuto in passato, ci sono stati diversi passaggi nelle parole di Meloni che sono sembrati, se non falsi, perlomeno parziali.
Questioni su cui la presidente del Consiglio ha scelto di ignorare in parte la realtà, per far sembrare l’operato del suo governo migliore di quanto non sia davvero, o per scaricare le responsabilità su altri. Come quando ha detto che i ritardi sulle liste d’attesa dipendono dalle Regioni – che però sono governate i
maggioranza dal centrodestra – o quando ha rivendicato i risultati sui centri migranti in Albania.
Liste d’attesa, Meloni scarica la responsabilità sulle Regioni
Sul tema delle liste d’attesa, la presidente del Consiglio ha aperto dicendo di dover fare “un appello alle Regioni”. Poi ha spiegato che il fatto che il decreto varato quasi un anno fa dal governo non abbia avuto nessun effetto significativo sulla sanità pubblica non è colpa dell’esecutivo: “Noi ogni anno stanziamo delle risorse, e non le gestiamo: le gestiscono le Regioni. Ma la responsabilità, secondo voi, è tutta del governo”, ha detto, rivolgendosi alle opposizioni.
“Il governo ha fatto un decreto sulle liste d’attesa, in cui ha chiesto di poter fare alcune cose, visto che la responsabilità, anche secondo voi, è sempre nostra: poter eventualmente intervenire con dei poteri sostitutivi quando non si riesce a governare le liste d’attesa come riteniamo”. Il riferimento è a una norma che permetterebbe al governo di intervenire direttamente, ‘aggirando’ i poteri regionali sulla sanità, se una Regione non riesce a rispettare certi criteri sulle liste d’attesa.
Ma finora tutte le amministrazioni regionali si sono opposte: “Le Regioni trasversalmente su questo non sono d’accordo. Però almeno gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà, altrimenti noi siamo semplicemente quelli che devono stanziare i soldi e essere responsabili di quello che non funziona”. Insomma, nel suo discorso la presidente del Consiglio si è limitata a scaricare la responsabilità altrove, preoccupandosi soprattutto di chiarire “agli italiani” che non è colpa sua.
A sentirla descrivere la situazione sembrerebbe che il governo abbia le mani legate. Ma, innanzitutto, le Regioni hanno il diritto di opporsi a una normativa se la legge glielo concede, e di chiedere che venga cambiata – non è una ‘colpa’. In più, e soprattutto, bisogna ricordare che su venti Regioni, ben tredici sono
governate dal centrodestra. Ovvero dalla stessa maggioranza che sostiene il governo Meloni. E se un esecutivo non riesce a trovare una soluzione che metta d’accordo non tanto le opposizioni, ma nemmeno le amministrazioni regionali che sono del suo stesso colore politico, allora qualche responsabilità c’è. Anche se così non è secondo la presidente del Consiglio.
Migranti in Albania, l’ennesimo attacco ai giudici
Rispondendo a un’altra domanda sulla questione Albania, Meloni ha colto subito l’occasione per attaccare la magistratura. “Abbiamo deciso di usare i centri realizzati in Albania come ordinari Cpr”, ha ammesso, e “abbiamo così iniziato a trasferire migranti irregolari in attesa di rimpatrio. A seguito di questa nuova disposizione alcuni Tribunali pare stiano stiano disponendo il ri-trasferimento in Italia, ove il migrante avanzi una domanda di protezione internazionale, anche quando questa sia manifestamente infondata”.
È vero che in più di un caso la richiesta di asilo è stata il motivo che ha spinto a riportare in Italia delle persone che erano state trasferite in Albania. Ma il motivo non è che “alcuni Tribunali” hanno agito di loro iniziativa, come sembra suggerire Meloni.
Il punto è che, per le norme italiane e internazionali chi richiede asilo non è una persona “irregolare”, ma un richiedente asilo, appunto. E quindi non può essere rimpatriato fino a quando non si è stabilito se abbia diritto o meno a essere accolto. E non si può decidere che questa richiesta è “manifestamente infondata”, come vorrebbe la presidente del Consiglio. È la conseguenza, insomma, di un errore giuridico del governo.
Meloni ha insistito: “Mi corre l’obbligo di condividere con voi quale sia il curriculum di queste persone a cui dovremmo considerare di dare protezione internazionale: quasi tutti i migranti trasferiti in Albania si sono macchiati di reati molto gravi, tra cui si annoverano furti, rapine, porto abusivo d’armi,
tentati omicidi, violenze sessuali, pedopornografia, adescamento di minore, atti osceni in prossimità di minore. Qualcuno vuole a ogni costo fa restare queste persone in Italia, noi invece vogliamo rimpatriarle”.
Al di là di quel “quasi” che lascia margini incerti, è una retorica non nuova per l’estrema destra, utilizzata anche da Donald Trump negli Stati Uniti. Ma la realtà è che la legge si applica nello stesso modo a tutti, e anche il governo deve rispettarla.
Il presunto successo dei Cpr albanesi
Sull’Albania, poi, la presidente del Consiglio ha rivendicato: “Alla fine di questa settimana oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà già stato rimpatriato, in tempi che sono molto veloci, a dimostrazione di come le procedure e la strategia che abbiamo messo in campo, nonostante i tentativi di bloccarle per ragioni chiaramente ideologiche, stiano funzionando”.
Furbescamente, ha evitato di parlare di numeri assoluti. Anche se non ci sono aggiornamenti ufficiali, si può dire che da quando il governo ha fatto marcia indietro rispetto ai piani iniziali e trasformato i centri in Albania in Cpr sono state trasferite alcune decine di persone.
Migranti scelti, peraltro, senza un criterio chiaro. Non solo la percentuale citata da Meloni non tiene conto, con tutta probabilità, delle persone che erano state inviate nei centri nei mesi prima di questa trasformazione in Cpr, e che erano sempre state rispedite in Italia. Ma per di più non c’è nessun elemento per spiegare perché questi rimpatri dovrebbero essere un successo legato alla “strategia” del governo in Albania.
Quando il governo ha ammesso il fallimento dell’esperimento precedente, i centri albanesi sono diventati in tutto e per tutto dei Cpr come gli altri che si trovano sul territorio italiano. E allora perché quei rimpatri che sono avvenuti dall’Albania non avrebbero potuto avvenire dall’Italia, risparmiando un bel po’
di soldi pubblici per gli spostamenti? Meloni non l’ha spiegato in nessun modo.
La “supercazzola” sulla spese per il riarmo
Infine c’è il tema del riarmo, su cui sia Azione che il Movimento 5 stelle – ma in parte anche Alleanza Verdi-Sinistra – hanno insistito. In particolare, il M5s e Giuseppe Conte hanno accusato Meloni di aver risposto con una “supercazzola”. È vero?
In gran parte la premier ha ribadito cose già dette. Ha di fatto confermato che il governo per raggiungere il 2% del Pil in spese militari (come chiesto dalla Nato) vuole usare un trucco contabile e, in sostanza, inserire nella casella ‘spese per la difesa’ del bilancio anche cose che finora non ci rientravano, ma che invece potrebbero ricaderci. Una mossa i cui dettagli devono ancora essere chiariti, ma che permetterebbe di fare bella figura con gli alleati senza spendere davvero di più.
Poi però Meloni ha anche detto che c’è l’intenzione di “rilanciare la traiettoria di potenziamento delle nostre capacità di difesa”. Una formula poco chiara, e su cui non è più tornata. Tanto che, mentre il M5s ha parlato di “supercazzola”, anche Carlo Calenda (che sicuramente non può essere considerato un simpatizzante del Movimento) ha risposto in modo simile al termine della risposta a lui rivolta, anche se in modo più diplomatico: “Vorrei sapere se noi compriamo qualche missile in più rispetto ai 63 che secondo il suo ministro noi abbiamo in caso di un attacco. Se c’è uno stanziamento di bilancio che aumenta, e in che misura, al netto del riconteggio che faremo”. Insomma, è vero che la presidente del Consiglio, interrogata sulle spese militari (un argomento divisivo anche nella sua maggioranza) ha evitato di rispondere.
(da Fanpage)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
LA DIRETTIVA SCONFESSA SALVINI E LE NUOVE NORME CHE HA INTRODOTTO: LE REGOLE PUNIVANO ANCHE CHI AVESSE FATTO USO DI STUPEFACENTI GIORNI PRIMA DI METTERSI AL VOLANTE E NON FOSSE RISULTATO “ALTERATO” ALLA GUIDA
Per essere accusati di guidare sotto l’effetto di droghe e vedersi ritirare la patente
bisognerà aver assunto sostanze stupefacenti in un periodo «prossimo» alla guida del veicolo. È questo il passaggio centrale della circolare che i ministeri dell’Interno e della Salute hanno inviato alle Prefetture di tutta Italia. Si tratta delle linee guida per l’accertamento dello stato di alterazione al volante che di fatto sconfessano il nuovo Codice della strada voluto da Matteo Salvini.
La misura sulle droghe aveva creato dure critiche all’impianto della legge e persino Vasco Rossi fu protagonista di uno scontro con il ministro dei Trasporti. «Dal 14 dicembre il ministro Salvini ha fatto in modo per il vostro bene che se anche avete fumato una canna una settimana prima e venite fermati
potete essere arrestati immediatamente e vi viene ritirata la patente per tre anni», aveva detto il cantante in un video sui social.
Salvini rispose invitando il rocker di Zocca a «parlare con le vittime della strada». Le sanzioni stabilite dal nuovo Codice per chi fa uso di sostanze stupefacenti, infatti, prescindono dagli effetti sulla capacità di guidare e sono legate solo al principio attivo rinvenuto nel corpo.
La circolare adottata l’11 aprile scorso chiarisce invece che «diversamente dalla precedente formulazione», ci deve essere uno stretto collegamento tra l’assunzione della sostanza e la guida del veicolo, in modo tale che la droga «produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida». Il documento spiega inoltre che la presenza dei principi attivi degli stupefacenti debba essere determinata solo attraverso test salivari da parte della polizia stradale che poi ha il compito di inviare le analisi a un laboratorio di tossicologia forense per la conferma.
Sulla vicenda pesa però il rischio di incostituzionalità dopo che il gip del Tribunale di Pordenone ha depositato un’ordinanza in merito. La Consulta deciderà se è legittimo far scattare le sanzioni per la sola presenza di sostanze stupefacenti nell’organismo del conducente, indipendentemente dal fatto che l’interessato si trovi in stato di alterazione. L’ordinanza sulla costituzionalità del Codice esamina anche la possibilità che il conducente non sia dedito alle droghe, ma in cura con farmaci che contengono sostanze psicotrope.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
ALL’EPOCA L’AIUTO VENNE EROGATO DALL’INPS SULLA BASE DEI DATI FISCALI PROVVISORI, ALCUNI DEI QUALI SOTTOSTIMATI. UNA VOLTA CHE QUESTI SONO STATI CONSOLIDATI, CHI HA POI “SFORATO” LA SOGLIA DEI 20 MILA EURO DOVRÀ RESTITUIRE 150 EURO, CHI HA SUPERATO IL TETTO DEI 35 MILA EURO RESTITUIRÀ 350 EURO
Non è ancora andata del tutto in porto la distribuzione dell’ultimo bonus bollette da 200 euro da poco sbloccato dal governo che una parte degli italiani saranno costretti a restituire i soldi ricevuti nel 2022. E per molti pensionati italiani, soprattutto quelli con gli assegni più bassi, saranno dolori perché a partire dal mese di giugno l’Inps fa scattare il recupero delle somme percepite impropriamente.
Già a inizio anno l’istituto aveva fatto saper di aver completato le verifiche ed ora passa all’incasso decurtando in automatico l’assegno mensile sino ad un massimo di 350 euro a colpi di 50 euro al mese. Gli interessati, se nel frattempo non hanno ricevuto una comunicazione ufficiale tramite la piattaforma digitale SEND (Servizio Notifiche Digitali) perché poco «digitalizzati» come capita a tanti pensionati, se ne accorgeranno solamente una volta presa visione del prossimo cedolino.
Per farlo dovranno però aspettare quanto meno il 3 giugno dal momento che a causa delle festività (di mezzo ci sono una domenica e la festa del 2 giugno) i termini di pagamento da parte dell’Inps sia attraverso le Poste che in banca slitteranno di qualche giorno rispetto al tradizionale primo giorno del mese.
Le somme che l’Inps intende recuperare sono quelle relative ai bonus introdotti nel 2022 con i decreti Aiuti e Aiuti-ter per contrastare il caro energia. In particolare i bonus oggetto di restituzione sono il bonus da 200 euro che spettava ai pensionati con reddito 2021 fino a 35.000 euro e quello aggiuntivo da 150 euro destinato ai pensionati con reddito 2021 inferiore a 20.000 euro, una platea quest’ultima particolarmente alta visto che toccava quota 13,7 milioni di persone.
Tre anni fa l’Inps ha erogato questi bonus in modo automatico, sulla base dei dati fiscali provvisori. Una volta ottenuti dall’Agenzia delle Entrate i dati reddituali definitivi del 2021 a fine 2024 l’Istituto ha completato le verifiche sull’effettiva spettanza dei bonus facendo scattare il recupero a carico di tutti quei soggetti che non ne avevano diritto.
I pensionati che nel 2021 hanno superato le soglie reddituali previste dovranno restituire le somme ricevute a suo tempo. Chi ha superato la soglia dei 20.000 euro ma non i 35.000 euro dovrà restituire 150 euro, chi invece ha superato il tetto dei 35.000 euro restituirà entrambi i bonus, per un totale di 350 euro.
La restituzione avverrà in modo rateale, con trattenute mensili da 50 euro alla volta che partiranno proprio dal rateo di giugno. In base all’importo da restituire, le trattenute potrebbero esaurirsi con agosto oppure protrarsi sino a fine anno. Nel caso in cui non sia possibile la trattenuta diretta è previsto che l’Inps invii l’avviso di pagamento tramite PagoPa.
Per verificare la fondatezza della richiesta dell’Inps e la propria situazione occorre verificare la propria posizione reddituale. Ed oltre a considerare l’importo della pensione, che magari resta anche abbondantemente sotto le soglie previste per i due bonus, bisogna conteggiare eventuali redditi aggiuntivi come rendite finanziarie e introiti legati agli affitti e per questo è fondamentale consultare la propria dichiarazione dei redditi del 2021.
Non è detto che l’Inps notifichi a tutti le trattenute, in ogni caso sia che si riceva una comunicazione o meno, è possibile verificare il dettaglio delle trattenute sul cedolino pensione che è disponibile sul sito Inps nell’area personale MyINPS.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
LO HA DECISO IL TRIBUNALE CIVILE DI TORINO, NELL’AMBITO DEL PROCEDIMENTO PER DIFFAMAZIONE PER UNA SERIE DI ARTICOLI USCITI SUL QUOTIDIANO DIRETTO DA TRAVAGLIO TRA IL 2019 E IL 2020 – “FOTI APPARIVA COLPEVOLE DI FATTI DI CUI EGLI È TOTALMENTE ESTRANEO” – LUCARELLI AVREBBE POI PARLATO DELLO PSICOLOGO COME DEL RESPONSABILE DI FALSI ABUSI E MANIPOLAZIONI DI PROCESSI E DI MINORI
Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli dovranno risarcire lo psicologo Claudio Foti –
assolto in via definitiva per il caso Bibbiano – con 65mila euro, ai quali se ne aggiungono ulteriori 15mila per la sola Lucarelli.
Lo ha deciso il Tribunale civile di Torino nell’ambito del procedimento per diffamazione per una serie di articoli usciti su Il Fatto Quotidiano tra il luglio del 2019 e l’ottobre del 2020.
Articoli in cui il professionista appariva “colpevole di fatti di cui egli è totalmente estraneo” – si legge nella sentenza -, venendo indicato in particolare come l’autore di un “metodo” che avrebbe portato al suicidio la bidella di Cagliari Agnese Usai, indagata per abuso.
Lucarelli avrebbe poi parlato di Foti come del responsabile di falsi abusi e manipolazioni di processi e di minori.
La condanna – commenta il difensore Luca Bauccio – è un atto di giustizia e una
conquista di civiltà: l’informazione non può trasformarsi in gogna e il diritto di critica non può diventare pretesto per perseguitare chi è solo un indagato, ossia un presunto innocente.
Claudio Foti è stato trasformato in un colpevole e in un mostro senza prove, per pura speculazione. A nessuno – prosegue il legale – dev’essere consentito ergersi a giudice di cittadini e Lucarelli non è al di sopra di questa regola. I processi mediatici e le lapidazioni della folla, come è accaduto a Claudio Foti, non sono degni di un Paese civile”.
Una condanna che per il legale rappresenta “l’ennesima riprova che attorno a Bibbiano in tanti si siano mossi come avvoltoi a caccia di vantaggi di notorietà e di voti, dai politici a certi influencer che hanno accesso alle pagine più importanti dei giornali senza che nessuno controlli e una verifichi quello che scrivono.
L’informazione deve rispettare la realtà e deve farsi carico del rispetto delle persone. Non basta essere indagati per essere trasformati in mostri. Finora, infatti, abbiamo raccolto assoluzioni. Selvaggia Lucarelli ne prenda atto e chieda scusa a Claudio Foti per la sua spietata gogna. Noi andremo avanti perché la verità su quegli anni terribili venga del tutto a galla”.
(da agenzie)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
LO STALLO È SUL NOME DI SIMONA AGNES, IN QUOTA GIANNI LETTA… SENZA UN ACCORDO, LA COMMISSIONE È SOSTANZIALMENTE IN OSTAGGIO: È BLOCCATA DA MESI E NON SI RIUNISCE NEMMENO PER LE QUESTIONI ORDINARIE
Nuova fumata nera in Commissione di Vigilanza Rai, convocata questa mattina per la votazione sulla presidente della tv pubblica. Erano presenti solo Stefano Graziano del Pd, Maria Elena Boschi e Anna Maria Furlan di Iv, Maurizio Lupi di Noi Moderati.
È l’ottava volta che la votazione va a vuoto per mancanza del numero legale. Lo stallo è dovuto alla scelta della maggioranza di disertare le sedute, a seguito della mancata intesa con la minoranza di dare il proprio appoggio alla candidatura di Simona Agnes, sostenuta da Forza Italia
Senza un accordo, la commissione di Vigilanza Rai, organo di controllo e supervisione dell’emittente pubblica, è bloccata da mesi e non si riunisce neanche per le questioni ordinarie. Questo nonostante gli appelli della presidente M5s Barbara Floridia.
Le opposizioni, in apertura dei lavori in Aula, hanno fatto un appello ai presidenti delle Camere perché “intervengano per sbloccare la situazione della Vigilanza Rai”. “La maggioranza – ha detto il capogruppo in commissione Stefano Graziano (Pd) – non viene e fa auto-ostruzionismo e non consente di votare ma la cosa ancora più grave è che tiene in ostaggio e non fa svolgere i lavori della commissione di Vigilanza, è un fatto molto grave”.
Alla richiesta si è associata Iv con la capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi: “Ci metterà meno il Conclave a eleggere il nuovo Papa che questo Parlamento a esprimere un parere sul presidente della Rai che per legge deve essere legittimato dalle Camere”. Alla richiesta si sono associate M5s e Avs.
“I presidenti di Camera e Senato – ha proposto Marco Grimaldi di Avs – incontrino i presidenti della Vigilanza: non è possibile che da sette mesi la commissione sia bloccata, è un boicottaggio politico che nega all’informazione pubblica uno strumento di tutela del pluralismo per altro in un momento delicato come quello referendario”.
“Il Movimento cinque stelle – ha detto Gaetano Amato – si unisce alla richiesta: il fatto che la commissione di Vigilanza venga tenuta in ostaggio dalla maggioranza ha a che fare con la democrazia e la libertà: non è possibile che le forze di opposizione per esercitare un diritto debbano sottoporsi a un ricatto di questo tipo”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Maggio 8th, 2025 Riccardo Fucile
POZZOLO RACCONTA CHE, DA SUBITO, IL PARTITO GLI HA IMPOSTO IL SILENZIO, LASCIANDOLO NEL FANGO – IL CAPOGRUPPO DONZELLI HA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO IL 13 MAGGIO, PER DECRETARE L’ESPULSIONE DI POZZOLO… L’AFFAIRE HA RIANIMATO IL BLOCCO GIA’ IN ROTTA CON IL DUO DELMASTRO-DONZELLI, COMPRESA L’ALA CHE FA RIFERIMENTRO A CROSETTO
C’è grande agitazione dentro Fratelli d’Italia. Tutta “colpa” della testimonianza inedita
di Emanuele Pozzolo, che andrà in onda domenica sera a Report, su
Raitre.
La versione fornita dal deputato – sospeso da Fratelli d’Italia dopo lo sparo nella notte tra il 31 dicembre 2023 il gennaio 2024 e a processo per porto abusivo di armi – smentisce le versioni su quanto avvenne quel Capodanno, fornite finora dai partecipanti alla festa.
Secondo le parole di Pozzolo, affidate alla trasmissione di Sigfrido Ranucci, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro era all’interno dei locali della Pro loco di Rosazza al momento dello sparo che ferì Luca Campana, genero di Pablito Morelli, caposcorta di Delmastro.
Il deputato pistolero racconta anche che, da subito, il suo partito gli ha chiesto il silenzio e ha deciso che tutto il fango derivante da quella storiaccia avrebbe dovuto ricadere su di lui.
Gira voce dentro Fratelli d’Italia che, saputo dell’intervista fatta da “Report” a Giovanni Donzelli sulla vicenda dello sparo di capodanno e sulle pressioni fatte dal partito a Pozzolo, il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, abbia scongiurato Pozzolo di dimettersi. Il deputato però non ha ceduto, e quindi potrebbe essere presto espulso.
Bignami avrebbe convocato il direttivo del gruppo per il prossimo 13 maggio per valutare il profilo disciplinare di Pozzolo, che è stato invitato a produrre memorie e documenti.
Tradotto: il parlamentare è destinato a essere cacciato dal partito. Una strana accelerazione visto che finora il gruppo non aveva mai chiesto ufficialmente la sua espulsione, ma lo aveva solo sospeso, prendendo tempo.
Dentro Fratelli d’Italia intanto c’è fermento: il blocco romano (Francesco Filini, Sara Kelany, ovvero i più vicini a Donzelli-Delmastro-Lollobrigida) non manda giù il rospo e vorrebbe maggiore incisività.
Ma la vicenda Pozzolo potrebbe ridare vigore agli avversari di Donzelli: su tutti
Manlio Messina, a cui è stata sfilata la gestione di Fdi in Sicilia. E poi c’è Alessia Ambrosi sospesa da FdI per 15 giorni senza che si sia mai capito perché. E c’è anche l’ala che fa riferimento a Guido Crosetto, che è in rotta da tempo con il duo Donzelli-Delmatro
(da agenzie)
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