I SOVRANISTI HANNO ABOLITO IL REATO DI ABUSO D’UFFICIO, COSI’ LA GOVERNATRICE LEGHISTA DELL’UMBRIA TESEI SE LA CAVA
MA RESTA LA VALUTAZIONE POLITICA SUL FATTO: TRE MILIONI DI FONDI REGIONALI ASSEGNATI ALL’AZIENDA URBANI TARTUFI, GESTITA DAL MARITO DI UN ASSESSORE REGIONALE E DOVE LAVORA IL FIGLIO DELLA TESEI
Troppi interessi in gioco. La governatrice dell’Umbria Donatella Tesei, quota Lega e ricandidata alle prossime regionali, e l’assessora alla programmazione europea al bilancio e al turismo Paola Urbani Agabiti avrebbero dovuto astenersi dalla votazione sullo stanziamento di fondi europei per lo sviluppo rurale. Almeno questa era la tesi dei magistrati di Perugia che le avevano indagate per abuso d’ufficio. Il reato è stato abrogato e ora la procura ha chiesto l’archiviazione.
La ricostruzione
La vicenda risale al 2021, quando la Regione predispone un bando dopo la pandemia per lo sviluppo di filiere agricole e circa tre milioni di fondi vanno all’azienda Urbani Tartufi. Un vero e proprio impero, con quattordici sedi, cinque marchi e trecento dipendenti. La sede principale è a Sant’Anatolia di Narco, paesino di 564 abitanti. Urbani Tartufi ne è il fiore all’occhiello.
Qui l’intreccio di conoscenze. L’azienda è gestita dal marito dell’assessora regionale. E lì lavora, da diverso tempo, il figlio della presidente Tesei.
L’esposto anonimo
In procura a Perugia arriva un esposto anonimo. E le indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza prendono il via. Gli accertamenti hanno riguardato due delibere di programmazione economica della Regione: prima lo stanziamento di fondi, poi la consultazione con le associazioni di categoria per individuare le filiere alle quali destinarli. Si è scelto olio, luppolo e tartufo. Per i bandi si sono costituite associazioni temporanee di scopi e per quella del settore tartufo si sono messe insieme un centinaio di aziende tra cui quella del marito dell’assessora. Caso archiviato. Non la querelle politica, a pochi giorni dal voto per il rinnovo della giunta e del consiglio regionale umbro.
Le reazioni
Il segretario del Pd locale, Tommaso Bori, attacca: «La notizia svela con tutta evidenza un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia». E ancora. «Il conflitto di interessi è palese. Sintomatico il fatto che l’indagine per abuso d’ufficio venga archiviata, soltanto per l’abrogazione del reato approvata dal governo Meloni e dalla sua maggioranza». Il Movimento 5 Stelle chiede chiarimenti.
(da agenzie)
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