IL FATTORE PRODI A SINISTRA DI RENZI: L’AREA DI PISAPIA ATTENDE IL PROF
MA C’E ANCHE UNA SINISTRA CHE PENSA IN PROPRIO
Dall’area di Giuliano Pisapia lo cercano per la manifestazione del primo luglio a Roma: organizzata apposta a piazza Santi Apostoli, proprio sotto al palazzo che ospitava gli uffici dell’Unione, quando il leader del centrosinistra era lui, Romano Prodi.
A distanza di venti anni, il minimo comune denominatore di chi cerca un centrosinistra sembra essere ancora lui: il professore bolognese, attivo più che mai, tanto da aver sfornato pure un libro, ‘Il piano inclinato’.
E’ a lui che guarda mezzo mondo di sinistra che vorrebbe un’alleanza col Pd, ma non la vorrebbe con Renzi.
Il prof riesce persino a mettere pace nella variegata galassia che ruota intorno a Pisapia: tra gli ex Pd votati all’anti-renzismo e chi come l’ex sindaco di Milano ha un atteggiamento più laico verso Matteo Renzi.
Queste sono le parole di Pisapia, fresche fresche, di stasera: “Ci vorrebbe qualcuno che ha vinto contro il centrodestra unendo la sinistra, ci vuole una personalità sopra le parti. Prodi se fosse disponibile a candidarsi a Palazzo Chigi ci metterei la firma, però mi sembra che lui non sia disponibile”.
Solo questa settimana Prodi ha tre appuntamenti pubblici in programma. Domani sarà a Roma a presentare il suo libro al centro studi americani, intervistato dal radicale Massimo Bordin.
Dopodomani è a un convegno sulla Cina al Senato, con il premier Paolo Gentiloni. Sabato nella sua Bologna alla festa di Repubblica, ‘Repubblica delle idee’, intervistato dal vicedirettore dell’Espresso Marco Damilano.
Dopo un primo turno di amministrative che ha resuscitato la vecchia dinamica tra coalizioni di centrosinistra e di centrodestra ai ballottaggi, in molti si aspettano da Prodi parole di conforto sul maggioritario, sulla necessità di ricostruire un centrosinistra e non arrendersi all’ineluttabilità di un’alleanza con Silvio Berlusconi. “E’ questo il suo pensiero — dice Sandra Zampa, deputata del Pd della mozione Orlando, collaboratrice di Prodi premier e prodiana doc — E lui non ha problemi a dirlo, se gli viene chiesto”.
Parole che tra l’altro il prof ha detto in una recente intervista, cascata in piena bufera proporzionalista alla Camera, mal digerita dai renziani che addebitano al prof una parte di responsabilità nel fallimento dell’intesa con Berlusconi e Grillo sulla legge elettorale.
L’altra parte Renzi la attribuisce a Napolitano, ma questa è storia della scorsa settimana.
E ora? E’ chiaro che Renzi teme l’attivismo del professore. Per lui l’intesa con Pisapia era già pronta ai tempi del referendum costituzionale. Ma poi la sconfitta del 4 dicembre, la scissione del Pd e l’approdo di Bersani, Speranza, D’Alema più gli ex Sinistra Italiana, insomma Mdp, dalle parti dell’ex sindaco di Milano ha guastato i giochi.
Da un lato, Renzi considera “fuori dalla realtà un dialogo con D’Alema: quelli che se ne sono andati perchè non volevano dialogare con noi hanno fatto una scelta, nessuno li ha cacciati”, ha detto oggi a Repubblica.it.
Dall’altro, gli ex Dem non vogliono più avere a fare con lui. “Noi con Pisapia stiamo lavorando a un centrosinistra in netta discontinuità con il Pd degli ultimi anni e non sarà Renzi a dare le carte in questa nuova stagione, non si affanni, per lui è fatica sprecata”, ha detto Bersani in un’intervista a La Stampa alla fine della scorsa settimana.
E oggi rincara: “Nella sostanza l’ispirazione di Renzi resta quella: pensare che gli ideali della sinistra siano una zavorra” e dunque finire per allearsi con Berlusconi contro il M5s.
Pisapia ha cercato di ricucire come poteva. Oggi dice di aver “parlato con D’Alema, lui ha una visione diversa da me, io credo in un nuovo centrosinistra molto più aperto che sappia esser in discontinuità e non essere solo un’alleanza elettorale”.
Ma quando ha proposto le primarie di coalizione è stato Renzi a ritirarsi.
“Pisapia è un alleato naturale” ma “le primarie non sono all’ordine del giorno”, dice oggi il capogruppo del Pd Ettore Rosato.
“Pisapia dovrà decidere se approfondire un dialogo programmatico con il Pd, o fare il candidato di D’Alema e Speranza. Noi vogliamo dialogare con Pisapia, ma costruire un’alleanza con chi è contro Renzi a prescindere mi pare complicato”, dice Matteo Ricci, responsabile Enti locali del Pd. “Non credo che Pisapia abbia una preclusione contro Renzi, il primo luglio ascolteremo le sue parole d’ordine”.
Bene: per il primo luglio, Pisapia spera in una partecipazione di Prodi o almeno un suo messaggio per chi sarà in piazza Santi Apostoli per chiedere un centrosinistra ispirato all’Ulivo che fu.
“Un centrosinistra rinnovato — ci dice Marco Furfaro, ‘pisapiano’ di Campo Progressista — aperto al civismo, che faccia i conti con 20 anni di politiche sbagliate. Lo abbiamo chiamato ‘Insieme’ per differenziarci dalla stagione degli uomini soli al comando, ma non sarà una sinistra che si accontenta dell’opposizione, tanto meno quella della compatibilità al sistema, ma un processo che possa tornare ad appassionare chi non si sente rappresentato”.
Tra Pisapia e il prof i contatti sono continui. E le parole che Prodi potrebbe dire questa settimana saranno indicative del clima estivo intorno alla galassia a sinistra del Pd.
Anche perchè non c’è solo quella di Pisapia. Come sempre il caos a sinistra è infinito, in questa stagione ancor di più, vista l’anarchia di tutta l’area di centrosinistra.
Domenica prossima al Teatro Brancaccio di Roma si riunisce la sinistra che vorrà rispondere all’appello all’unità lanciato da Anna Falcone e Tommaso Montanari, rispettivamente vicepresidente del Comitato per il No alla riforma costituzionale e presidente di Libertà e Giustizia.
“Un percorso unitario aperto a tutti e non controllato da nessuno, che non tradisca lo spirito del 4 dicembre, ma ne sia, anzi, la continuazione”, recita l’invito inviato anche al quartier generale di Pisapia.
Dove però non hanno ancora deciso se aderire e chi mandare: difficile che partecipi l’ex sindaco di Milano, schierato sul sì alla riforma costituzionale di Renzi.
Sarà invece ben rappresentato il fronte del no. Ci sarà il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Francesca Redavid della Fiom, ci sarà il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Domenica può partire un percorso per una lista unica di sinistra alternativa al Pd, gli elettori chiedono questa chiarezza — ci dice Fratoianni alla Camera – Oggi lo ha detto anche Renzi: ‘No all’alleanza con Fratoianni perchè su Jobs Act e investimenti la pensiamo in modo opposto’. Per una volta sono d’accordo con lui”.
Domenica ci sarà anche Pippo Civati, che però ci tiene a precisare: “Io andrò anche all’iniziativa di Pisapia il primo luglio: domenica nasce una cosa che deve dialogare con l’altra. Nessuno capirebbe se facessi una lista senza Bersani…”.
Già ma Renzi? Per ora i giochi sono congelati anche tra lui e Pisapia. Figurarsi con gli altri. “Quando arriverà il momento del voto, si vedrà — dicono i fedelissimi di Renzi — orizzonte 2018”.
Tempi lunghi, ognuno trova spago per presentarsi come trazione dell’altro: Renzi verso Pisapia e company, Mdp verso Renzi, Falcone e Montanari provano a trainare al sinistra tutta.
A ben vedere, oltre a Prodi, un altro minimo comune denominatore c’è: sabato prossimo tutti saranno alla manifestazione della Cgil e della Fiom contro la reintroduzione dei voucher (domani il voto di fiducia al Senato, con Mdp che uscirà dall’aula).
Ci saranno quelli di domenica 18 giugno e quelli del primo luglio. Unità che dura lo spazio di una manifestazione. Il resto, chissà .
(da “Huffingtonpost”)
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