I CRIMINALI AL SERVIZIO DI NETANYAHU ATTACCANO IN ACQUE INTERNAZIONALI LA FREEDOM FLOTILLA: DRONI CON SOSTANZE URTICANTI E POI L’ASSALTO CONTRO LA NAVE UMANITARIA CHE PORTAVA AIUTI ALIMENTARI A GAZA
NESSUNA DIFFERENZA TRA I TERRORISTI DI HAMAS E I CRIMINALI DI GUERRA CON LIBERTA’ DI GENOCIDIO
Poco dopo mezzanotte, un gruppo di navi veloci circondano la Madleen. Un’ora dopo, uno sciame di droni lancia sul ponte una sostanza urticante che brucia gli occhi e soffoca.
Dalla radio arrivano rumori assordanti, alternati a messaggi che intimano di cambiare rotta mentre i telefoni iniziano ad andare a singhiozzo e la linea crolla. E parte l’abbordaggio dell’Idf. “Le comunicazioni con la Madleen sono state interrotte. L’esercito israeliano ha sequestrato la nave”, è l’allarme subito lanciato dall’ong su Telegram e canali social. “L’equipaggio – avvisano – è stato rapito dalle forze israeliane”.
Attorno alle 2.30 di domenica notte, l’Idf ha assaltato e abbordato la nave umanitaria della Freedom Flotilla, che con un carico di aiuti, “scortati” da 12 volontari fra cui Greta Thunberg e l’europarlamentare francopalestinese Rima Hassan, puntava a rompere l’assedio di Gaza. I militari hanno preso il controllo della nave che è stata dirottata al porto di Ashdod, dove ha fatto ingresso attorno alle 10.
Al momento, non è chiaro cosa ne sia degli attivisti. Un video diffuso nella notte dall’account X del ministero degli Esteri israeliano li mostra tutti raggruppati, con indosso i giubbotti di salvataggio, visibilmente tesi, mentre ricevono acqua e cibo da un soldato Idf. Il ministro della Difesa Israel Katz fa sapere di aver ordinato all’esercito di mostrare agli attivisti arrestati un video sull’attacco del 7 ottobre 2023. “È giusto che Greta l’antisemita – afferma Katz – e i suoi amici sostenitori di Hamas vedano esattamente chi è il gruppo terroristico Hamas che sostengono e per conto del quale agiscono, quali atti atroci hanno compiuto su donne, anziani e bambini, e contro chi Israele sta lottando per difendersi”.
Il racconto dell’attacco nei video dell’equipaggio
Le ultime notizie arrivate liberamente dall’equipaggio risalgono ai momenti concitati che hanno preceduto l’abbordaggio. “Ci hanno lanciato addosso dei prodotti chimici, guardate. Questo è un altro crimine di guerra, bloccare una nave umanitaria è un crimine di guerra”, dice in diretta Telegram la deputata Rima Hassan, prima che la comunicazione cada. A bordo c’è preoccupazione. L
e ultime immagini inviate dal ponte della nave lo mostrano chiaramente. Si cerca di mettersi al sicuro, ma la Madleen è piccola, nasce come barca da diporto, non ci sono posti in cui poter stare davvero al riparo. “Greta vai via di lì”, si sente dire in uno degli ultimi video. “Non sono pacifici, non sono pacifici”, urla Hassan.
L’operazione è iniziata attorno a mezzanotte e quindici, quando la Madleen navigava ancora in acque internazionali, a circa 50 miglia dall’egiziana Port Said e 100 da Gaza. Da bordo, gli attivisti hanno mandato un messaggio telegrafico su tutti i loro canali social. “È scattato l’allarme. Giubbotti salvagente su. Ci prepariamo a essere
intercettati”. In realtà, ha spiegato poco dopo Thiago Avila, uno dei volontari, era un falso allarme. O meglio, il preludio dell’imminente attacco.
“Improvvisamente siamo stati circondati da almeno cinque navi con i fari accesi, sono arrivate tutte insieme – ha raccontato dal ponte prima che arrivassero i droni – Probabilmente erano lance veloci israeliane, ci hanno girato attorno per un po’, dopo si sono allontanate”. Un modo per testare le reazioni, per misurare l’approccio? “Non sappiamo se verranno con l’intenzione di uccidere persone, o sarà una semplice intercettazione. Non sappiamo se si preparano a arrestarci e sequestrarci, o a dirottarci su Ashdod, se hanno intenzione di imprigionarci o altre opzioni in mente”, ragionava Avila. La risposta è arrivata poco dopo, quando i droni hanno iniziato a colpire il ponte con schiuma urticante e poi è iniziato l’attacco vero e proprio.
Le immagini registrate a bordo sono confuse. Le voci concitate. Sul profilo X del ministero degli Esteri israeliano è apparso un video che mostra un soldato comunicare con l’imbarcazione. “Utilizzando un sistema di comunicazione civile internazionale, la Marina israeliana ha ordinato allo ‘yacht da selfie’ di modificare la rotta a causa dell’avvicinamento a un’area vietata”. In realtà, la Madleen era ancora in acque internazionali quando l’attacco è iniziato, ma lì passa la cosiddetta “linea di contatto”, unilateralmente stabilita da Israele quando, oltre un decennio fa, ha imposto il blocco navale davanti alla Striscia.
A bordo sapevano che sarebbe potuto succedere. Anzi, ne erano certi. Dopo le indiscrezioni filtrate sulla stampa israeliana, la conferma ufficiale delle intenzioni del governo Netanyahu è arrivata nella giornata di domenica dal ministro della Difesa Israel Katz :
“Tornate indietro, non raggiungerete Gaza”, ha detto, rivolgendosi a Greta, bollata come “antisemita” e “ai suoi amici” della Madleen, definita uno “yacht da selfie”. “Ho già dato istruzioni all’Idf di impedire all’imbarcazione di rompere il blocco navale”.
Del resto, le avvisaglie di un intervento imminente c’erano già state. Ieri, più volte i sistemi di comunicazione della nave sono andati più off line, quelli di tracciamento anche. “Quando ci intercetteranno non potremo raccontare quello che succede perché butteranno giù i sistemi di comunicazione”, ha avvertito ieri con un video l’europarlamentare Rima Hassan, che insieme agli altri cinque volontari francesi ha rivolto un appello al presidente Macron.
“Macron, Starmen, governi di tutto il mondo, intervenite”
“La nostra è un’azione legale, politica e profondamente pacifica. L’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto che ci sia garantito un passaggio sicuro sottolineando che la gente di Gaza ha diritto a ricevere questi aiuti e che queste sono acque territoriali palestinesi, dunque Israele non può utilizzare la nostra presenza qui per arrestarci o all’intercettazione della nave”. Al presidente francese chiedono “di agire adesso, perché il mondo sta guardando. Usi tutta la pressione diplomatica che è necessaria per consentirci l’accesso in sicurezza a Gaza”.
Analogo invito è stato rivolto al premier britannico Keir Starmer. La Madleen batte bandiera britannica, “significa che il governo ha il dovere legale di proteggere la nave e i cittadini che sono a bordo”. Ma sono tutti i Paesi del mondo, dicevano da bordo, ad avere il dovere di intervenire. “Imponete a Israele di fermarsi. Non ha alcun diritto a ostacolare la nostra missione o rafforzare il blocco nave illegale che mantiene”. Appelli caduti nel vuoto.
Secondo un breve messaggio pubblicato nella notte sul profilo X del ministero degli Esteri israeliano tutti i passeggeri della Madleen “torneranno nei loro Paesi”. Sui tempi però nessuno si esprime.
Sui canali social del gruppo c’è solo un appello del team legale, insieme ai messaggi preregistrati degli attivisti, che già prima della traversata erano consapevoli dei rischi: “I volontari della Madleen sono stati sequestrati dalle forze di sicurezza israeliane. Sono cittadini stranieri di diversi Paesi. Facciamo pressione sui ministri degli Esteri perché sia garantita la loro sicurezza”.
(da agenzie)
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