IL NO DELLA CORTE DEI CONTI AL PONTE SULLO STRETTO
SOVRANISTI FURIOSI, SONO INSOFFERENTI AD OGNI CONTROLLO DI LEGALITA’
La sezione di controllo della Corte dei Conti dopo una udienza durata cinque ore e oltre quattro ore di camera di consiglio ha negato la bollinatura della delibera Cipess contestando di fatto tutto l’iter messo in piedi dal governo per realizzare l’infrastruttura. Le motivazioni ufficiali del diniego saranno rese note nei prossimi giorni ma già nell’udienza di ieri mattina la magistrata delegata Carmela Mirabella ha evidenziato una serie di anomalie alle quali i dirigenti di Palazzo Chigi, ministero delle Infrastrutture e Mef non hanno risposto, secondo la Corte, in maniera convincente.
Proprio questa mattina una nota della Corte dei Conti fa sapere che “tramite la Sezione di controllo di legittimità si è espressa,
nella giornata di ieri, su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del ‘ponte sullo Stretto’, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera”. Nella nota si aggiunge: “Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei Conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati”.
Intanto Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia fa sapere che “sulla realizzazione del ponte sullo Stretto il governo, così come già affermato dal premier Meloni e dal ministro Salvini, andrà avanti. Altro che game over, come spererebbe qualche oscurantista dell’opposizione. Nelle prossime settimane – questa una possibile soluzione in campo – l’esecutivo potrà assumersi la responsabilità politica di superare i rilievi della Corte dei Conti”.
Sulla vicenda interviene anche il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia secondo cui il nodo del Ponte sullo Stretto “va affrontato da un punto di vista tecnico-legale, è già capitato e non sarà neanche l’ultima volta che la Corte dei Conti
o qualche altra estensione dello Stato interviene nello spazio che gli è riconosciuto. Poi c’è il governo che risponderà. È fondamentale dire che si va avanti”.
Anche Forza Italia con il capogruppo alla Camera Paolo Barelli difende l’operato dei giudici: “La Corte dei conti ha fatto il suo lavoro. Ci saranno delle rettifiche se serviranno per chiarire i punti che la Corte ritiene vadano chiariti. Se è stata una invasione di campo? Non lo so… la Corte dei Conti dichiarerà cosa è ancora da chiarire e gli uffici preposti chiariranno se ci sono cose da chiarire”.
Mentre l’altro capogruppo, al Senato, Maurizio Gasparri la pensa diversamente e tira in ballo il presidente 5stelle: “La corte dei conti non fece i conti con Conte. Quando Conte contava e faceva il presidente del Consiglio sperperava i soldi nel bonus, superbonus e reddito di cittadinanza”.
All’attacco lo stesso Giuseppe Conte: “Riunione di urgenza di Meloni, Salvini e Tajani a Palazzo Chigi. Per cosa? Misure per il crollo di quasi 9 punti degli stipendi reali rispetto a 4 anni fa? Per un taglio delle tasse visto il record di pressione fiscale? Misure contro i dazi, la crisi industriale di 31 mesi e la cassa integrazione che esplode? Per il salario minimo da adeguare ogni anno come ha annunciato la Germania ieri? No, si riuniscono di
retta per insistere sul ‘carrozzone’ del Ponte sullo Stretto da 13,5 miliardi con progetti vecchi di oltre 10 anni e tante falle. Soldi che si potrebbero usare per ben altre priorità del Paese anziché sbattere la testa contro questo fallimento. È indecente fare la guerra a chi – come la Corte dei Conti – ha il dovere di controllare la spesa e far rispettare la legge”.
Molto dura l’Associazione nazionale magistrati che lega le critiche alla Corte alla riforma della giustizia: “La Corte dei Conti viene attaccata per avere svolto la funzione che le attribuisce la legge a tutela delle risorse pubbliche. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sulla reale motivazione della riforma costituzionale della magistratura e su quella della Corte dei Conti, ci ha pensato la premier ad eliminare ogni dubbio: i giudici vanno bene solo se decidono come vuole il governo, con buona pace della separazione dei poteri. Questa insofferenza rispetto al controllo di legalità è un segnale preoccupante”. Così il segretario generale dell’Anm, Rocco Maruotti.
(da agenzie)
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