IGNAZIO MARINO PERDE IL SECONDO ROUND: CONDANNATO IN APPELLO A DUE ANNI PER IL CASO SCONTRINI
IN PRIMO GRADO ERA STATO ASSOLTO, ULTIMA PAROLA ALLA CASSAZIONE
Assolto in primo grado, condannato nel secondo.
Il caso scontrini — che aveva provocato le dimissioni forzose — per Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, ha avuto un diverso destino davanti ai magistrati della corte d’Appello di Roma.
L’ex primo cittadino è stato condannato a due anni Le accuse di peculato e falso riguardano la vicenda delle cene consumate nei mesi in cui era primo cittadino e pagate con la carta di credito del Campidoglio.
Marino era anche imputato per truffa riguardo alla onlus Imagine della quale era presidente: reato quest’ultimo per il quale è stata confermata l’assoluzione.
La procura generale aveva chiesto per il chirurgo la condanna a due anni e mezzo per gli scontrini e l’assoluzione per la truffa.
La decisione dei giudici della Terza sezione della Corte d’Appello è arrivata dopo poco più di due ore di camera di consiglio.
Le accuse
A essere contestate sono 56 cene tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all’allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, “generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”.
Sempre secondo l’accusa, Marino aveva dato disposizioni alla sua segreteria perchè “inserissero indicazioni non veridiche”.
I ristoranti preferiti dall’allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città come Milano, Genova, Firenze e Torino. Marino, scrivevano gli inquirenti nella chiusura, avrebbe impartito “disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinchè formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute per le cene, inserendovi indicazioni non veridiche tese ad accreditare la natura ‘istituzionale’ dell’evento, ed apponendo in calce alle stesse la sua firma”.
Stando alle accuse del pm Roberto Felici, Marino avrebbe così indotto il personale della segreteria del Campidoglio a “redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa”.
L’ex sindaco era imputato anche per la gestione della onlus Immagine. La struttura, che si occupava di aiuti sanitari a Paesi in via di sviluppo, avrebbe messo in atto delle assunzioni fittizie tra il 2012 e il 2014, con soggetti inesistenti: e così facendo, avrebbe truffato l’Inps. Oltre a Marino, presidente dell’associazione fino al luglio del 2013, l’inchiesta vede indagati per truffa in concorso altre tre persone. Sulle richieste il gup Pierluigi Balestrieri deciderà la prossima settimana. Ma su questa contestazione i giudici non hanno accolto l’ipotesi dell’accusa.
Le dimissioni
Marino si era dimesso da sindaco di Roma l’8ottobre 2015 sotto la pressione degli stessi alleati. Pd e Sel, cioè i partiti che lo sostenevano al Campidoglio, gli avevano dato una sorta di ultimatum: il primo cittadino avrebbe dovuto farsi da parte oppure avrebbero deciso di sfiduciarlo nell’Assemblea capitolina, il consiglio comunale di Roma.
Uno stillicidio proseguito poi con una riunione di giunta in cui Marino era apparso praticamente solo, con le dimissioni rassegnate da tre assessori nominati in estate, come ultimo tentativo del Pd per raddrizzare una storia diventata sempre più storta, giorno dopo giorno, lontano anni-luce da quel giugno 2013 in cui il “sindaco marziano” era stato eletto.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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