IL MES: CHI SI BATTE CONTRO CHI E COSA C’E’ IN GIOCO
UN FONDO SALVA STATI DI 500 MILIARDI, L’ITALIA POTREBBE ATTINGERE A 30 MILIARDI (CHE NON RISOLVEREBBERO I PROBLEMI)
Dopo lo scontro politico che ha tenuto banco tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 sulla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità o Fondo salva Stati torna al centro del dibattito economico e politico perchè potrebbe essere uno di quegli strumenti cui ricorrere per fare fronte all’emergenza legata alla diffusione del coronavirus.
Per il momento, dall’Eurogruppo del 24 marzo chiamato a prendere provvedimenti è giunto un nulla di fatto sia sul Mes sia sugli Eurobond e la palla di fatto è passata alla riunione del capi di Stato e di governo europei in calendario il 26 dello stesso mese.
Nonostante il mancato raggiungimento di un accordo, il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha continuato a mostrare ottimismo.
L’Eurogruppo, ha scritto Centeno in una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ha dato “ampio sostegno” a un “’Pandemic Crisis Support’ nell’ambito del Mes, costruito nel quadro dell’attuale Enhanced Conditions Credit Line”. Il riferimento è a una delle due principali linee di credito del Fondo salva Stati, la cosiddetta Enhanced conditions credit line o Eccl che è attivabile a patto che il paese che la richiede firmi un memorandum di intesa impegnandosi ad adottare tutta una serie di misure correttive per rimettere in ordine i propri conti.
Il fatto che Centeno parli di “ampio sostegno” implica che non ci sia unanimità tra i ministri delle Finanze dell’area dell’euro e quindi tra gli Stati membri. In sostanza anche per il ricorso al Mes si ripropone la stessa contrapposizione tra paesi del nord Europa, tra cui Germania e Olanda, e paesi del sud, tra cui Italia, Spagna e Francia, già esistente sulla questione dell’emissione degli Eurobond (o coronavirus bond o Covid bond).
Il sostegno del Meccanismo europeo di stabilità , ha aggiunto Centeno, “sarà usato per i costi collegati all’epidemia, sanitari ed economici. Nel lungo periodo, gli Stati dovranno assicurare un percorso sostenibile”
Quest’ultima è una precisazione particolarmente importante che fa venire fuori uno dei nodi del contendere: le condizioni che un paese si deve impegnare a rispettare nel caso di attivazione del Mes.
Come detto, l’Eccl implica che il paese che richiede l’aiuto del Fondo salva Stati si impegni in maniera rigorosa a rimettersi in carreggiata. Ma in questa fase di pandemia i paesi del sud, tra cui appunto l’Italia, domandano condizioni più leggere se non addirittura nulle.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nei giorni scorsi aveva sottolineato la necessità di una rimozione totale delle condizioni affinchè gli Stati membri possano beneficiare della potenza di fuoco da 500 miliardi del Mes. Possibilità che sembra trovare contrari i più intransigenti paesi del nord Europa.
“Abbiamo un ampio consenso sul fatto che il Pandemic Crisis Support è una salvaguardia rilevante per ogni Stato che aderisce al Mes toccato dallo shock simmetrico dovuto alla pandemia, e sarebbe disponibile per tutti sulla base di una valutazione iniziale delle istituzioni”, ha scritto Centeno nella medesima lettera a Michel. Qui si giunge a un altro dei nodi del ricorso al Mes: l’apertura del meccanismo a tutti i paesi membri dell’area dell’euro. La questione sta particolarmente a cuore ai paesi del sud Europa, preoccupati che un’istanza singola da parte di un solo paese possa scatenare le ire dei mercati finanziari.
“C’è anche un ampio sostegno — ha spiegato Centeno — che dovrebbero essere spostate sul Pandemic Crisis Support risorse significative e che il Mes potrebbe fissare come parametro di base il 2% del Pil dello Stato interessato (per l’Italia la percentuale dovrebbe tradursi in 35-36 miliardi, ndr), che può essere aggiustato in base all’evoluzione della pandemia. Rendere disponibile il Pandemic Crisis Support del Mes sarebbe un importante e tempestivo primo passo, basato sugli strumenti esistenti”, ha concluso Centeno, che ha proposto di sviluppare i dettagli tecnici entro il 5 aprile.
“Crediamo che i leader europei — commentano gli analisti di Barclays Research — approvino l’idea dell’attivazione del Mes ma crediamo che ci vorranno diverse settimane per l’accordo finale”. Inoltre, aggiungono da Barclays, “il Mes sarebbe lo strumento più potente ed efficace per limitare lo stress sui mercati finanziari e i rischi per l’Italia. Autorizzerebbe poi la Bce a lanciare interventi illimitati sotto il cappello dell’Omt, il programma annunciato da Mario Draghi nel 2012 e mai utilizzato”.
Nell’ambito delle trattative in corso intorno al Meccanismo europeo di stabilità , Antonio Villafranca, coordinatore della ricerca dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), suggerisce che “l’Italia potrebbe ritirare il suo veto all’approvazione del nuovo trattato chiedendo in cambio due cose: che l’ambito di intervento del Mes venga ampliato per includere appieno fattispecie di rischio come quelle che stiamo vivendo con l’emergenza coronavirus; che le regole sulla eligibility per l’accesso alle linee di credito del Mes vengano ‘sospese’”.
“D’altra parte — osserva Villafranca — sarebbe davvero paradossale che mentre l’Ue approva la sospensione del Patto di stabilità e crescita mantenga invece vivi praticamente gli stessi criteri per l’accesso ai crediti del Mes. Questi parziali cambiamenti alle finalità e ai criteri di accesso ai crediti potrebbero essere del tutto temporanei e legati alla eccezionalità della crisi del coronavirus. Si tornerebbe invece all’applicazione alla lettera del trattato sul Mes non appena la crisi sarà passata. Un compromesso che potrebbe andare incontro alle preoccupazioni dei paesi del nord Europa, e rendere più ‘digeribile’ l’approvazione del Mes anche nel nostro paese”.
Un’idea che sembra essere molto vicina a quella proposta da Centeno.
(da agenzie)
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