GLI ITALIANI NON SONO PIÙ NEMMENO RISPARMIATORI, I SALARI BASSI E LA CRISI SI SONO MANGIATI IL GRUZZOLETTO MESSO DA PARTE NEGLI ANNI
L’ALLARME DI MATTARELLA ALLA GIORNATA DEL RISPARMIO: “OGGI IL 50% DELLA POPOLAZIONE NON È IN GRADO DI RISPARMIARE”
Il risparmio compie cento anni, almeno nell’accezione della sua Giornata mondiale, istituita appunto nel 1924. È tutt’altro in crisi quello degli italiani, con una massa che ha raggiunto i 5mila miliardi di euro. Però non è blandito, curato, ma al contrario tartassato e per questo spesso e volentieri se ne va all’estero, anziché essere usato come stimolo per gli investimenti nazionali, che poi dovrebbe essere una delle sue funzioni. O, cosa ancor peggiore, oggi resta «prevalentemente fermo sui conti correnti», ha sottolineato Giovanni Azzone, presidente di Acri.
Lo stato di salute del risparmio è stato analizzato appunto nella Giornata del centenario, per questo onorata dalla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’interno della cornice internazionale del Congresso dell’Istituto mondiale delle Casse di Risparmio rappresentate in Italia dall’Acri, l’associazione delle Fondazioni che di fatto hanno raccolto sul piano legislativo il testimone dalle Casse
La celebrazione è stata l’occasione per celebrare questo «bene individuale e collettivo» tutelato dall’articolo 47 della Costituzione, come ha ricordato Mattarella. Nel discorso il capo dello Stato ha sottolineato però, citando i dati della Banca d’Italia, che «oggi il 50% della nostra popolazione non è in grado di risparmiare ». Una situazione che porta a «gravi diseguaglianze» che l’aumento della povertà rischia di incrementare e che rende «prioritarie» per ogni governo la lotta all’inflazione e la tutela del risparmio.
Concepito anzitutto come riserva per far fronte a eventi improvvisi, ma anche come una «risorsa per il futuro», il risparmio però può anche essere indirizzato verso gli investimenti più produttivi, per esaltarne il suo valore collettivo e farlo arrivare a tante imprese che il canale bancario può finanziare.
Una risorsa che però non può essere forzata o vincolata nelle destinazioni, ma che deve trovare un ambiente favorevole o comunque non punitivo. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha ricordato ancora una volta che la tassazione invece spinge tante volte i risparmiatori italiani «ad investire all’estero», visto che in Italia il “gruzzolo” messo da parte è «pesantemente tassato »: è colpito dall’imposta ordinaria del 26%, senza «distinguere » rispetto agli usi più speculativi (tassati allo stesso livello), che si somma alla pressione fiscale sulle imprese che danno utili quando in esse il denaro è investito – e a quel bollo che «è di fatto una patrimoniale da abolire». E se le banche hanno evitato una nuova tassa in manovra, hanno comunque contribuito al Paese concordando un posticipo delle deduzioni per oltre 3,5 miliardi.
Sulla necessità di attrarre questi risparmi in Italia ha insistito anche il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta: «Il flusso annuo di risparmio privato supera oggi i 400 miliardi, un quinto del reddito nazionale», ha osservato. Solo parte di esso, tuttavia, è usato come fonte di finanziamento in Italia, una situazione da invertire.
(da agenzie)
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