IL CRIMINALE NETANYAHU SI AGGRAPPA AI VIGLIACCHI ULTRAORTODOSSI PER TENERSI LA POLTRONA : VUOLE TRASFORMARE IN LEGGE DI STATO L’ESENZIONE DALL’ARRUOLAMENTO NELL’ESERCITO DEGLI ORTODOSSI
UNA MOSSA PER ACCONTENTARE L’ESTREMA DESTRA DELLA SUA COALIZIONE ED EVITARE LA CRISI DI GOVERNO. MENTRE I GENERALI AVVERTONO CHE ALLE FORZE ARMATE MANCANO ALMENO 10 MILA SOLDATI … ORMAI APPENA IL 37% DEGLI ISRAELIANI È CONVINTO CHE L’OPERAZIONE DI GUERRA RIPORTERÀ A CASA I RAPITI E SOLO IL 38,5% PER CENTO PENSA CHE PORTERÀ ALLA SCONFITTA DEFINITIVA DI HAMAS
La guerra che è diventata la più lunga combattuta da Israele dai tempi della fondazione contabilizza ormai 609 giorni e quasi 60 mila palestinesi uccisi. Nel 1948 il padre fondatore David Ben-Gurion era convinto di poter rinunciare all’arruolamento degli ultraortodossi, altri avrebbero imbracciato le armi per loro.
Settantasette anni dopo il premier Benjamin Netanyahu vorrebbe
trasformare quell’esenzione d’istinto in legge dello Stato perché solo così la sua coalizione di estrema destra può sopravvivere e il conflitto andare avanti.
Perfino Eyal Zamir, il capo di Stato maggiore voluto da Netanyahu, dubita che altre bombe e distruzione possano spingere Hamas alla capitolazione, al rilascio degli ultimi 56 ostaggi ancora tenuti, solo una ventina tra loro in vita.
Come lui la pensa la maggior parte degli israeliani: solo il 37 per cento — tra gli intervistati in un sondaggio dell’Israel Democracy Institute — è convinto che l’operazione Carri di Gedeone riporterà a casa i rapiti e il 38,5 per cento che porterà alla sconfitta definitiva dei fondamentalisti.
Così il primo ministro più longevo nella Storia del Paese prova a resistere al potere promettendo agli alleati religiosi che lo studio delle sacre scritture può sostituire l’obbligo di prestare il servizio militare obbligatorio. Sono i partiti dei rabbini a porgli l’ultimatum perché presenti la norma da approvare in Parlamento, mentre i generali avvertono che alle forze armate mancano almeno 10 mila soldati, dei quali 6 mila da arruolare nelle unità combattenti.
L’esercito non vuole la responsabilità per la distribuzione del cibo e il fondo umanitario che dovrebbe assicurare la sopravvivenza dei palestinesi non è in grado di garantire le operazioni: i centri dove la popolazione si ammassa ogni giorno per ottenere gli aiuti ormai funzionano solo nelle ore diurne, come se la fame potesse aspettare.
«Per il resto del tempo sono considerate zone militari» annunciano i portavoce dell’esercito. Chi si avvicina verrà colpito.
(da agenzie)
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