IL CTS AL GOVERNO: “SERVONO MISURE PIU’ RIGIDE”, MA ORMAI E’ TROPPO TARDI
VERTICE DI TRE ORE , SI VA VERSO UNA STRETTA ANTI-COVID SOLO PER NATALE E CAPODANNO, MA NELLE PROSSIME DUE SETTIMANE CONTINUERA’ IL CAOS… E APRIRE AGLI SPOSTAMENTI NEI COMUNI SOTTO I 5.000 ABITANTI VUOL DIRE AUTORIZZARE IL MOVIMENTO DI 10 MILIONI DI ITALIANI, UNA FOLLIA
È sempre più probabile un lockdown nazionale, sul modello della Germania di Angela Merkel, nei giorni festivi e prefestivi nel periodo che va da Natale all’Epifania.
È quanto emerge dal vertice di Palazzo Chigi, al quale hanno preso parte stamane per quasi tre ore il premier Giuseppe Conte, i capi delegazione di maggioranza, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e alcuni esponenti del Cts.
Tutta l’Italia dunque potrebbe diventare zona rossa o arancione nei giorni festivi e prefestivi: 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio.
Un’ipotesi avanzata già durante il vertice di domenica sera: l’esecutivo pensa dunque a un’ulteriore stretta per tenere sotto controllo gli assembramenti, il contagio e gli spostamenti. Che potrebbe anche riguardare il prossimo weekend, quello del 19-20 dicembre, considerato ad alto rischio per i movimenti programmati da milioni di italiani.
Sulla stessa linea il Comitato tecnico scientifico. Per gli esperti infatti servono misure più rigide, estese a livello nazionale, per evitare che le vacanze di Natale si trasformino nella premessa di una devastante terza ondata tra gennaio e febbraio.
Concetto questo ribadito al Governo nella riunione di questa mattina con il premier Conte e i capigruppo. Insomma, esecutivo e tecnici sono al lavoro. E non è escluso che nei prossimi giorni possa essere emesso un nuovo Dpcm che sostituisca l’attuale.
Gli scienziati avrebbero ripetuto la contrarietà ad allentare le restrizioni, in particolare gli spostamenti tra Comuni, sottolineando invece la necessità di stringere le maglie nei giorni più a rischio delle ferie natalizie, specie dopo le immagini degli assembramenti di ieri nelle vie dello shopping in moltissime città .
I numeri della curva epidemiologica e delle vittime preoccupano ancora troppo. Bisogna limitare gli assembramenti il più possibile e per esperti diventa quindi impensabile una eventuale apertura generalizzata che renderebbe ancora più difficile il controllo in vie e piazze.
Non è ancora esclusa, però, la possibilità che il giro di vite si traduca nella scelta di decretare zona arancione il Paese, lasciando dunque aperti i negozi. Questo comporterebbe anche l’estensione del divieto di uscita dal proprio comune e, quindi, la possibilità di muoversi all’interno del proprio Comune, compresa la chiusura totale di ristoranti e bar.
Nella zona rossa, invece, vengono vietati i movimenti non essenziali fuori dalla propria abitazione. Una sorta di lockdown con la serrata dei negozi e il divieto di spostamenti non essenziali fuori dalla propria abitazione, lasciando però un margine di flessibilità per il giorno di Natale, in modo da garantire la partecipazione ai riti religiosi.
Spostamenti tra piccoli Comuni
L’unica concessione alle richieste arrivate dal Parlamento sarà , forse, quella sui piccoli comuni nei tre giorni di festa. Sotto i cinquemila abitanti – e sempre che non si decreti zona rossa nazionale in quelle tre date di festa – saranno consentiti movimenti tra comuni confinanti. Italia Viva chiede che venga fissato un raggio di movimento di 30 chilometri, come la Lega. Conte pensa a 10-20, Pd e Speranza ancora meno.
Il parere degli scienziati
Un passaggio fondamentale sarà adesso quello del Comitato tecnico scientifico, che si riunirà nel pomeriggio per valutare gli scenari proposti dal governo ed esprimersi a proposito dell’impatto delle eventuali misure restrittive nel periodo di festa, alla luce della curva epidemiologica e delle prospettive delle prossime settimane.
In particolare, nel corso del vertice, è emersa la forte preoccupazione rispetto alla lenta discesa dell’indice Rt: dopo le misure degli ultimi due mesi, è passato da 1.72 a 0,8. Un dato insufficiente, perchè se dovesse partire la terza ondata – come temuto da tutti gli scienziati – la base di contagio già alta farà schizzare ulteriormente il numero dei malati, mettendo a dura prova ospedali già sotto stress e che stentano a svuotarsi per gli effetti della seconda ondata.
(da agenzie)
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