IL GOVERNO TENTA UN PATETICO GIOCO DELLE TRE CARTE SUL CASO ALMASRI: PER GIUSTIFICARE IL MANCATO INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, CARLO NORDIO, IL GOVERNO METTE IN DISCUSSIONE L’AUTORITÀ DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE SUL “CONTROLLO DELL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA SULLA REGOLARITÀ DELL’ARRESTO”
È UN TENTATIVO MALDESTRO DI SPOSTARE L’ATTENZIONE. LA CORTE D’APPELLO DI ROMA AVEVA ESPLICITAMENTE CHIESTO UN CONFRONTO CON VIA ARENULA, E IL CAPO DIPARTIMENTO LUIGI BIRRITTERI GIÀ DOMENICA 19 GENNAIO – IL GIORNO STESSO DELLA CATTURA DI ALMASRI – AVEVA FATTO PRESENTE CHE SERVIVA UN “ATTO URGENTE” DEL MINISTRO
Lunedì l’ambasciatore italiano nei Paesi Bassi Augusto Massari ha inviato all’Aja le ennesime controdeduzioni alle accuse della procura della Cpi, che a giugno ha chiesto il deferimento del governo di Roma al consiglio di sicurezza dell’Onu.
Il primo punto che il diplomatico mette in risalto riguarda «il controllo autonomo e indipendente dell’autorità giudiziaria sulla regolarità dell’arresto». Così si vorrebbe spiegare il non intervento di Nordio, la cui mancata interlocuzione con la Corte d’appello di Roma ha portato alla scarcerazione del boia libico il 21 gennaio scorso.
Questo perché un’interpretazione piuttosto elastica della legge numero 237 del 2012 avrebbe permesso ai giudici di convalidare in autonomia l’arresto di Osama Almasri, a riprova della «buona fede degli organi esecutivi, in particolare del ministero della Giustizia».
Insomma, se non era necessario il suo intervento, perché prendersela con il ministro? Casomai è colpa dei giudici.
Ma la questione in realtà è più complessa, anche perché la Corte d’appello di Roma aveva esplicitamente chiesto un confronto con via Arenula, dove peraltro l’allora capo del Dipartimento affari di giustizia Luigi Birritteri già domenica 19 gennaio – il giorno stesso della cattura di Almasri – aveva fatto presente che serviva un «atto urgente» di Nordio.
La capa di gabinetto Giusi Bartolozzi rispose che la vicenda era già nota (a lei e verosimilmente anche al ministro), richiedendo poi «massima riservatezza» nel trattarla. Comunque, prosegue Massari nella sua nota, «si deve notare che le autorità esecutive competenti non hanno interferito in alcun modo con la procedura di convalida dell’arresto».
Ci sarebbe poi un altro «malinteso», e cioè che «l’Italia avrebbe giustificato la mancata consegna di Almasri solo sulla base di
una richiesta di estradizione concorrente dalla Libia».
Non p così sostiene l’ambasciatore, perché «la richiesta di estradizione concorrente costituiva un ulteriore elemento di complessità nell’esame della richiesta di cooperazione» e questo avrebbe «impedito al governo di completare le sue valutazioni prima dell’adozione da parte della Corte d’Appello di Roma della sua decisione».
C’è un problema di date: la Libia aveva inviato la sua richiesta il 20 gennaio, ma la Cpi ha reso pubbliche le sue carte solo il 24. Come facevano a sapere del caso? Probabilmente la valutazione a Tripoli è stata fatta sulla base delle informazioni dell’Interpol. Sia come sia questo elemento «fattuale e non giuridico» avrebbe reso il quadro ancora più complicato di quanto già fosse. Del resto il caso Almasri «è stato per l’Italia la prima applicazione dello Statuto di Roma in relazione a una richiesta di cooperazione nell’esecuzione di un mandato di arresto contro una persona presente sul territorio dello Stato».
Segue la ripetizione di quanto già detto da Nordio quando a febbraio andò prima alla Camera e poi al Senato a cercare di spiegare cosa fosse accaduto: il mandato della Cpi «conteneva diverse incertezze riguardo agli elementi chiave dei presunti crimini». Il che è vero – infatti in seguito i documenti sarebbero stati rivisti all’Aja, precisando meglio soprattutto le date dei crimini commessi dall’aguzzino di Tripoli ma non spiega perché, come da prassi e raccomandazioni, nessuno al ministero abbia pensato di fare un colpo di telefono all’Aja per avere un confronto
I recapiti erano già in calce ai documenti ricevuti sabato 18 dal magistrato di collegamento in Olanda. L’ultimo tentativo di chiarimento di Massari riguarda il volo di stato che ha riportato Almasri sano e salvo a Tripoli. Perché il mezzo era già in movimento dalla mattina?
Risposta: perché gli accompagnatori di Almasri erano stati liberati già lunedì 20 e dunque «era praticamente ed economicamente ragionevole attendere anche la decisione di convalida giudiziaria» anche per lui.
(da agenzie)
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