I LEGALI DEGLI INDAGATI COINVOLTI NEL CASO DELLA DEGENERAZIONE URBANISTICA MILANESE VANNO AL CONTRATTACCO: “E’ UN TEOREMA GIUDIZIARIO, TROPPI GIUDIZI MORALI DEI PM AL POSTO DI ELEMENTI CONCRETI
L’EX ASSESSORE TANCREDI HA DIFESO IL PROPRIO OPERATO: “NON HO MAI AGITO PER I MIEI INTERESSI”. E HA CERCATO DI ALLONTANARE QUALSIASI COINVOLGIMENTO DEL SINDACO SALA
I toni più severi verso i magistrati li usa il legale di Giuseppe Marinoni. Troppi «giudizi morali» dei pm al posto di «elementi concreti». E l’inchiesta sull’urbanistica milanese è come «un processo alla città». Lo dice l’avvocato Eugenio Bono. Nella partita giudiziaria che ha scosso l’amministrazione di Beppe Sala, lui difende l’ex presidente della commissione per il Paesaggio, «il faccendiere» per la procura, ritenuto il perno «del
sistema di corruzione».
Ma il suo affondo sembra valere un po’ per tutti gli accusati. Al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano ieri è stato il giorno del contrattacco delle difese dei sei indagati per i quali i pm hanno chiesto il carcere o i domiciliari. Mentre, sempre ieri, un altro giudice rinviava a giudizio sei tra costruttori e funzionari comunali per il progetto Park Towers. Il quarto finito a processo nel filone urbanistico
A una settimana dalla convocazione per gli interrogatori preventivi — con il gip Mattia Fiorentini che ora si prenderà «un tempo congruo» per decidere — ecco il primo incontro tra le due parti davanti al giudice. Da una parte le ipotesi della procura, che ipotizza i «favori» a costruttori amici e le tangenti «mascherate» da consulenze per pilotare il sì al progetto da parte degli esperti.
Dall’altra i costruttori Manfredi Catella e Andrea Bezziccheri (difeso da Andrea Soliani), poi l’ex assessore Giancarlo Tancredi (con il legale Giovanni Brambilla Pisoni) e gli architetti Alessandro Scandurra e Giuseppe Marinoni, il manager Federico Pella (con il legale Marco Messora) a negare ogni addebito.
«Accuse infondate» in sostanza, mentre gli investigatori continuano a fare il loro lavoro — anche con l’analisi dei cellulari sequestrati all’ex assessore e a Catella — per accertare, se ci sarà, un livello più «politico» dell’indagine che possa chiarire perché l’ex assessore si interessasse più ad alcuni progetti e meno ad altri.
Respingere le accuse, escludere «interessi privati», depotenziare il bisogno degli arresti facendo un passo indietro su alcune cariche per sgombrare il campo dal rischio di reiterazione. Ecco la linea di difesa degli accusati. La sfilata davanti al gip inizia alle 9.45. Il primo è Marinoni, l’unico dei sei a restare in silenzio. Ai cronisti dice: «Se si risolve tutto, fra cinque anni vi voglio qui». Parla da sola invece la memoria difensiva, tagliente, depositata dal suo avvocato. A evocare un «teorema».
Critico con i pm: hanno «insistito nell’enfatizzare il giudizio morale» sugli indagati. Ed è troppo «connotato» scrivere «che (gli indagati) sarebbero guidati da una crescente avidità» o che assumono comportamenti «che si commentano da soli».
E, soprattutto, è «sproporzionata l’ampiezza dell’indagine, impostata come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell’intera città di Milano» quando l’imputazione riguarda la funzione della Commissione per il paesaggio. Pur ammettendo «comportamenti eticamente discutibili».
Arrivato come sempre sulla sua Vespa, ha parlato un’ora e mezza invece davanti al gip l’ex assessore Tancredi. Ha difeso il proprio operato: «Non ho mai agito per i miei interessi». Ha detto di aver lavorato «senza ombre e per la collettività» e di non aver mai ricevuto «utilità». E ha cercato di allontanare qualsiasi coinvolgimento del sindaco Sala. Le sue deleghe ora sono passate temporaneamente alla vicesindaca.
E mentre si fa scouting per il suo sostituto, si fa largo l’idea di affiancare al nuovo nome la figura di un super consulente alla legalità per dialogare con la procura. Potrebbe essere quella di Federico D’Andrea, per 30 anni alla Guardia di finanza e durante Mani Pulite parte attiva di molte fondamentali indagini della
procura.
(da agenzie)
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