IL DISCORSO DI LETTA AL SENATO: “ITALIA CORRE UN RISCHIO FATALE, PRIORITA’ A LAVORO E CRESCITA”
BERLUSCONI: “FIDUCIA? PRIMA ASCOLTO, POI DECIDO”
«L’Italia corre un rischio irrimediabile e fatale. Sventarlo dipende da noi e dalle scelte che assumeremo in aula, dipende da un si o da un no».
Ha esordito così il presidente del Consiglio Enrico Letta, indirizzando all’aula del Senato le comunicazioni che si concluderanno con la richiesta del voto di fiducia.
Il premier parla accanto al ministro per Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Il vicepremier Angelino Alfano è arrivato a discorso iniziato.
In ritardo anche Silvio Berlusconi, entrato in aula a mezz’ora circa dall’inizio dell’intervento del premier. Ai cronisti che gli chiedevano se voterà la fiducia all’esecutivo, il Cavaliere ha detto: «Ascoltiamo Letta e poi decidiamo».
Assenti i ministri Lupi e De Girolamo. Poco prima dell’inizio della seduta, Mario Monti si è avvicinato a Letta per un breve saluto.
Tra i ministri, scambi di sorrisi e pacche sulle spalle.
«SPALLE LARGHE»
«Gli italiani ci urlano che non ne possono più di “sangue e arena”, di politici che si scannano e poi non cambia niente», ha detto il premier, chiarendo da principio lo spirito che anima la sua «comunicazione»: «Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo».
La linea è chiara: «Il governo che guido – ha detto Letta – è nato in Parlamento e se deve morire lo deve fare qui, in Parlamento, alla luce del sole».
SEPARARE QUESTIONI GIUDIZIARIE
Netta anche la volontà di prendere le distanze dalle vicende personali di Berlusconi, la cui decadenza da senatore è vicina dopo la condanna definitiva per frode fiscale, evento che ha segnato il precipitare della situazione fino alla decisione dell’ex premier di rompere. separare le sorti del governo dalle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.
«Si deve tracciare la separazione tra le questione giudiziarie di Berlusconi e le attività dell’Esecutivo, i due piani non possono essere sovrapposti, in uno Stato democratico le sentenze si rispettano e si applicano, senza dimenticare il diritto intangibile ad una difesa efficace senza trattamenti ad personam o contro personam».
Niente «trattamenti nè ad ad nè contram personam», ha detto il premier. Che ha indicato la linea: «Questo governo può continuare a vivere solo se è convincente nel suo programma, con un nuovo patto per il futuro, con la prospettiva focalizzata sui problemi veri delle persone». «Tutto il resto, come le minacce, genera solo caos», ha aggiunto.
RISPETTEREMO IMPEGNI CON L’EUROPA
«Ce la possiamo fare a portare avanti le riforme, l’ho detto a tutti coloro che ho incontrato, abbiamo alle spalle un incubo, un periodo di recessione – ha poi aggiunto -. Rispetteremo gli impegni con l’Europa per il 2014, il peso del debito deve ridursi e si ridurrà entro il 3%».
«Con la presidenza italiana del semestre europeo il 2014 è un anno decisivo, non possiamo permetterci di far tacere la voce dell’Italia, le parole crescita e lavoro saranno al centro del nostro semestre», ha detto Letta. «Dovremmo fare di quella legislatura la legislatura della crescita» ha aggiunto Letta, certo che «la battaglia per l’Europa si gioca nel 2014».
RISCHIO INGOVERNABILITà€
E caos verrebbe dall’apertura di una crisi, dall’ingovernabilità , da elezioni anticipate, dal rinvio di riforme ineludibili: uno scenario che tra l’altro significherebbe «sedere sul banco degli imputati in Europa, e rinunciare alla riforma della politica e delle istituzioni».
LA FIDUCIA
La decisione di arrivare al voto di fiducia è arrivata dopo la convulsa giornata di martedì, culminata con la rottura da parte di Angelino Alfano dalla linea dura del suo leader Silvio Berlusconi. L’intervento alle Camere a sostegno dell’esecutivo di larghe intese si concluderà dunque con la richiesta di un voto di fiducia: prima a Palazzo Madama, poi (alle 16), a Montecitorio.
IL DISCORSO
Un discorso deciso, nel quale Letta ha ricordato le azioni dei primi cinque mesi di governo e chiesto tempi sufficientemente lunghi per affrontare i temi della crisi economica e sociale . «Siamo stati tutt’altro che il governo del rinvio, chi parla del governo del rinvio mente », ha detto.
SOLLIEVO FISCALE –
Poi via con le dichiarazioni programmatiche: «Il nostro obiettivo è l’aumento di un punto del Pil nel 2014».
Cultura ed educazione «al centro della ripartenza». E tra gli obiettivi prioritari: «abbassare le tasse a vantaggio dei cittadini onesti». «A chi fa polemiche – ha detto il premier – ricordo che con il nostro governo gli italiani hanno pagato meno tasse per oltre 3 miliardi di euro, sono fatti non rinvii, con la legge di stabilità faremo una riduzione del carico fiscale sul lavoro.Dunque più soldi in busta paga ai dipendenti e piu competitività per imprese e e la riattivazione della domanda interna. Più incentivi ad assunzioni a tempo indeterminato, sgravi per le start up».
E ancora: «Con un esecutivo debole si rallenterebbe o addirittura si bloccherebbe – prosegue Letta – il pagamento alle imprese che fino ad ora è stato accelerato di settimana in settimana. Fino ad ora sono stati versati 12 miliardi di euro».
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Un passaggio Letta lo ha dedicato anche al capitolo giustizia, che attende una riforma: «il nostro lavoro – ha spiegato – si baserà sulle importanti indicazioni contenute nella relazione del gruppo di lavoro, nominato dal presidente della Repubblica».
E ha assicurato che lavorerà a «importanti misure per affrontare la questione carceraria».
L’INTESA COL CAPO DELLO STATO
Forte dell’intesa con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – che vuole un governo fino a tutto il 2014 – e dell’appoggio di quei parlamentari del Pdl che hanno deciso di non seguire più Berlusconi, Letta ha chiesto «Coraggio e fiducia per tutto ciò che si è fatto e si è impostato in questi pochi mesi».
«Una fiducia non contro qualcuno ma per l’Italia, per tutti coloro che aspettano dalla politica comportamenti, parole in base ai quali orientare le proprie scelte». Dopo la manifestazione di voto , il premier nel pomeriggio si rivolgerà alla Camera.
I deputati e senatori che voteranno la fiducia al governo Letta sono circa 40 «basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche», ha confermato Carlo Giovanardi entrando in Senato mercoledì mattina.
A Montecitorio il Pd, grazie al premio di maggioranza, è comunque autosufficiente. Berlusconi e i parlamentari che gli resteranno fedeli, i cosiddetti “falchi”, salvo colpi di scena dell’ultima ora, erano intenzionati fino a mercoledì mattina a votare contro la fiducia al governo, mentre i cinque ministri Pdl le cui dimissioni sono state respinte da Letta, saranno a fianco del premier.
(da “il Corriere della Sera”)
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