GRILLO ORA MINACCIA CONTE, PRONTO A PORTARLO IN TRIBUNALE PER IL SIMBOLO A CINQUE STELLE
CONTE NON INTENDE CEDERLO E CHIEDE AGLI ISCRITTI DI CAMBIARLO
Lo rivendicano tutti. Giuseppe Conte è convinto che sia suo e di averlo blindato grazie alle regole dell’ultimo statuto. Per Beppe Grillo è l’estrema arma in suo possesso e farà di tutto affinché non risulti spuntata. Il simbolo M5s, anzi i simboli, le associazioni, almeno tre quelle succedute negli anni, aperte e mai chiuse, sono l’oggetto del contendere, al centro dell’ultimo scontro tra il presidente del partito e il garante.
Il comico genovese ora è in assetto di guerra, pronto a tornare al centro della scena. Ricostruisce la storia non più troppo recente, ripensa ai vari contrassegni, quello con le stelle, un altro con l’indirizzo del blog, tutti ostaggio del ginepraio di norme, strutture e sovrastrutture di cui si è sempre dotato il partito per poi, talvolta, restarne vittima. Quindi cerca una soluzione. L’ultima minaccia del fondatore, che considera l’ex premier incapace e poco più di un azzeccagarbugli, suona così: «L’avvocato taglia il mio contratto da consulente e io porto via il simbolo». La sua mossa non può che passare da una battaglia in tribunale: di sicuro complicherà la vita al Movimento, che sta per rinnovarsi nella costituente di fine novembre.
La pista dei soldi, come spesso accade in questi casi, è da seguire con attenzione. Togliendo a Grillo i 300mila euro annui per la consulenza, l’ex premier tenta di indebolire una possibile causa legale che comunque avrebbe un costo notevole. L’ex premier, in un colloquio con Repubblica, si è giustificato spiegando che il fondatore «non potenzia l’immagine del M5s, ma la compromette», dunque non ha senso rinnovare un accordo che si basa sulla comunicazione. E ha smentito il «parricidio», declassato a questione «marginale» in un evento del Corriere.
Al garante, dunque, non resta che rimpossessarsi del logo e dargli una nuova vita con l’aiuto di 5Stelle o ex, come Virginia Raggi o Danilo Toninelli, ma anche Alessio Villarosa e altri, che gli sono rimasti fedeli e stanno brigando con lui in questa fase. D’altronde ciò che più preoccupa Conte è vedere il simbolo M5s stampato su una scheda elettorale in corsa contro il suo nuovo Movimento. Teme che il brand e il comico genovese possano drenare non pochi voti.
Nelle ultime ore Grillo sta lavorando a una ricostruzione della storia dei diversi soggetti cinquestelle. Nel 2017, quando a Rimini Luigi Di Maio venne incoronato capo politico per acclamazione, esistevano due associazioni che usavano il logo registrato dal fondatore. La prima era stata creata nel 2009, ma si scoprì che non poteva partecipare alle elezioni politiche, quindi nel dicembre 2012 ne è nata un’altra. Cinque anni dopo, con le nuove elezioni alle porte, per superare altri problemi legali, Di Maio e Davide Casaleggio hanno fondato una terza associazione stringendo un accordo con Grillo per l’uso del simbolo. Tutto ciò è adesso nelle mani di Conte ma le due associazioni esistono ancora e il garante è pronto a togliere la polvere e a capire come superare i problemi che erano stati rilevati. Inoltre fa notare che l’ultimo statuto, quello in cui è stata inserita la figura del presidente, recita che quest’ultimo «è responsabile dell’utilizzo del simbolo». Responsabile, va ripetendo Grillo, «non significa proprietario per la vita».
Ma di certo, per adesso, è in uso a Conte. L’assemblea costituente vuole cambiarlo. Oggi i 330 “saggi”, scelti per sorteggio, redigeranno un documento nel quale confluirà la necessità, emersa durante la fase di ascolto, «di modificare o il nome o il simbolo, adeguandoli ad una immagine che va rinnovata, in linea con le prospettive strategiche attuali». L’obiettivo di Conte è far sparire l’attuale logo. Grillo ritiene che non possa succedere senza il benestare il garante. Parola agli avvocati.
(da repubblica.it)
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