I COMMERCIANTI VOGLIONO RIAPRIRE SUBITO: “E’ QUESTIONE DI VITA O DI MORTE”
CONFCOMMERCIO: “SERVONO SOLDI A FONDO PERDUTO”
Rabbia e timore tra i commercianti dopo l’annuncio delle misure che saranno introdotte a partire dal 4 maggio.
E i timori sono dettati dall’allontanarsi della riapertura per molti di loro. Molto critico nei confronti delle decisioni annunciate da Conte Carlo Sangalli, vertice di Confcommercio: “La fase 2 rinvia la riapertura degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e di tante attivita’ del turismo e dei servizi. Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro – ha detto – in queste condizioni diventa vitale il sostegno finanziario alle aziende con indennizzi a fondo perduto che per adesso non sono ancora stati decisi. Bisogna invece agire subito e in sicurezza per evitare il collasso economico di migliaia di imprese”.
Poi si rivolge a Conte: “Chiediamo al presidente conte un incontro urgente, anzi urgentissimo per discutere di due punti: riaprire prima e in sicurezza; mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto a favore delle imprese”.
Sulla stessa linea i rappresentanti del settore della moda: “Questa sembra la cronaca di una morte annunciata . Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessità di cassa di un settore che vive sulla stagionalità . Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35mila persone”.
Così in una nota il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi. E ancora: “Si prefigura un pericolo per la tenuta della filiera e, da questo punto di vista, sollecitiamo Confindustria Moda ad un’assunzione di responsabilità per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un’intera stagione, attraverso il diritto di reso”. La scelta del governo, per Borghi, non è comprensibile dal momento che “l’Inail ha classificato il nostro settore a basso rischio e che è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza”.
Per la Fipe, che rappresenta barisi e ristoratori, la misura è colma: “I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno.
Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro”.
Secondo Fipe “Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza”.
(da Open)
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