IL GOVERNO SMONTA I COLLEGI DISEGNATI DAI TECNICI… MA L’ALTERNATIVA SONO VALUTAZIONI SOLO POLITICHE
A DECIDERE SARANNO I PARTITI… TRA LE REGIONI CONTESTATE C’E’ LA TOSCANA
I partiti stanno già pensando a quale ripartizione di collegi convenga loro. Perchè adesso la partita è tutta politica dal momento che Marco Minniti, titolare del Viminale, avrebbe stoppato, entrando in urto con la sottosegretaria a Palazzo Chigi Maria Elena Boschi, qualsiasi tipo di iniziativa governativa.
Così si è raggiunto il compromesso, giovedì in Consiglio dei ministri, di inviare alle Camere una relazione tecnica, a firma dell’esecutivo, in cui vengono evidenziate le criticità e le “valutazioni diverse” rispetto allo schema dei nuovi collegi elettorali redatto dalla commissione di esperti presieduta dal presidente dell’Istat e a cui è stato dato l’incarico dal ministro dell’Interno.
Nel dettaglio le criticità nella ripartizione dei collegi riguardano Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria e Marche.
Tuttavia Salvatore Borghese di Youtrend, la società che analizza le tendenze di voto e si occupa di mappe elettorali, spiega che a questo punto “sarà interessante vedere come i partiti motiveranno le loro richieste di spostare città o aree da un collegio all’altro poichè servono criteri tecnici e non politici. Quanto meno si parlerà di convenienze politiche tanto più si potrà raffinare la bozza redatta dalla commissione”.
Il nodo è proprio questo. A seconda di come è disegnato un collegio può dipendere la vittoria di un partito anzichè di un altro. Secondo quanto viene raccontato, a creare i primi malumori è stata la regione Toscana. I più maligni sottolineano che sia la roccaforte dei voti del cerchio magico renziano, dove però è forte anche Mdp.
Quindi, si legge nella relazione, “l’aggregazione dei collegi uninominali è stata effettuata accorpando collegi di province diverse, come Prato e Firenze, separando collegi appartenenti alla stessa città metropolitana come Empoli”.
Invece si potevano “realizzare aggregazioni più rispettose del criterio oggettivo delle unità amministrative”.
A una prima analisi effettuata dall’istituto Youtrend emerge che in effetti “in alcuni collegi come quelli del Lazio o della Toscana è stato necessario spostare comuni per un calcolo demografico.
Si tratta di scelta che può essere contestata, perchè quel comune poteva essere spostato da una parte e non nell’altra – dice ancora Borghese – ma la commissione ha chiarito che sono state fatte scelte su base tecnica. Dunque, è molto difficile contestarne il lavoro pur quanto possa apparire soggettivo. A meno che non ci sia uno studio altrettanto tecnico. Per la grande maggioranza dei casi si è trattato di rifarsi ai collegi del ’93. Questa è già una garanzia del fatto che i collegi non sono stati ritagliati da capo sulla base di valutazioni politiche”.
Nonostante questo, secondo l’esecutivo, “gli interventi della Commissione hanno alla base uno spiccato carattere valutativo nel cui ambito sarebbe stata possibile una diversa considerazione”.
Insomma, gli esperti si sarebbero presi troppe libertà . Il governo cita “a titolo esemplificativo” il caso in cui, “per il riporto in soglia del collegio di Civitavecchia, la Commissione ha previsto lo spostamento di un comune della città metropolitana di Roma Capitale nella provincia di Viterbo, in quanto appartenente a un parco regionale”.
Per il governo invece “per evitare la lesione dell’integrità di entrambe le unità amministrative richiamate” andavano spostati “alcuni comuni della provincia di Viterbo ricadenti nel collegio di Civitavecchia nel collegio della loro provincia”.
Richiede “senz’altro una rinnovata valutazione”, secondo il governo, la proposta della Commissione in merito ai collegi plurinominali del Senato della Sicilia: “Di fronte alla previsione di un collegio plurinominale di conformazione tale da toccare tutti i mari da cui l’isola è bagnata appare meritevole di attenzione, invece, una soluzione che diminuisca il numero dei collegi a vantaggio di una loro maggiore compattezza, ispirandosi alle due circoscrizioni elettorali della Camera”.
Poi c’è l’Umbria, “regione che vede ridurre il numero dei collegi uninominali da cinque a tre, e in tal senso il ridisegno dei nuovi collegi è risultato particolarmente complesso. Si potrebbe ragionevolmente ponderare nuovamente la soluzione adottata dalla Commissione anche prendendo in considerazione ulteriori profili sociali e demografici”. Infine le Marche: “Anche in questo caso – scrive il governo – potrebbe essere plausibile intervenire procedendo con un’opera di armonizzazione”.
“Per quanto concerne le altre regioni, infine – conclude il governo – anche se risulta certamente condivisibile lo sforzo di rispettare la soluzione ‘di norma’ di partire dai collegi uninominali 1993, potrebbe essere considerata la possibilità di valutare dei leggeri aggiustamenti in modo da far coincidere la determinazione dei nuovi collegi con le realtà amministrative attualmente vigenti”.
Questi problemi adesso passeranno all’esame dei partiti. Nonchè delle loro convenienze.
“Ciò che significa che due gruppi politici – dice un parlamentare di lungo corso – possono accordarsi dicendo: ‘io voto a favore della modifica che proponi tu e tu voti a favore di quella che voglio io'”. Intanto il ministro Minniti non ha voluto che il lavoro della commissione dai lui nominata venisse intaccato, ma la responsabilità è tutta su una commissione parlamentare che in teoria avrebbe solo l’incarico di un parere non vincolante.
(da “Huffingtonpost“)
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