BOTTE, MALORI E BARELLE: SENATRICE NCD ALL’OSPEDALE, UN LEGHISTA COLTO DA MALORE
LE PROVOCAZIONI DI RENZI, LA SUDDITANZA DI GRASSO E IL KILLERAGGIO DI ZANDA HANNO OTTENUTO IL RISULTATO DI BLOCCARE IL SENATO
Alle 22,20 Grasso prova ad andare avanti tra le urla: “Questa gazzarra deve finire, non sospendo l’Aula”. Pausa. Strepiti.
“Come? Un senatore si è fatto male? Sarete responsabili anche di questo”.
La seduta è sospesa.
Involontariamente un commesso ha urtato, nella foga, con la Bianconi che stava provando a sedare i leghisti.
Il senatore Consiglio della Lega è sdraiato a terra. A causa di un malore, per un calo di pressione.
Esce dall’Aula in barella.
Riforma arenata. Dalla tregua fragile alla quasi rissa.
Salta così la fragile tregua raggiunta da Grasso. Con una nuova sfasatura tra la presidenza del Senato e il governo.
Col presidente del Senato che aveva raggiunto una sospensione delle ostilità con i ribelli. È nel corso di una riunione prima delle 21,00 nel suo studio con i capigruppo di Lega, Cinque stelle e Sel che ottiene un ammorbidimento dei toni prospettando una “pausa di riflessione”.
L’idea è quella di calendarizzare il decreto carceri per svelenire il clima una mezza giornata e poi riprendere la discussione sulla riforma.
Una linea che cozza con le indicazioni date dallo stato maggiore del Pd. “Riprendiamo le votazioni, presidente” scandisce Zanda in Aula, dopo che Cinque stelle, Lega e Sel assicurano la tregua con interventi morbidi, all’insegna del “chiudiamo la brutta pagina di oggi e riprendiamo domani”.
L’input di Zanda, che arriva direttamente da Renzi e dal ministro Boschi, alimenta i sospetti anche all’interno del gruppo del Pd: “Renzi sta forzando al massimo. Sembra che stia cercando l’Incidente”.
Già , l’Incidente. Il timore della rissa aleggia per tutto il giorno in Senato. E blocca la discussione sulla riforma.
L’Aula è ferma dalle 13,30 ora in cui viene stoppato l’emendamento Candiani. A un certo punto i commessi, attorno alle 19,30, scendono dai piani verso l’Aula col passo dei poliziotti in assetto anti-sommossa.
I deputati grillini arrivano dalla Camera per unirsi a quella che pare una protesta annunciata dai senatori. “Faremo casino”, “preparatevi a tumulti”: i beep dei telefonini dei giornalisti segnalano messaggi con gridi di guerra.
Sul sito dell’Agi compare una ricostruzione in base alla quale Grasso avrebbe minacciato di “chiamare la polizia”.
Il portavoce di Grasso, a capigruppo in corso, spiega che si tratta di un equivoco visto che il riferimento era agli assistenti d’Aula e non alla polizia di Stato.
Quando il presidente del Senato, alla riapertura della seduta alle 20, prende la parola, il rischio di una scazzottata epocale è concreto.
Nervi tesi, basta un niente per creare l’Incidente. Si riparte con toni civili in Aula. In Aula il presidente del Senato chiede se è opportuno passare alla discussione del decreto carceri.
Il killer Zanda chiede di andare avanti e votare la riforma.
Tregua saltata. E quasi rissa.
Ma il coraggioso Renzi in aula non si presenta. O forse aspetta la scorta dei servizi.
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