GRASSO PRIMA MINACCIA DI CHIAMARE LA POLIZIA, POI CERCA LA MEDIAZIONE
RESTA ALTA LA TENSIONE AL SENATO DURANTE LA RIUNIONE DEI CAPOGRUPPI
Le opposizioni al terzo giorno di votazioni sul disegno di legge sulle riforme costituzionali ottengono la prima vittoria, dopo ore di estenuante ostruzionismo, imboscate disinnescate dalla maggioranza, trucchi e cori in Aula che hanno portato allo scontro aperto con il presidente Piero Grasso.
Con 154 a favore, 147 contrari e 2 astenuti, passa un emendamento della Lega Nord, firmato dal leghista Stefano Candiani, vicepresidente vicario del gruppo del Carroccio, già segretario del partito per la provincia di Varese e scatenatissimo sugli emendamenti-trappola.
La sua proposta di modifica non ha la portata di quelle sul Senato elettivo (tutte bocciate): dà anche al Senato le competenze sui temi etici e i diritti civili.
Ma assume un significato politico perchè si tratta della conferma che la maggioranza con il voto segreto è più debole.
Mentre la tecnica del “canguro” — ritenuta legittima dalla giunta per il regolamento — ha bruciato qualche altro centinaio di emendamenti — la tensione tra le opposizioni e il presidente del Senato continua a essere molto alta.
Sul rifiuto di concedere il voto segreto la Lega ha detto che è “scappato come fanno i ladri di notte”.
Alla ripresa dei lavori, nel pomeriggio, i deputati di Lega ed M5s intonano il Va’ pensiero e al rientro in Aula di Grasso e cominciano a scandire “Li-ber-tà , li-ber-tà …”.
Appena il presidente sospende si siedono, ma riscattano in piedi e ricominciano quando Grasso riavvia i lavori, facendo impazzire i commessi.
Succede in tutto 4 volte.
Paralisi, caos, bagarre.
Quando viene approvato l’emendamento Candiani le opposizioni esplodono in grida di gioia. Il ministro Maria Elena Boschi guarda grillini e leghisti che si abbracciano, si baciano, si battono il 5 e fanno segno di vittoria.
Grasso continua a fare da parafulmine. Gli dicono di tutto: “Vergogna”, “sei scappato come un ladro”, lo accusano di “continui soprusi e violazioni del regolamento”, di essere parziale, di “aver favorito i contraenti del patto del Nazareno” rendendo inutile il dibattito al Senato.
Tanto che inizia a circolare la voce di un possibile “Aventino” dei grillini, intenzionati ad abbandonare il Senato.
Ci si mette anche il capogruppo del Pd Luigi Zanda che attacca duramente Grasso per un eccesso di discussione, chiedendo di procedere al voto senza rallentamenti.
Ancora sospensioni, rallentamenti, urla e strepiti.
E una interminabile capigruppo, convocata da Grasso per sedare un po’ gli animi dopo la richiesta di ripetere un voto, finisce con la minaccia di Lega e M5s di un’ininterrotta protesta in Aula, che il presidente gela con la controminaccia di far ricorso alla sicurezza per tirare ad uno ad uno fuori dall’Aula i ribelli.
Dice polizia, poi sosterrà che intendeva i commessi d’Aula (che il regolamento del Senato definisce “polizia del Senato”).
Alla ripresa dei lavori si è scusato: “La stanchezza mi ha fatto dire polizia d’udienza. Capite, dopo 43 anni… In realtà non voglio assolutamente gestire l’assemblea con modi autoritari”.
Toni più distesi alla ripresa della seduta del Senato alle 21 dopo l’alta tensione che si è registrata durante tutta la giornata e nella riunione dei capigruppo.
Ma è sufficiente l’intervento di Pietro Ichino (Sc), che torna sulla questione del voto sull’emendamento Candiani bis, del quale le opposizioni hanno chiesto l’annullamento, a riportare la tensione in Aula, con le proteste dell’opposizione.
Si va avanti fino a mezzanotte, ma va considerato che, dopo l’assurdo contingentamento dei tempi, i gruppi che si oppongono alle riforme hanno quasi esaurito i minuti a loro disposizione in Aula.
A M5s sono rimasti 20 minuti e 10 secondi, Sel ha esaurito i propri tempi, risultando addirittura “in credito” di 46 minuti, alla Lega restano 10 minuti e 31 secondi, a Gal 4 minuti e 24 secondi.
Il contingentamento aveva assegnato anche un “minutaggio” ai dissidenti dei gruppi che sostengono le riforme.
A quelli del Pd rimangono 4 minuti e 24 secondi, a quelli di Fi solo 14 secondi. Per quanto riguarda Ncd, i dissenzienti hanno ancora 2 minuti e 46, quelli di Pi 1 minuto e 3 secondi, ai dissenzienti di Sc restano tutti i 18 i minuti che loro spettavano.
Una delle tante assurdità , diretta conseguenza di come si è voluta imporre una riforma senza un ampio consenso tra tutte le forze politiche.
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