IL CASO ZAMBELLI È UNA ROGNA PER I SOVRANISTI ITALIANA, LA DEPUTATA BRASILIANA, VICINA A BOLSONARO, ARRESTATA A ROMA IN SEGUITO A UN MANDATO DI CATTURA DELL’INTERPOL, HA SPEDITO UN PIZZINO: “MI ASPETTAVO UN TRATTAMENTO MIGLIORE DEI MIEI AMICI ITALIANI”
LA 45ENNE CONOSCE MOLTI DEI SEGRETI DEL NETWORK DI BOLSONARO, DA TRUMP A BANNON – HA INCONTRATO SALVINI, HA AVUTO CONTATTI CON ESPONENTI DI LEGA E FDI
A Repubblica ha detto, poco prima che la polizia le mettesse le manette ai polsi: «Sono la deputata più votata in Brasile. Mi aspettavo un trattamento migliore dei miei amici italiani». In Brasile, la notizia, è rimbalzata sui siti e sulle prime pagine dei quotidiani, nei titoli di ogni telegiornale: «Carla Zambelli è finita in manette in Italia».
E questo spiega perché l’arresto potrà avere grandi e gravi conseguenze nei rapporti tra Italia e Brasile, qualora la deputata non fosse estradata. Ma anche nella politica interna brasiliana perché Zambelli conosce molti dei segreti del mondo Bolsonaro, al quale continua essere molto legata.
Zambelli è una figura centrale del potere che ruota intorno all’ex presidente brasiliano. Ma ha anche un ruolo di peso nel network di quella internazionale della destra che in questi anni è cresciuta in Sudamerica, passando per gli Stati Uniti e per finire in Europa.
Quarantacinque anni, le sue prime esperienze politiche in Brasile Zambelli le consuma a sinistra, in particolare nel movimento femminista
Un passato poi subito rinnegato: quando, eletta deputata per i movimenti ultraconservatori di destra, spuntarono alcune sue fotografie in topless nel corso di una manifestazione, prima negò di essere lei e poi che si era trattato soltanto di «uno scambio di maglietta» con un’amica.
La sua notorietà in Brasile arriva nel 2013 quando partecipa in prima linea alle manifestazioni per l’impeachment dell’allora presidentessa Roussef: è in quell’occasione che conosce e diventa amica di Bolsonaro che la vorrà al suo fianco nelle elezioni del 2018. Che porteranno per la prima volta al parlamento Zambelli
Dirette social, contatti continui con gli elettori, camere dell’odio ingrossate a ogni evenienza, sempre soffiando sull’emergenza del momento. È la strategia – insieme alla vicinanza a Bolsonaro – che nel 2022 la fa rieleggere con poco meno di un milione di preferenze: è la terza più votata (e non la prima come lei ha raccontato a Repubblica) nel paese, un successo insperato che la rende sempre più vicina al presidente.
Le sue dichiarazioni sono un concentrato della propaganda della destra sovranista: no al multiculturalismo, stop alle quote razziali e sì ai negazionismi sull’ambiente e sul femminismo progressista. I modi sono quelli della casa: una condanna per diffamazione nei confronti di una ex deputata, poi l’inseguimento pistola alla mano che gli costa la condanna.
I rapporti che ha tessuto in questi anni con la destra globale sono però rimasti. Anzi, se possibile, sono sempre più saldi. Zambelli è un meccanismo della rete che passa da Eduardo Bolsonaro e arriva a Steve Bannon: in questi anni ha avuto rapporti diretti
con i consiglieri di Donald Trump e con il mondo del circuito Maga, producendo materiale in particolare sulle “storture della giustizia” e contro le “teorie gender”.
È su questi temi che arrivano i contatti anche con la destra sovranista italiana, rinsaldati anche dal suo doppio passaporto viste le origini italiane del marito. Incontra in un’occasione Salvini. È in un network con esponenti di Lega e Fratelli d’Italia.
Ha contatti diretti, risulta all’intelligence brasiliana, con almeno quattro parlamentari del nostro paese che nei mesi scorsi le avrebbero anche paventato la possibilità di una candidatura alle prossime elezioni.
Ecco perché l’estradizione di Zambelli sarà più di una sentenza: è un banco di prova delle relazioni tra Italia e Brasile. E un termometro delle dinamiche interne alla destra internazionale.
(da La Repubblica)
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